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giovedì 17 agosto 2023

SCUOLA, ORIENTAMENTO, UNIVERSITA'


Cosa non funziona
se il 16% di matricole 

lascia o cambia 

gli studi universitari 


-          

Il 16% di ragazzi che decidono di lasciare o cambiare indirizzo e un dato che sancisce il fallimento dell’orientamento nella scuola superiore

-         di Camillo Bartolini


Ha fatto una certa impressione, a fine maggio, leggere di un aumento considerevole dell’abbandono universitario nel primo anno di corso. Le cifre ufficiali pubblicate dal Miur parlano infatti di una crescita netta del fenomeno dell’1% nel decennio che va dal 2012 al 2022: siamo passati dal 6,3% di dieci anni fa al 7,3% odierno, col dato che sembra destinato a crescere inesorabile.

Quello che però colpisce maggiormente è un altro dato che si tende a considerare di meno, ovvero quello riferito al cambio di facoltà o corso di laurea dopo il primo anno. La tendenza, indice di una certa confusione e fragilità, è in forte aumento ma non è possibile recuperare, in questo caso, numeri ufficiali. Persino il portale ufficiale del Mur, Ustat, che si occupa di monitorare i numeri degli atenei italiani, non mi ha aiutato in questo senso. L’ultimo dato risale al 2019, quando risultava una percentuale dell’8,4% di ragazzi che decideva di cambiare percorso dopo un solo anno. Il numero è con ogni probabilità cresciuto a braccetto con quello degli abbandoni, sfiorando (o forse superandolo?) così quasi il 16% di ragazzi che, terminato l’anno da matricola, decidono di lasciare o cambiare indirizzo. Un numero ingente, con conseguenze di varia natura.

Come si sta pensando di rispondere al problema? Il ministero ha stanziato tra il 2021 e il 2022, circa 300 milioni di euro per incentivare attività di orientamento universitario, molti dei quali (circa 250) attinti dai fondi del Pnrr.

Inoltre, una riforma prevede che dall’anno scolastico 2023-2024 vengano introdotte per le scuole secondarie di primo grado e per il primo biennio delle secondarie di secondo grado, per ogni anno scolastico, 30 ore di orientamento, anche extra-curriculari; per l’ultimo triennio delle secondarie di secondo grado 30 ore curriculari per ogni anno scolastico.

È l’approccio giusto? Da Roma pare arrivare il messaggio che bisogna affrontare di più l’argomento, parlarne di più, metterlo a tema. Con la tendenza, ultimamente inarrestabile, di quasi “appaltare” certi temi delicati nell’educazione dei ragazzi soltanto al mondo scuola. È giusto? O più se ne discute, almeno in certi termini, più si crea confusione? La domanda è davvero aperta con complesse sfaccettature.

Quando si deve accompagnare qualcuno a una scelta di vita, come può essere quella della facoltà, è necessario partire dalla situazione oggettiva di partenza. Ad oggi, quello che spesso caratterizza un maturando al momento del passaggio all’università è una gran paura di sbagliare la scelta e l’ansia di ritrovarsi solo nel nuovo contesto. Non sono dati da sottovalutare, perché incidono ogni anno di più e spesso offuscano la lucidità di una decisione.

Come si può aiutare questo passaggio?

Anzitutto svincolare l’orientamento dalla sola scelta universitaria. Ovviamente orientare porta a scegliere, ma non si può ridurre un lavoro così grande di conoscenza di sé solo alla scelta della facoltà. L’orientamento rischia di perdere di respiro. Appiattire tutto a un problema di scelta accademica o professionale può essere controproducente. Lo scopo di un eventuale percorso orientativo deve essere, in primis, nello spirito, quello di una conoscenza più approfondita delle proprie qualità, limiti, passioni e inclinazioni. Non giova legare immediatamente l’orientamento neppure a una futura professione, visto il panorama lavorativo in continua evoluzione e le innumerevoli scoperte professionali che cinque, o più, anni di università possono regalare.

In secondo luogo, occorre ricordare e ricordarsi che l’orientamento è qualcosa che richiede tempo. Qualcosa che inganna gli studenti è l’idea di dover fare la scelta azzeccata entro una data di scadenza incombente. In realtà la scelta della facoltà va vista come un punto di inizio e non, come spesso accade, di arrivo. Gli anni dell’università continuano a essere orientativi e diventano occasione di ulteriore verifica della scelta. Spesso occorre anche l’intero corso triennale per avere piena consapevolezza delle proprie decisioni. Il tempo universitario sia periodo di conferme e verifiche contestuali.

Aiuterebbe anche, inoltre, non trattare l’orientamento soltanto come un problema. Tutto ciò non aiuta. Effettivamente è qualcosa di delicato e di serio, ma si tende a dimenticare quanto possa essere al tempo stesso appassionante. Orientarsi significa anzitutto conoscersi. Può portare a scoprire ambizioni, passioni e aspetti di sé magari mai neppure intuiti. Insomma, è un lavoro impegnativo, ma con grandi motivi di gioia e persino divertimento. Incentivare l’entusiasmo della scoperta può ovviare a tante ansie e remore.

In sintesi, bisogna cercare di smettere di concepire l’orientamento come un settore a sé stante, un compartimento stagno rispetto alle attività di tutti i giorni. Così rischiamo di appesantire il lavoro per ognuno di noi e, cosa ancora più grave, ridurre l’orientamento a un’attività per soli esperti. È necessario assolutamente ricordare che questo è e deve rimanere un lavoro di tutti e di tutti i giorni.

 Il Sussidiario

 Foto: La Presse

 


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Etichette: apprendimento, orientamento, scuola, scuola secondaria, università

martedì 27 dicembre 2022

ORIENTAMENTO SCOLASTICO


Le Linee guida per l’orientamento scolastico

Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha firmato il decreto che approva le Linee guida per l’orientamento, riforma prevista dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Gli obiettivi sono: rafforzare il raccordo tra primo e secondo ciclo di istruzione e formazione, per consentire una scelta consapevole e ponderata a studentesse e studenti che valorizzi i loro talenti e le loro potenzialità; contrastare la dispersione scolastica; favorire l’accesso all’istruzione terziaria. Il nuovo orientamento deve garantire un processo di apprendimento e formazione permanente, destinato ad accompagnare un intero progetto di vita.
La riforma è stata approvata entro il termine previsto dal PNRR, fissato al 31 dicembre 2022, dopo aver consultato le Organizzazioni sindacali e avendo recepito la quasi totalità delle osservazioni formulate dal Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI).

Questi i punti principali delle Linee guida:

I moduli curriculari di orientamento nella Scuola secondaria
Dall’a.s. 2023/2024 vengono introdotte per le Scuole secondarie di I grado e per il primo biennio delle Secondarie di II grado, per ogni anno scolastico 30 ore di orientamento, anche extra curriculari; per l’ultimo triennio delle Secondarie di II grado, 30 ore curriculari per ogni anno scolastico. In questo modo viene ulteriormente ampliata la riforma prevista dal PNRR, che stabiliva, invece, 30 ore curriculari solo per le classi quarte e quinte delle Secondarie di II grado.
Le 30 ore possono essere gestite in modo flessibile nel rispetto dell’autonomia scolastica e non devono essere necessariamente ripartite in ore settimanali prestabilite.

E-Portfolio
Ogni modulo di orientamento di almeno 30 ore prevede apprendimenti personalizzati che vengono registrati in un portfolio digitale - E-Portfolio - che integra il percorso scolastico in un quadro unitario, accompagna ragazzi e famiglie nella riflessione e nell’individuazione dei maggiori punti di forza dello studente all’interno del cammino formativo, ne evidenzia le competenze digitali e le conoscenze e le esperienze acquisite.

Docente tutor
Ogni istituzione scolastica e formativa individua i docenti di classe delle Scuole secondarie di I e II grado, chiamati a svolgere la funzione “tutor” di gruppi di studenti, in un dialogo costante con lo studente, la sua famiglia e i colleghi, svolgendo due attività:

1.     aiutare ogni studente a rivedere le parti fondamentali che contraddistinguono ogni E-Portfolio personale;

2.     costituirsi “consigliere” delle famiglie, nei momenti di scelta dei percorsi formativi e/o delle prospettive professionali.

 La formazione dei docenti

Nei prossimi anni scolastici l’orientamento sarà una priorità strategica della formazione dei docenti di tutti i gradi d’istruzione, nell’anno di prova e in servizio. Per i docenti tutor delle Secondarie di I e II grado sono previste iniziative formative specifiche, anche coordinate da Nuclei di supporto istituiti presso ciascun Ufficio Scolastico Regionale.

Campus formativi
In via sperimentale, saranno attivati “campus formativi”, attraverso reti di coordinamento tra istituzioni scolastiche e formative, che offrano una panoramica completa di tutti i percorsi secondari, per ottimizzare l’accompagnamento personalizzato e i passaggi orizzontali fra percorsi diversi.

Piattaforma digitale unica per l’orientamento
Studenti e famiglie avranno a disposizione una piattaforma digitale contenente: informazioni e dati per una scelta consapevole nel passaggio dal primo al secondo ciclo d’istruzione, sulla base delle competenze chiave e degli interessi prevalenti dello studente; documentazione territoriale e nazionale sull’offerta formativa terziaria (corsi di laurea, ITS Academy, Istituzioni AFAM, ecc.); dati utili per la transizione scuola-lavoro, in relazione alle esigenze dei diversi territori; funzioni per l’utilizzo di E-Portfolio.

Job placement anche per la scuola
In tale contesto viene prevista anche una figura nell’ambito del quadro organizzativo di ogni istituzione scolastica che, sulla base dei dati sulle prospettive occupazionali trasmesse dal MIM, dialoghi con famiglie e studenti nell’ottica di agevolare la prosecuzione del percorso di studi o l’ingresso nel mondo del lavoro, al fine di favorire l’incontro tra le competenze degli studenti e la domanda di lavoro.

Le Risorse

Le scuole possono utilizzare le risorse offerte da piani e programmi nazionali ed europei a titolarità del MIM e da iniziative locali e nazionali promosse da regioni, atenei, enti locali, centri per l’impiego, associazioni datoriali, enti e organizzazioni territoriali.
Inoltre, il PNRR consente l’attivazione di molti percorsi e interventi per promuovere l’orientamento nell’ambito di diverse linee di investimento di titolarità del Ministero quali: Nuove competenze e nuovi linguaggi, Interventi per la riduzione dei divari e della dispersione scolastica, Didattica digitale integrata, Sviluppo del sistema di formazione terziaria degli ITS Academy.

Monitoraggio
Viene previsto apposito monitoraggio sull’attuazione delle Linee guida nonché la valutazione del loro impatto. In esito a tali processi si potrà procedere al loro aggiornamento per rafforzarne l’efficacia.

 

 

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Etichette: linee guida, ministero, oroentamento, scuola, scuola secondaria

mercoledì 11 maggio 2022

SCUOLA SECONDARIA. SERVONO COMPETENZE RELAZIONALI


 Scuola secondaria. 

Triani: “Prevale ancora un’idea individualistica dei docenti, ma servono competenze relazionali”

-         di Gigliola Alfaro

-          

Il professore di Pedagogia alla Cattolica dice al Sir: “La norma riguarda il reclutamento, la formazione iniziale e la formazione continua dei docenti della scuola secondaria. Si tratta di questioni molto serie”

 Il Consiglio dei ministri ha approvato, nei giorni scorsi, il decreto legge che introduce ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In particolare, il testo è stato integrato con norme che prevedono nuove regole per la formazione iniziale e continua e per il reclutamento dei docenti della scuola secondaria; percorsi certi per chi vuole insegnare; definizione più chiara degli obiettivi e delle modalità della formazione dei docenti durante tutto il loro percorso lavorativo; concorsi annuali per reclutare con costanza il personale, aprendo più rapidamente le porte ai giovani. Su queste novità del decreto-legge,  in attesa del passaggio in Parlamento, abbiamo chiesto un parere a Pierpaolo Triani, professore di Pedagogia all’Università cattolica.

Professore, la riforma quali obiettivi ha?

La norma riguarda il reclutamento, la formazione iniziale e la formazione continua dei docenti della scuola secondaria. Si tratta di questioni molto serie perché in questi anni nella scuola sono entrate non sempre persone che avevano una competenza didattica e disciplinare adeguata, anche se accanto a queste sono a lavoro persone di grande sensibilità pedagogica e di alta preparazione. La cura della qualità degli insegnanti credo che sia un dovere e che la norma che è stata presentata cerchi di rispondere a questo punto su cui tutti sono concordi.

Il decreto riguarda i docenti della scuola secondaria…

In effetti, la riforma considera insieme il primo e il secondo grado della secondaria. Questo è un aspetto che andrebbe chiarito perché i docenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado hanno molti punti in comune, ma lavorano con età diverse e con scuole che hanno un’identità pedagogica diversa. Dunque, andrebbe approfondita la distinzione, la specificità del docente della scuola media rispetto al docente della scuola secondaria di secondo grado. Anche nell’applicazione della norma andrà precisata la distinzione tra il primo e il secondo grado, di cui non c’è traccia nella norma attuale.

La riforma affronta anche la questione del percorso abilitante…

I principi generali all’interno dei quali si muove la norma sono a mio avviso condivisibili, cioè un intreccio tra la pratica, legata agli aspetti di tirocinio, e la formazione universitaria, ma è difficile dire qualcosa di più preciso perché si accenna al tema dei 60 crediti, ma non si dice come saranno. Negli ultimi anni c’è stato molto dibattito se erano necessari 60 crediti oppure delle lauree magistrali specifiche, naturalmente ci sono dei pro e dei contro in tutti i modelli, ma ciò che va salvaguardato è una formazione di qualità, dove i contenuti di livello universitario e l’aspetto pratico siano strettamente collegati. Nella norma attuale non è chiaro come saranno questi 60 crediti. Il mio timore è che siano molto spostati sugli aspetti disciplinaristici e meno su quelli pedagogici generali e metodologici generali.

Viene previsto anche un concorso nazionale annuale…

Rispetto ai concorsi ogni anno, tutti siamo d’accordo che una regolarità dei concorsi possa portare a un innalzamento della qualità. Altrettanto importante è ribadire l’anno di prova purché sia realmente un elemento di selezione.

La formazione in servizio dei docenti diventa continua e strutturata.

Per quanto riguarda la formazione continua, bisogna trovare delle strade di incentivazione. Credo che la formazione continua sia una responsabilità importante che i docenti hanno, il fatto che possa essere incentivata è a mio parere interessante ma va studiata la maniera adeguata, altrimenti il rischio è che nasca semplicemente una corsa alla formazione che però ha altre finalità e non l’accrescimento professionale. Va studiato come trovare un equilibrio tra incentivazione economica e la responsabilità per la propria formazione.

I percorsi di formazione continua saranno definiti dalla Scuola di alta formazione che viene istituita con la riforma. Che ne pensa?

Dovrebbe essere precisato maggiormente il ruolo formativo che ha l’innovazione didattica e la partecipazione all’innovazione didattica nelle scuole: capisco l’importanza di un’Alta scuola che possa svolgere un ruolo di coordinamento, ma

è molto importante che non sia pensata l’Alta scuola in termini di deduttivismo dall’alto al basso, ma come un servizio alla creatività e alla formazione delle singole scuole, cioè di non pensarlo come uno strumento verticistico, ma come uno strumento a servizio della sussidiarietà.

C’è qualcosa che, in generale, non la convince di questa riforma?

Credo che sarebbe importante, pur nella distinzione dei diversi ordini di scuola, avere anche una riflessione sul profilo complessivo del docente oggi e quindi non solo della scuola secondaria ma anche della primaria. Insomma, la norma non dice qual è l’idea di docente che si vuole portare avanti, qual è il profilo complessivo del docente.

Ho l’impressione che prevalga ancora un’idea individualistica e disciplinaristica dei docenti e invece sarebbe importante integrare la visione disciplinaristica con un profilo che richiede anche competenze fortemente relazionali: non un docente che lavora da solo, ma che lavora assieme ad altri e collabora. Un punto critico della norma è anche quello di poter fare l’abilitazione insieme al corso di laurea, trovo che sia dispersivo per la serietà di un processo formativo.

 SIR


 

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Etichette: docenti, formazione, insegnamento, insegnanti, relazionalità, scuola secondaria, Trani

martedì 27 marzo 2018

EDUCAZIONE ALL'IMPRENDITORIALITÀ' NELLA SCUOLA

Pubblicato il Sillabo per l’Educazione all’imprenditorialità nella scuola secondaria
 Per la prima volta l’Italia promuove l'introduzione strutturaledell’Educazione all’imprenditorialità a scuola

Inviata a tutte le scuole secondarie, da parte della DG per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione, la circolare che ha come obiettivo l’introduzione strutturale dell’Educazione all’imprenditorialità nella scuola italiana.
Grazie ad un Sillabo dedicato, le scuole saranno accompagnate nella costruzione di percorsi strutturati per dare a studentesse e studenti la capacità di trasformare le idee in azioni attraverso la creatività, l'innovazione, la valutazione e l'assunzione del rischio, la capacità di pianificare e gestire progetti imprenditoriali.
             Scopo dell’introduzione dell’Educazione all'imprenditorialità è quello di sviluppare nelle studentesse e negli studenti attitudini, conoscenze, abilità e competenze, utili non solo per un loro eventuale impegno in ambito imprenditoriale, ma in ogni contesto lavorativo e in ogni esperienza di cittadinanza attiva. Si tratta pertanto di competenze trasversali e di competenze per la vita.

Questa importante azione è in linea con l'obiettivo chiave di promuovere e sviluppare le abilità imprenditoriali - definite dalla Commissione Europea con la Comunicazione 2012 "Ripensare l'istruzione: investire nelle abilità in vista di migliori risultati socioeconomici" e rinnovate nella Comunicazione 2016 "A new skills agenda for Europe" - condividendo l'idea che le competenze di imprenditorialità possano affiancare le competenze disciplinari, per far sì che i giovani diventino cittadini attivi, creativi e dotati di spirito di iniziativa.
Per la prima volta, quindi, nella scuola italiana si introduce strutturalmente l’Educazione all’imprenditorialità attraverso un Sillabo dedicato, costruito attraverso il coinvolgimento di circa 40 stakeholder (tra cui rappresentanze nazionali, fondazioni, attori del mondo dell’innovazione, imprese, mondo cooperativo e altri attori della società civile).
Aderendo alla Coalizione Nazionale per l’Educazione all’imprenditorialità, questi soggetti hanno adottato il Sillabo e si impegnano a realizzare attività coerenti ad esso nelle scuole.
Il Sillabo è suddiviso in 5 macro aree di contenuto:
11.  Forme e opportunità del fare impresa
22. La generazione dell’idea, il contesto e i bisogni sociali
33. Dall’idea all’impresa: risorse e competenze
44. L’impresa in azione: confrontarsi con il mercat
55. Cittadinanza economica
L’Italia è inoltre tra i primi Paesi in Europa ad adottare strutturalmente il modello concettuale “EntreComp” (Entrepreneurship Competence Framework), il Quadro di Riferimento per la Competenza Imprenditorialità, prodotto dalla Commissione Europea, di cui la traduzione in italiano prodotta dall’ADI (Associazione Docenti e Dirigenti Scolastici Italiani) è stata inviata alle scuole in allegato alla circolare.
Le scuole tramite il Sillabo, gli esempi di attività collegati ad ogni area e il modello “EntreComp” potranno inserire nella propria offerta formativa percorsi dedicati, promuovendo metodologie di insegnamento che favoriscono la dimensione pratica, una didattica incentrata sulla centralità dello studente e basata su casi reali, e valorizzando i collegamenti interdisciplinari presenti tra gli insegnamenti.
Questa azione è da intendersi come strutturalmente legata ai finanziamenti dedicati all’Educazione all’imprenditorialità e previsti dal bando PON 2775 (www.istruzione.it/pon/avviso_educazione-imprenditorialita.html), in corso di valutazione, per un investimento complessivo di 50 milioni di euro.
Il MIUR, quindi, prende una posizione chiara sul tema dell’imprenditorialità con finanziamenti dedicati, un partenariato nazionale e azioni di contenuto.
Tutti i materiali pervenuti alle scuole sono consultabili al seguente link: 
http://www.miur.gov.it/web/guest/-/promozione-di-un-percorso-di-educazione-all-imprenditorialita-nelle-scuole-di-ii-grado-statali-e-paritariein-italia-e-all-estero

http://www.miur.gov.it/web/guest/-/pubblicato-il-sillabo-per-l-educazione-all-imprenditorialita-nella-scuola-secondaria-




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Etichette: educazione, EntreComp, imprenditorilaità, scuola, scuola secondaria, sillabo

lunedì 5 marzo 2018

Aimc Notes 4 - CONCORSO A CATTEDRA SCUOLA SECONDARIA


Leggi: NOTES 4/2018
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Etichette: concorso, scuola secondaria

venerdì 16 febbraio 2018

BANDO DI CONCORSO PER DOCENTI ABILITATI DI SCUOLA SECONDARIA

Scuola, in Gazzetta Ufficiale il bando di concorso per i docenti abilitati di scuola secondaria. Le domande da martedì 20 febbraio fino al 22 marzo


     È stato pubblicato oggi in Gazzetta Ufficiale il bando del concorso per il reclutamento di docenti abilitati all'insegnamento nella scuola secondaria. La Ministra Valeria Fedeli ha firmato il decreto con le regole del nuovo concorso a dicembre. L’iter del decreto è stato recentemente completato. Lo scorso 9 febbraio il decreto è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale. Oggi la pubblicazione anche del bando che dà l’avvio alla selezione.
    Per partecipare al concorso le docenti e i docenti potranno fare domanda dalle ore 9.00 di martedì 20 febbraio fino alle 23.59 del 22 marzo prossimi, esclusivamente on line attraverso il sito dedicato.
      Il bando di concorso rientra tra quelli previsti da uno degli otto decreti attuativi della Legge 107 del 2015 che vuole disegnare un nuovo modello di reclutamento per i docenti con percorsi definiti e tempi certi per il ruolo.
     Alla selezione potrà partecipare chi ha una abilitazione o è specializzato per l’insegnamento sul sostegno, inclusi anche le e i docenti già di ruolo.  Le aspiranti e gli aspiranti insegnanti che sosterranno una prova orale (il punteggio massimo è di 40 punti) saranno inseriti in una graduatoria di merito, anche in virtù del punteggio derivante dai titoli posseduti e dal servizio pregresso (massimo 60 punti). Le docenti e i docenti vincitori del concorso per l’immissione in ruolo dovranno poi superare con una valutazione positiva un anno di formazione e di tirocinio. Nel corso di questo anno la loro attitudine all’insegnamento verrà valutata anche con visite in classe.

  • Il link al bando di concorso in Gazzetta Ufficiale
  • I link ai precedenti comunicati:
    http://www.miur.gov.it/web/guest/-/concorso-abilitati-scuola-secondaria-domande-dal-20-febbraio-al-22-marzo-in-preparazione-il-sito-tematico-con-tutte-le-informazioni
    http://www.miur.gov.it/-/scuola-fedeli-firma-decreto-con-regole-concorso-abilitati-scuola-secondaria

Pubblicato da Associazione Italiana Maestri Cattolici alle 08:46 Nessun commento:
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Etichette: concorso, docenti, scuola, scuola secondaria
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