inarrestabile e preoccupante
-
di Giuseppe De Rita
Temo che quella
sicurezza non abbia più spazio nell’attuale dinamica culturale. Se qualcuno si
esponesse a dire che due più due fa quattro, si troverebbe subito di fronte
qualcun altro che direbbe “questo lo dice lei”, quasi insinuando il dubbio che
non si tratta di una verità, ma di una personale opinione. Vige ormai da tempo
qui da noi la regola “uno vale uno”. Non ci sono verità che non possano essere
messe in dubbio: tu la pensi così, ma io la penso al contrario e pari siamo.
Non ci sono santi, dogmi, decreti, ricerche di laboratorio, tabelle
statistiche; vale e resta dominante il primato dell’opinione personale.
Siamo così diventati un
popolo prigioniero dell’opinionismo, e ormai non solo per tradizione di tifo
calcistico, ma di lettori di tutti i problemi e gli eventi su cui si svolge la
nostra vita collettiva. Basta comprare al mattino un quotidiano e si rimane
colpiti da prime pagine piene di riferimenti che annunciano tanti articoli
interni, quasi tutti rigorosamente legati a fatti d’opinione, a personaggi
d’opinione, a polemiche d’opinione, in un inarrestabile primato dell’Opinione
regina mundi.
Da vecchio opinionista
(lo sono su questo giornale dal 1976) mi sorprende quanto siano ampie e forti
le ondate quotidiane d’opinione, il loro rimpallarsi a circolo, l’enfasi che ci
si mette per mantenersi l’uditorio, la propensione a sentirne la potenza di
convincimento quasi la presunzione di far parte di un mondo, non condizionato
da altri poteri, un “mondo potente di suo”.
Non ci rendiamo però
conto che restiamo tutti prigionieri di livelli culturali bassi, inchiodati
alle proprie opinioni, refrattari a livelli più alti di conoscenza, restii all’approfondimento,
al confronto, alla dialettica. Non interessa la dimensione scientifica di una
malattia, vale l’onda d’opinione che su quella malattia si è formata o si può
formare; non interessa la dimensione complessa di un testo di legge o di una sentenza,
vale l’onda d’opinione che si forma su di esse; non interessa la
incontrovertibilità di un dato economico o di una tabella statistica, vale
l’onda d’opinione che ci si può costruire sopra; non interessa la lucidità di
una linea di governo del sistema, vale lo scontro di opinioni (di gradimento o
di tradimento, direbbe Adriano Sofri) che su di essa si scatena. Ma senza
confronto e senza dialettica non si fa cultura, non si fa sintesi politica, non
si fa governo delle cose; con l’effetto finale che nel segreto del dominio
dell’opinione si attua una trasfigurazione in basso e banale della realtà.
Viene addirittura il
sospetto che si sia in presenza di un uso primordiale ma sofisticato
dell’opinione; e non si sa chi e come la gestisce. Qualcuno può ricordare
quando a fine Ottocento arrivò a cittadinanza pubblica l’uso primordiale
dell’immagine e della visione (prima con le fotografie e poi con il cinema); ma
nessuno si preoccupò dei pericoli che ne sarebbero venuti alla vita sociale e
all’equilibrio politico. Nessuno, neppure dei grandi come Baudelaire e
Benjamin, aveva previsto il fascino tenebroso delle hitleriane parate di massa;
e nessuno, neppure Giulio Bollati, avrebbe previsto che l’elitaria esaltazione
di D’Annunzio per le foto della “gemmata” Regina Margherita sarebbe un giorno
sfociata nel compiacimento piccolo borghese per le foto di Mussolini a petto
nudo durante la “campagna del grano”.
Non c’è dato comunque di
sapere (visto che pochi lo studiano) dove potrebbe portarci la progressiva
potenza dell’Opinione, un fattore fra l’altro più subdolo e sfuggente
dell’immaginario visivo dei nostri padri. Converrà però cominciare a pensarci
sopra, magari partendo dal preoccuparci che la nostra comunicazione di massa si
ingolfa troppo nell’opinionismo autoalimentato e senza controllo. So che i
greci avrebbero difeso quel che chiamavano la “Necessità” (in questo caso: la
inarrestabile potenza dell’opinione) ma sarà permessa anche la modesta
“necessità” collettiva del bisogno collettivo di non cedere alle sabbie mobili
del regno dell’opinione.
Nessun commento:
Posta un commento