Nella sfida della sostenibilità ambientale, la parola d’ordine è speranza
Il Palazzo del
Vicariato Maffei Marescotti ha ospitato ieri a Roma una riflessione sulla
sostenibilità ambientale, organizzata da Fondazione Centesimus Annus Pro
Pontifice e Snam. Lo spunto è stato il libro “Rivoluzione Idrogeno. La piccola
molecola che può salvare il mondo” di Marco Alverà
Giada Aquilino - Città del Vaticano
In un momento in cui l’emergenza
Covid-19 è tutt’altro che passata, è l’ora di puntare a “ciò che di utile
possiamo e dobbiamo fare nel futuro, nell’ottica di uno sviluppo sostenibile”.
Con queste parole Eutimio Tiliacos, segretario generale della Fondazione
Centesimus Annus Pro Pontifice, ha inaugurato ieri l’incontro “La sostenibilità
ambientale per una società inclusiva nel post pandemia - La sfida globale per
superare le diseguaglianze”, ospitato a Palazzo del Vicariato Maffei Marescotti
a Roma.
Responsabilità verso il mondo
“Speranza” è stata la parola che ha
contrassegnato tutto l’evento, caratterizzato da una riflessione sul libro
“Rivoluzione Idrogeno. La piccola molecola che può salvare il mondo” di Marco
Alverà, amministratore delegato della società di infrastrutture energetiche
Snam. In un’epoca di crisi climatica, deforestazione, inquinamento, pandemia,
l’esortazione di Tiliacos è stata a soffermarsi oggi sul principio di “responsabilità”
che è tema “cardine”, fin dalla nascita nel 1993, dell’azione della Centesimus
Annus, soprattutto riguardo al rapporto tra etica e tecnologia: una
responsabilità - ha spiegato il segretario generale della Fondazione - intesa
come “effetto delle proprie azioni” non in particolare “nell’immediata sfera
delle persone che ci circondano, come l’ambiente familiare o di lavoro, ma nei
confronti dei terzi”, del mondo intero, dell’umanità, dei cosiddetti
“invisibili”: “gli effetti delle nostre azioni - ha osservato - si esplicano
nei confronti di persone che non abbiamo mai conosciuto e mai conosceremo
perché magari vivono dall’altra parte del mondo”.
La speranza genera azione
“È fondamentale fare cultura
dell'energia, fare cultura dei cambiamenti climatici” che rappresentano “la
sfida più importante per la nostra generazione”, ha detto Marco Alverà. “Siamo
convinti che esista una soluzione ai cambiamenti climatici che passa anche per
l'idrogeno e vogliamo trasmettere un messaggio di speranza. Perché la speranza
genera azione e c’è bisogno di molta azione per risolvere e affrontare i temi
climatici”. Nel suo libro, edito in agosto da Mondadori, Alverà vede
nell’idrogeno una soluzione da affiancare all'elettricità rinnovabile:
“Sostanzialmente è un modo per portare l'energia del sole
direttamente nelle nostre case, nelle nostre macchine, nelle nostre fabbriche”,
ha aggiunto nel corso del dibattito, pensando inoltre ad una produzione di
energia a basso costo proprio dal sole o dal vento, soprattutto per i Paesi in
via di sviluppo.
Dialogo e dignità umana
Sulla questione ambientale,
l’obiettivo è quello di coinvolgere i giovani, “molto più motivati di noi” al
riguardo, ha fatto notare Paolo Garonna, ordinario di Economia politica
all’Università Luiss Guido Carli e membro del comitato scientifico della
Fondazione Centesimus Annus, intervenuto all’incontro a cui ha partecipato
anche Gianni Letta, presidente di Civita. Le sfide del mondo di oggi - ha
evidenziato Garonna - “richiedono, in un momento di grande incertezza, una
forte spinta verso l’impegno al dialogo universale”, secondo i principi della
recente enciclica di Papa Francesco Fratelli tutti e
gli insegnamenti della precedente, la Laudato si’. D’altra
parte, ha ricordato Paolo Ruffini, prefetto del Dicastero per la Comunicazione,
il Pontefice “parla di ecologia da un punto di vista integrale. L’ecologia - ha
proseguito - è importante perché pone al centro le persone, il rapporto tra
Creatore e creato, la dignità umana”. La sfida è dunque quella di “occuparci di
tutto ciò che riguarda il pianeta, dall’economia all’energia, perché riguarda
noi, le nostre radici, i nostri figli”.
Vatican News
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