Messaggio di Francesco per la Giornata Mondiale della Pace 2024
che si celebrerà il
prossimo primo gennaio sul tema delle nuove tecnologie: “Se aggravano
disuguaglianze e conflitti non possono essere considerate vero progresso”.
Monito contro i gravi rischi delle campagne di disinformazione che possono
alimentare terrorismo o interferire nei processi elettorali. Appello, poi, alla
comunità internazionale perché adotti "un trattato internazionale
vincolante” che regoli uso e sviluppo dell'IA
-di
Salvatore Cernuzio - Città del Vaticano
Da
una parte, “entusiasmanti opportunità” come il miglioramento del lavoro, delle
condizioni di vita dei popoli, degli strumenti medici e delle interazioni
personali; dall’altra, “gravi rischi”, come l’uso sregolato delle cosiddette
armi “intelligenti”, il conseguente pericolo di attacchi terroristici, andando
così a promuovere “la follia della guerra” o interventi volti a destabilizzare
istituzioni di governo legittime, arrivando, ad esempio, a condizionare
elezioni politiche. Vizi (possibili ed effettivi) e virtù dell’IA e delle nuove
tecnologie il Papa le pone sul piatto della bilancia nel suo Messaggio per la
57.ma Giornata Mondiale della Pace, che si celebra il 1° gennaio 2024.
“Intelligenza artificiale e pace” è il titolo del documento in cui il Pontefice
porge i suoi auguri di pace - quanto mai pregnanti in un mondo lacerato dalle
guerre - al popolo di Dio, alle nazioni, ai capi di Stato e di Governo, ai
rappresentanti delle diverse religioni e della società civile.
No
alla follia della guerra
È
una pace, quella di cui parla il Papa, che passa anche attraverso il progresso
della scienza e della tecnologia, che “nella misura in cui contribuisce a un
migliore ordine della società umana", porta "al miglioramento
dell’uomo e alla trasformazione del mondo”.
Di contro, questo stesso mondo divenuto scenario di una terza guerra
mondiale a pezzi “non ha proprio bisogno che le nuove tecnologie contribuiscano
all’iniquo sviluppo del mercato e del commercio delle armi, promuovendo la
follia della guerra. Così facendo - scrive Francesco - non solo l’intelligenza,
ma il cuore stesso dell’uomo, correrà il rischio di diventare sempre più
‘artificiale’”.
Straordinarie
conquiste
Nel
Messaggio Jorge Mario Bergoglio plaude alle “straordinarie conquiste della
scienza e della tecnologia”, grazie alle quali “si è posto rimedio a
innumerevoli mali che affliggevano la vita umana e causavano grandi
sofferenze”. Allo stesso tempo, tali progressi tecnico-scientifici “stanno
mettendo nelle mani dell’uomo una vasta gamma di possibilità”, e alcune -
ammonisce il Papa - possono rappresentare “un rischio per la sopravvivenza e un
pericolo per la casa comune”.
La
libertà e la convivenza pacifica sono minacciate quando gli esseri umani cedono
alla tentazione dell’egoismo, dell’interesse personale, della brama di profitto
e della sete di potere.
Sistemi
d’arma autonomi letali
Lo
sguardo è sullo scenario internazionale: “La possibilità di condurre operazioni
militari attraverso sistemi di controllo remoto ha portato a una minore
percezione della devastazione da essi causata e della responsabilità del loro
utilizzo, contribuendo a un approccio ancora più freddo e distaccato
all’immensa tragedia della guerra”, scrive il Papa. È “grave motivo di
preoccupazione etica” la ricerca sulle tecnologie emergenti nel settore dei
cosiddetti “sistemi d’arma autonomi letali”, incluso l’utilizzo bellico
dell’intelligenza artificiale.
Mai,
afferma, i sistemi d’arma autonomi potranno essere “soggetti moralmente
responsabili”. Una macchina, per quanto intelligente, “rimane pur sempre una
macchina”. È “imperativo”, allora, “garantire una supervisione umana adeguata,
significativa e coerente dei sistemi d’arma”.
Non
possiamo nemmeno ignorare la possibilità che armi sofisticate finiscano nelle
mani sbagliate, facilitando, ad esempio, attacchi terroristici o interventi
volti a destabilizzare istituzioni di governo legittime.
Pavimentare
le vie della pace
Le
più avanzate applicazioni tecniche andrebbero quindi impiegate "per
pavimentare le vie della pace”: “In un’ottica più positiva, se l’intelligenza
artificiale fosse utilizzata per promuovere lo sviluppo umano integrale,
potrebbe introdurre importanti innovazioni nell’agricoltura, nell’istruzione e
nella cultura, un miglioramento del livello di vita di intere nazioni e popoli,
la crescita della fraternità umana e dell’amicizia sociale”, sottolinea il
Pontefice. In questo senso parla di una “algor-etica”, quale “sviluppo etico
degli algoritmi” nella sperimentazione, progettazione, produzione,
distribuzione e commercializzazione. Fasi in cui “le istituzioni educative e i
responsabili del processo decisionale hanno un ruolo essenziale da svolgere”.
Un
trattato su uso e sviluppo dell'IA
Più
volte il Papa nel suo Messaggio esorta a controlli e supervisioni di tali
processi. E lancia la proposta alla Comunità internazionale a “lavorare unita
al fine di adottare un trattato internazionale vincolante”, che regoli lo
sviluppo e l’uso dell’intelligenza artificiale nelle sue molteplici forme,
tenendo conto della voce di tutte le parti interessate, compresi coloro che
sono emarginati dal dibattito globale.
Profonde
trasformazioni
Tante,
troppe, infatti, le “profonde trasformazioni” che le nuove tecnologie hanno già
apportato nel campo della comunicazione, della pubblica amministrazione,
dell’istruzione, dei consumi, delle interazioni personali e in innumerevoli
altri aspetti della vita quotidiana.
Le
tecnologie che impiegano una molteplicità di algoritmi possono estrarre, dalle
tracce digitali lasciate su internet, dati che consentono di controllare le
abitudini mentali e relazionali delle persone a fini commerciali o politici,
spesso a loro insaputa, limitandone il consapevole esercizio della libertà di
scelta.
Non
un vero progresso
In
uno spazio come il web, sovraccarico di informazioni, le tecnologie “possono
strutturare il flusso di dati secondo criteri di selezione non sempre percepiti
dall’utente”. I rischi sono reali e possono toccare la vita di “persone in
carne ed ossa”. Le “forme di intelligenza” - giusto parlarne al plurale - hanno
un impatto che “dipende anche da obiettivi e interessi di chi li possiede e li
sviluppa, nonché dalle situazioni in cui vengono impiegati”, sottolinea il
Pontefice. Non è detto che a priori il suo sviluppo “apporti un contributo
benefico al futuro dell’umanità e alla pace tra i popoli”. E “non è sufficiente
nemmeno presumere, da parte di chi progetta algoritmi e tecnologie digitali, un
impegno ad agire in modo etico e responsabile”. Per questo bisogna “rafforzare
o, se necessario, istituire organismi incaricati di esaminare le questioni
etiche emergenti e di tutelare i diritti di quanti utilizzano forme di
intelligenza artificiale o ne sono influenzati”.
Gli
sviluppi tecnologici che non portano a un miglioramento della qualità di vita
di tutta l’umanità, ma al contrario aggravano le disuguaglianze e i conflitti,
non potranno mai essere considerati vero progresso.
Sistemi
che possono "allucinare"
Papa
Francesco parla di “machine learning”, l’apprendimento automatico, e di “deep
learning”, apprendimento profondo: “L’abilità di alcuni dispositivi nel
produrre testi sintatticamente e semanticamente coerenti, ad esempio, non è
garanzia di affidabilità”, rileva il Papa. Questi strumenti possono
“allucinare”, cioè “generare affermazioni che a prima vista sembrano
plausibili, ma che in realtà sono infondate o tradiscono pregiudizi”.
Va
da sé quanto questo possa creare “seri problemi” se l’intelligenza artificiale
viene impiegata in “campagne di disinformazione che diffondono notizie false” e
portano a “una crescente sfiducia nei confronti dei mezzi di comunicazione”. Si
dà il passo infatti a discriminazione, interferenza nei processi elettorali,
controllo delle persone, esclusione digitale come pure all’“inasprimento di un
individualismo sempre più scollegato dalla collettività”. Tutti fattori che
rischiano di “alimentare i conflitti” e “ostacolare la pace”.
Il
rischio di cadere nella spirale di una dittatura tecnologica
Inoltre,
“la grande quantità di dati analizzati dalle intelligenze artificiali non è di
per sé garanzia di imparzialità”, è il monito di Francesco. “Quando gli
algoritmi estrapolano informazioni, corrono sempre il rischio di distorcerle,
replicando le ingiustizie e i pregiudizi degli ambienti in cui esse hanno
origine”. Nel sistema tecnocratico, che privilegia un efficientismo esasperato,
si potrebbe finire per bypassare il “senso del limite”. Che, in altre parole,
significa che nell’ossessione di “voler controllare tutto”, l’essere umano
rischia di “perdere il controllo su sé stesso” e di “cadere nella spirale di
una dittatura tecnologica”. Così “le disuguaglianze potrebbero crescere a
dismisura, e la conoscenza e la ricchezza accumularsi nelle mani di pochi, con
gravi rischi per le società democratiche e la coesistenza pacifica”.
In
futuro, l’affidabilità di chi richiede un mutuo, l’idoneità di un individuo ad
un lavoro, la possibilità di recidiva di un condannato o il diritto a ricevere
asilo politico o assistenza sociale potrebbero essere determinati da sistemi di
intelligenza artificiale.
Forme
di manipolazione e controllo
Non
solo: “Le forme di intelligenza artificiale sembrano in grado di influenzare le
decisioni degli individui attraverso opzioni predeterminate associate a stimoli
e dissuasioni, oppure mediante sistemi di regolazione delle scelte personali
basati sull’organizzazione delle informazioni”. Sono “forme di manipolazione o
di controllo sociale” che “richiedono un’attenzione e una supervisione
accurate, e implicano una chiara responsabilità legale da parte dei produttori,
di chi le impiega e delle autorità governative”, scrive il Papa. Avverte anche
dal pericolo di “improprie graduatorie tra i cittadini”, generate da processi
automatici che categorizzano gli individui: essi possono portare anche a
“conflitti di potere”, afferma il Pontefice, a danno di “persone in carne ed
ossa”.
Il
rispetto fondamentale per la dignità umana postula di rifiutare che l’unicità
della persona venga identificata con un insieme di dati.
Il
tema del lavoro
Nel
Messaggio papale si affronta infine il tema del lavoro: “Mansioni che un tempo
erano appannaggio esclusivo della manodopera umana vengono rapidamente
assorbite dalle applicazioni industriali dell’intelligenza artificiale”, scrive
il Papa. Anche in questo caso,” c’è il rischio sostanziale di un vantaggio
sproporzionato per pochi a scapito dell’impoverimento di molti”. L’appello è
per la Comunità internazionale affinché abbia come “alta priorità” il rispetto
della dignità dei lavoratori e l’importanza dell’occupazione per il benessere
economico di persone, famiglie e società, la sicurezza degli impieghi e
l’equità dei salari.
Appello
a scuole e istituzioni
Da
qui anche l’invito alle istituzioni ad educare all’uso di forme di intelligenza
artificiale: “È necessario che gli utenti di ogni età, ma soprattutto i
giovani, sviluppino una capacità di discernimento nell’uso di dati e contenuti
raccolti sul web o prodotti da sistemi di intelligenza artificiale”, rimarca
Francesco. “Le scuole, le università e le società scientifiche sono chiamate ad
aiutare gli studenti e i professionisti a fare propri gli aspetti sociali ed
etici dello sviluppo e dell’utilizzo della tecnologia”.
La
preghiera del Papa
In
conclusione, del Messaggio, una preghiera da parte del Vescovo di Roma per il
nuovo anno:
Vatican
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