Il coraggio di costruire la pace"
Il testo che pubblichiamo è la parte conclusiva dell’introduzione inedita
al libro di papa Francesco Contro la guerra. Il coraggio di costruire
la pace (Solferino – Libreria Editrice Vaticana, pp. 192, euro 14.50), in
libreria da domani. Il testo presenta nelle parole del Papa il dialogo come
arte politica, la costruzione artigianale della pace e il disarmo come scelta
strategica. Il volume sarà presentato venerdì 29 aprile alle ore 10.30 a Roma
all’Università Lumsa (Sala Giubileo – via di Porta Castello 44). Dopo il saluto
del rettore Francesco Bonini, intervengono il cardinale Piero Parolin,
segretario di Stato, e Romano Prodi. Modera Fiorenza Sarzanini.
L’odio, prima che sia troppo tardi, va estirpato dai cuori. E per farlo c’è
bisogno di dialogo, di negoziato, di ascolto, di capacità e di creatività
diplomatica, di politica lungimirante capace di costruire un nuovo sistema di
convivenza che non sia più basato sulle armi, sulla potenza delle armi, sulla
deterrenza. Ogni guerra rappresenta non soltanto una sconfitta della politica,
ma anche una resa vergognosa di fronte alle forze del male.
Nel novembre 2019, a Hiroshima, città simbolo della Seconda guerra mondiale
i cui abitanti furono trucidati, insieme a quelli di Nagasaki, da due bombe
nucleari, ho ribadito che l’uso dell’energia atomica per fini di guerra è, oggi
più che mai, un crimine, non solo contro l’uomo e la sua dignità, ma contro
ogni possibilità di futuro nella nostra casa comune. L’uso dell’energia atomica
per fini di guerra è immorale, come allo stesso modo è immorale il possesso
delle armi atomiche.
Chi poteva immaginare che meno di tre anni dopo lo spettro di una guerra
nucleare si sarebbe affacciato in Europa? Così, passo dopo passo, ci avviamo
verso la catastrofe. Pezzo dopo pezzo il mondo rischia di diventare il teatro
di una unica Terza guerra mondiale. Cui si avvia come fosse ineluttabile.
Invece dobbiamo ripetere con forza: no, non è ineluttabile! No, la guerra
non è ineluttabile! Quando ci lasciamo divorare da questo mostro rappresentato
dalla guerra, quando permettiamo a questo mostro di alzare la testa e di
guidare le nostre azioni, pèrdono tutti, distruggiamo le creature di Dio,
commettiamo un sacrilegio e prepariamo un futuro di morte per i nostri figli e
i nostri nipoti.La cupidigia, l’intolleranza, l’ambizione di potere, la
violenza, sono motivi che spingono avanti la decisione bellica, e questi motivi
sono spesso giustificati da un’ideologia bellica che dimentica l’incommensurabile
dignità della vita umana, di ogni vita umana, e il rispetto e la cura che le
dobbiamo.
Di fronte alle immagini di morte che ci arrivano dall’Ucraina è difficile
sperare. Eppure ci sono segni di speranza. Ci sono milioni di persone che non
aspirano alla guerra, che non giustificano la guerra, ma chiedono pace. Ci sono
milioni di giovani che ci chiedono di fare di tutto, il possibile e
l’impossibile, per fermare la guerra, per fermare le guerre. È pensando
innanzitutto a loro, ai giovani, e ai bambini, che dobbiamo ripetere insieme:
mai più la guerra. E insieme impegnarci a costruire un mondo che sia più
pacifico perché più giusto, dove a trionfare sia la pace, non la follia della
guerra; la giustizia e non l’ingiustizia della guerra; il perdono reciproco e
non l’odio che divide e che ci fa vedere nell’altro, nel diverso da noi, un
nemico.
Mi piace qui citare un pastore d’anime italiano, il venerabile don Tonino
Bello, vescovo di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi, in Puglia, instancabile
profeta di pace, il quale amava ripetere: i conflitti e tutte le guerre
«trovano la loro radice nella dissolvenza dei volti».
Quando cancelliamo il volto dell’altro, allora possiamo far crepitare il
rumore delle armi. Quando l’altro, il suo volto come il suo dolore, ce lo teniamo
davanti agli occhi, allora non ci è permesso sfregiarne la dignità con la
violenza. Nell’enciclica «Fratelli tutti» ho proposto di usare il denaro che si
impiega nelle armi e in altre spese militari per costituire un Fondo mondiale
destinato a eliminare finalmente la fame e a favorire lo sviluppo dei Paesi più
poveri, così che i loro abitanti non ricorrano a soluzioni violente o
ingannevoli e non siano costretti ad abbandonare i loro Paesi per cercare una
vita più dignitosa. Rinnovo questa proposta anche oggi, soprattutto oggi.
Perché la guerra va fermata, perché le guerre vanno fermate e si fermeranno
soltanto se noi smetteremo di 'alimentarle'.
Francesco
Immagine : Pompieri al lavoro dopo che un missile ha distrutto un'abitazione alla periferia di Kharkiv - Ansa
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