Il debito pubblico é’ sicuramente il problema principale del nostro Paese, da cui
discendono tutti gli altri (lavoro, strutture e infrastrutture, servizi alla
persona, sanità, scuola, università, ricerca…). Uno Stato che deve spendere
oltre 60 miliardi annui per pagare gli interessi sul proprio debito è chiaro
che fa fatica ad elevare l’erogazione delle proprie prestazioni.
Quella del debito è, però, questione complessa che richiede un impegno
sistemico.
Dobbiamo certamente liberarci dagli interessi, come ha scritto
domenica scorsa, 25 febbraio, su queste pagine Luca Giovanni Piccione. Ciò è
importante ma non è sufficiente!
E’ necessario altresì ridurre e riorganizzare la spesa pubblica, anche
se è vero che nonostante le importanti azioni di spending review, poste in
essere in particolare dal governo Monti in poi, il debito non si è ridotto ma
anzi si è accresciuto.
Siamo convinti che a questo punto sarebbe importante agire su un altro
fattore: l’attuazione di un equo sistema fiscale, così come previsto dall’art.
53 della nostra Costituzione. I Padri Costituenti avevano assegnato a tale
articolo la funzione di ricostruzione del Paese, prevedendo che al riempimento
del cesto del fisco concorressero tutti i cittadini, nessuno escluso, in
ragione della propria capacità contributiva e secondo un sistema fortemente
progressivo, al fine di reperire le risorse necessarie a rimuovere gli ostacoli
al pieno sviluppo della persona, così come sancito dal secondo comma dell’art.
3 della Costituzione.
Ma, nonostante il dettato costituzionale, sappiamo che non tutti
concorrono al cesto comune. Anzi!
Il debito continua a crescere anche in ragione della crescita
dell’evasione fiscale e non solo della spesa pubblica. In Europa siamo il
secondo Paese con il livello più alto di evasione fiscale!
E’ necessario sicuramente un più efficace sistema di controllo e di
utilizzazione delle banche dati disponibili, ma per ridurre l’evasione, che
distorce le relazioni sociali a discapito dei più deboli, è necessario
innalzare i livelli di costruzione di una coscienza civile improntata a
un’etica della responsabilità, impegnando fortemente e
più intenzionalmente la scuola e tutti gli altri soggetti educativi, dalle
famiglie ai mass media.
E’ quanto auspicato dall’ARDeP (Associazione per la Riduzione del
Debito Pubblico), che esplicita le sue proposte (anche se con scarso ascolto
della politica), aggregandole intorno ai tre assi di un equo sistema fiscale,
una efficace riorganizzazione della spesa pubblica e, in ultimo ma non per
ultimo, una forte formazione civica all’interno di un’educazione alla
cittadinanza responsabile.
Sono queste, a nostro parere, i cardini degli interventi per la riduzione
del debito pubblico.
Pasquale Moliterni,
Professore Ordinario di Ricerca Educativa, Università di Roma Foro
Italico,
Presidente ARDeP (Associazione per la Riduzione del Debito Pubblico)
Articolo pubblicato nel quotidiano Avvenire
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