È la Pasqua del Signore! Una Pasqua di speranza, ma anche di dolore e di sangue!
Porgo a tutti voi il mio augurio, accompagnato dalla mia preghiera.
Con la Pasqua siamo
chiamati ad annunciare e a testimoniare in ogni luogo, in ogni tempo, in ogni
circostanza la Resurrezione di Gesù Crocifisso.
Egli viaggia con
noi nella traversata della vita, ci esorta a non temere in mezzo alla tempesta,
ad avere fede in Lui, unico pane di vita, a ringraziarlo perché ci ha portato
la salvezza. Egli è la nostra pace e ci abbandoniamo a Lui che è sempre con noi
anche in mezzo alla guerra, alla disperazione, alla cattiveria, agli errori
delle persone.
Questo crudele e
assurdo conflitto proprio nel periodo della celebrazione del mistero pasquale ci
interroga e ci fa comprendere come troppo spesso gli uomini si sottraggono e
sono lontani dall’amore divino.
Cristo Crocifisso
e Risorto continua, tuttavia, a soffrire con noi, che formiamo il suo Corpo e
condividiamo il suo destino, il suo pianto si fonde col nostro pianto. Il suo
cuore è la sede appassionata dell’amore non vano.
In questa santa
Pasqua non so trovare parole migliori per spiegare la nostra situazione, la
nostra speranza e la partecipazione alle sofferenze dei nostri fratelli che la
poesia di Giuseppe Ungaretti, scritta durante i bombardamenti di Roma nella Seconda
guerra mondiale e l’occupazione tedesca. Solo che al primo verso potremmo
sostituire i fiumi e le città dell’Ucraina, crocifisse e sconvolte da questa
devastante guerra. Come allora, anche oggi, in modo ancora più violento e distruttivo
per l’accresciuta potenza e la precisione delle armi, dei droni e dei missili e testimoniato dalle riprese dei
mezzi di informazione, ritornano le notti turbate dalle bombe, il gemito degli
agnelli, ossia la sofferenza degli innocenti e dei piccoli, i singhiozzi
infiniti, i rantoli di morte, la desolazione delle strade, l’angoscia, le case diventate
tane insicure, la rovina dei monumenti segno della cultura e della storia di un
popolo, l’emigrazione, le deportazioni e le torture, i massacri e le fosse
comuni; ed infine quell’interrogativo inquietante: “Cristo, pensoso palpito, perché
la tua bontà s’è tanto allontanata?”.
Ma come il poeta possiamo
anche noi capire che siamo stati noi ad allontanarci da Lui e che l’inferno si è
aperto per questo sulla nostra terra; ma nel mistero della Pasqua Cristo rimane
sempre il punto di riferimento della nostra vicenda umana, il fratello che
s’immola per riedificare perennemente l’uomo, Lui che soffre, muore e risorge
per liberare dalla morte i morti e per sorreggere noi infelici vivi. Il suo
cuore rimane sempre la sede dell’autentico amore ed a Lui bisogna guardare per
ricostruire il mondo lacerato dall’odio.
Che la Pasqua del
Signore, la sua passione, morte e resurrezione, possa toccare la sensibilità di
tutti i responsabili di questo mondo perché costruiscano un’autentica
fraternità basata su di Lui, astro incarnato nelle nostre umane tenebre. Preghiamo
perché nessuno si sottragga più alla purezza del suo amore rivolto a tutti
coloro che in questo periodo, travolti dalla guerra, sono drammaticamente uniti
a Lui, il Santo che soffre con tutti noi e per tutti noi!
Mio fiume anche tu, Tevere fatale, (Mia terra anche tu, Ucraina crocifissa) (poesia di Giuseppe Ungaretti)
P. Giuseppe Oddone - |
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