Le sfide della cultura italiana in tempo di crisi globale
La
linea di questi anni per la Dante è stata – molti lo sanno – passare dal clima
di Italnostalgia, in cui vivevano i nostri più di 400 Comitati, all’Italsimpatia,
confermata dal Congresso di Buenos Aires: rete di amicizia, attrazione e
consenso intorno al mondo italiano che è prodotto, innovazione, bellezza,
creatività e tanto altro. E il mondo italiano attira e suscita simpatia. È una
realtà. Ma, senza lingua, non c’è consistenza né identità. Anche il brand
italiano può moltiplicarsi, ma, se non impastato di lingua, non tiene. Da tempo
tentiamo di coinvolgere il mondo del privato poco sensibile a parlare italiano,
a comprendere che il prodotto italiano si lega alla promozione linguistica. I
nostri sensori nel mondo, però, ci dicono una vasta attrazione per la nostra
lingua, terza o quarta più studiata che sia. Siamo obbligati quindi a tenere
alte l’offerta e la qualità dell’insegnamento, sfidato da altre lingue che appaiono
più utili.
Siamo
testimoni di un nuovo senso di appartenenza all’italianità, di un legame con la
lingua e la cultura che non è antagonistico con altre identità nel mondo
globale e plurimo. L’italiano non è solo un veicolo di comunicazione, ma è
percepito come una lingua che ha un contenuto umanistico: lo conferma
pienamente Dante Alighieri. L’Italsimpatia e la lingua creano un’Italosfera, un
mondo fatto di parole, cultura, prodotti, arte, radice, vivere all’italiana e
via dicendo.
La
pandemia ha messo in crisi le comunicazioni e l’insegnamento. Un questionario
della Società Dante Alighieri ha fatto emergere, su un campione di 309 Comitati
di 73 paesi (151 in Europa, 119 nelle Americhe, 12 dall’Oceania, 10 Asia, 9
Mediterraneo e 8 nell’Africa subsahariana), che il 51% ha sospeso le attività
per la pandemia, il 48% le ha ridimensionate. La crisi è seria. Non solo della
Dante ma soprattutto di tante scuole di lingua, nate per iniziativa privata o
di associazioni, in Italia e nel mondo, che stentano e chiudono, di cui mi
faccio voce.
La
Sede Centrale ha intrapreso iniziative di sostegno ai Comitati: affitti,
acquisti materiali didattici, oneri del personale docente, strumenti
informatici e tecnologici. Ma non basta rincorrere i problemi. Invece che rattoppare
con aiuti a pioggia, abbiamo tratto una lezione dalla crisi per un salto in
avanti. Abbiamo scelto un’idea innovativa: una grande piattaforma su cui
avviare un progetto multimediale. La piattaforma potrà anche combinarsi con
l’insegnamento in presenza o sostituirlo. Consentirà un’offerta mista: oltre lo
studio della lingua che è centrale, la formazione e l’aggiornamento dei docenti
(che è una grande domanda) e divulgazione e cultura, in una rete in grado di
raggiungere paesi come la Cina e la Russia.
La
piattaforma Dante è il nostro contributo alle celebrazioni del settecentesimo
anniversario della morte di Dante, nel marzo del 2021: è una riproposizione
innovativa dell’insegnamento della lingua, convinti che essa ha un futuro e che
la crisi è occasione di crescita, anche competitiva con i nostri omologhi
europei, il British o il Cervantes.
Nell’incertezza
dei tempi, appaiono incoraggianti le previsioni per l’immediato futuro, con il
62% dei Comitati Dante che ritiene che non ci saranno flessioni nella domanda
d’italiano e che le modalità tecnologiche permetteranno di coinvolgere altri
studenti. Un settore su cui occorre agire in fretta è però l’aggiornamento
sulla didattica online. Dall’inchiesta, è emerso come, nonostante molti
insegnanti abbiano risposto con corsi online fatti in casa, c’è bisogno di
nuova formazione sulla didattica a distanza.
Vorrei
confermare la continuità dei progetti didattici già avviati con il programma
“Vivere all’Italiana”, con il supporto alla Scuola di Tirana, vero centro
d’eccellenza per l’Albania; a Mosca, dove stiamo concretizzando l’integrazione
nel Liceo italo Calvino, in Uruguay, con la riapertura dei corsi a Montevideo,
nelle sedi dell’Africa, dove purtroppo assistiamo alle difficoltà incontrate
dalla grande scuola di Asmara cui era stato offerto un programma di formazione
docenti e la certificazione PLIDA, e ancora a Johannesburg e Cape Town.
Nonostante
la crisi, non si tratta di gestire i resti di un sistema d’insegnamento nato
nel passato e a esso legato, ma di realizzare la nostra convinzione: che nel
mondo globale non solo c’è spazio per l’italiano, ma ce n’è bisogno. E che,
senza l’italiano insegnato nel mondo, l’Italia è più piccola e il mondo è un
po’ più povero. Chagall disse all’inaugurazione del museo a lui dedicato: “Se
tutta la vita va inevitabilmente verso la sua fine, durante la nostra dobbiamo
colorarla con i nostri colori di amore e di speranza”. Il mondo globale
s’ingrigisce in processi di omologazione. Abbiamo la responsabilità di
colorarlo in italiano, tra i colori di tante lingue.
Gli eventi nella rete Dante per la XX Settimana della lingua
italiana nel mondo
Leggi
qui una sintesi degli interventi nell'evento
inaugurale presso il Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione
internazionale (Farnesina)
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