«Mamma, quante bombe sono ancora rimaste a Putin?»
«Mamma, ascolti sempre i comunicati della presidenza? Devi farlo, metti che
dicano che possiamo tornare a casa e tu non li senti». «Mamma, meno male che la
guerra è iniziata all’alba, altrimenti i bambini sarebbero già andati a
scuola». «Mamma, se bombardano casa nostra, riusciamo poi a tirare fuori il mio
Lego dalle macerie?». «Mamma, torniamo a casa, a Kiev, non ho più paura delle
bombe». «Mamma, se la guerra dura a lungo, papà si dimenticherà di noi?».
«Mamma, dicevi che i sogni dei bambini si avverano sempre, ma i miei non si
avverano più, significa che sono già diventato grande?» «Mamma, anche i bambini
russi guardano la guerra in TV? Non gli facciamo pena?».
Le conversazioni dei bambini ucraini nei rifugi
anti bomba, registrate dal regista Oleg Kavun, pongono tutte le domande
strazianti di questa guerra, che non ha aspettato nemmeno anni e mesi di
trincee e carestie per degenerare in un orrore infinito. Nel centro dell’Europa,
nel 2022, tutti i tabù sono stati violati, di nuovo, lasciando irrisolti tutti
i dilemmi della violenza, e della crudeltà di cui è capace il genere umano.
Lyudmila Denisova, commissario per i diritti umani della Verkhovna Rada, il
parlamento ucraino, dice su Facebook che a Irpin sono stati trovati due bambini
«sotto i 10 anni», morti, uccisi, con le mani legate, «con segni di torture e
stupri» sui corpi.
Il bambino imbacuccato che staziona con lo sguardo
perso davanti alla tomba improvvisata dei suoi genitori, seppelliti nel parco
giochi del palazzo dove abitavano, a Bucha, è uno dei simboli di questa
invasione russa che calpesta ogni divieto morale. Come la bambina Vika, con il
suo nome, la data di nascita e i numeri di telefono del padre e della madre
scritti sulla schiena con un pennarello indelebile.
(Anna
Zafesova su "La Stampa")
Nessun commento:
Posta un commento