Chiunque cerchi di
affrontare una discussione sui social su certi temi sensibili ha scoperto sulla
propria pelle quanto non solo sia faticoso discutere ma anche quanto siamo
spesso impreparati a farlo.
Il filosofo Bruno
Mastroianni da anni cerca di insegnare quella che chiama «la disputa felice». E
ci avverte: «Tendiamo a giudicare i confronti molto peggio di quanto non siano,
perché ci aspettiamo che assumano la forma di relazioni angeliche tra
intelletti superiori capaci di fare tutte le mosse adeguate e rispettose per
capirsi e trovare una mediazione». Peccato che «ogni tipo di articolazione del
dissenso è sempre sbilenca, imperfetta, farraginosa e faticosa».
C’è un altro tassello importante di cui dobbiamo tenere conto e riguarda la moderazione dei contenuti da parte dei social, dei siti e dei forum. Ciò che scriviamo va moderato? E se sì, come?
L’esperto Mike Masnick
ci avverte che nella moderazione occorre tenere presenti diversi fattori: «Ci
sono problemi legati alla responsabilità legale di ciò che ospitano le
piattaforme e i siti, altri che implicano il tentativo di mantenere il
confronto vivo e altri ancora che hanno a che fare con quale comunità
vogliamo». Poi ci sono quelli convinti che qualsiasi forma di moderazione dei
contenuti sia censura o comunque un atto contrario ai principi della libertà di
parola. Eppure, secondo Masnick, «la moderazione dei contenuti consente di
fatto una maggiore libertà di parola». Possibile? «Un sito web che non ha
moderazione dei contenuti e consente a chiunque di pubblicarne si riempirà di
spam, cioè di messaggi spazzatura». Nessuno di noi vuole avere i propri spazi
inquinati dallo spam «perché è impossibile comunicare quando il confronto è
continuamente interrotto e inquinato da certi messaggi». Quindi, secondo
Masnick, il punto non è tanto se filtrare i contenuti «ma quali siano i limiti
nei quali farlo». Moderare non significa tanto e solo “censurare” «ma rendere
le piattaforme e gli spazi digitali più abitabili. Senza la moderazione, le
piattaforme sarebbero meno utilizzate e le persone sarebbero meno propense a
esprimersi. Molti, infatti, rinunciano ad esprimersi perché non vogliono dover
discutere con persone irrispettose, aggressive e ottuse».
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