del consumo di pornografia
da parte dei minori
Tra gli 8 e i 13 anni sono in aumento gli episodi di esibizione frutto di uno stato di ipereccitazione incontrollato.
Il ruolo degli adulti per una corretta educazione.
La psicologia parla di un’età
speciale e preziosa che oggi sembra scomparsa: l’età della latenza. Il bambino
ha bisogno che il mondo adulto lo accompagni a sospendere le sue ricerche sul
sesso per concentrare la mente su altre curiosità. Lasciamo troppo spesso
i piccoli soli e privi di strumenti davanti a realtà che non sono in grado di
gestire
MARIOLINA CERIOTTI MIGLIARESE
Si stanno moltiplicando in modo
allarmante episodi difficili da definire, che segnalano una situazione di
crescente e diffusa erotizzazione dei nostri bambini. Masturbazione davanti
ai/alle compagne, richiesta di sesso orale, esibizione dei genitali: episodi
che spesso vengono raccontati dalle “vittime” anche dopo molto tempo, e che
quasi sempre si sarebbero svolti nella scuola. Episodi che riguardano fasce di
età insospettabili, tra gli 8 e i 12/13 anni, e che spesso non riguardano
bambini disadattati o provenienti da famiglie difficili, ma bambini del tutto
normali, inseriti in famiglie normali, con genitori che li amano e che sono ben
lontani dall’immaginare che il proprio figlio possa essere coinvolto in
situazioni del genere.
Quando qualcuno di questi episodi
viene alla luce, immediata è la ricerca del colpevole: la famiglia, che non ha
educato; la scuola, che non ha vigilato; il minore, che ha probabilmente dei
problemi. Ma cercare il colpevole del singolo episodio è in fondo solo una
modalità difensiva, certamente comprensibile, ma poco utile a leggere ciò che
sta davvero accadendo. Gli episodi di cui parlo infatti non sono il frutto
della premeditazione di piccole menti perverse, ma sono invece quasi sempre la
risposta impulsiva e fuori controllo ad uno stato di ipereccitazione provocato
da stimoli inappropriati. Quasi sempre, se si ottiene la loro confidenza, si
scopre che questi bambini hanno visto immagini pornografiche in rete; qualche
volta è successo per caso, e sono stati cercati e raggiunti da qualcosa che non
hanno cercato; altre volte hanno cercato spontaneamente qualcosa sulla rete,
spinti da una curiosità sul sesso che è tipica dell’età; altre volte ancora
sono stati coinvolti nella visione da compagni già “edotti”. In tutti i casi,
lo stimolo è stato per loro intenso, eccitante, carico di un’emozione profonda
mista di attrazione e repulsione, paura e fascinazione. Qualcosa che, in
assenza della confidenza con un adulto e del suo aiuto, li ha spinti a cercare
di nuovo quelle immagini, questa volta in modo più attivo, innescando un
circuito potente di eccitazione che chiede sollievo.
La pornografia funziona proprio così:
è pensata per provocare eccitazione, e dunque per indurre alla masturbazione o
ad atti sessuali che diano sollievo alla tensione provocata. Per questo motivo,
il fatto che questi episodi avvengano quasi sempre a scuola non è
principalmente segno di una mancata vigilanza da parte degli insegnanti, ma
piuttosto del fatto che non c’è premeditazione: basta un piccolo spazio propizio,
al di fuori dello sguardo dell’insegnante più attento; se lo stato
di eccitazione è troppo alto, il bambino cercherà di agire
impulsivamente per alleviarlo: magari facendo qualcosa che ha
visto fare in rete, senza nemmeno comprenderne la gravità. Questi
bambini di età prepubere, protagonisti attivi di episodi
che turbano la serenità degli altri bambini, sono dunque a loro
volta delle piccole vittime, punta dell’iceberg di una situazione
preoccupante, che dovrebbe interrogare seriamente tutti
noi; rischiamo infatti di crescere una generazione di bambini
violati, privati di ciò che
l’infanzia dovrebbe garantire loro: lo spazio per crescere in modo sereno e
protetto. Lo spazio per essere bambini, dedicandosi a sviluppare la capacità di
giocare: modalità pienamente umana di accesso al reale, che è anche il modo
migliore per apprendere e per sviluppare intelligenza e creatività.
Oggi invece è comune osservare che la
maggior parte dei bambini non è più capace di giocare: messi davanti alla
possibilità di un uso creativo del tempo o del materiale di gioco, preferiscono
quasi tutti ripiegare su youtube e videogiochi. Allo stesso modo, la tensione
creativa appare smorzata anche nelle nuove generazioni di adolescenti, che
sembrano poco capaci e poco interessati alla bellissima sfida di “giocare con
le idee”. Può essere interessante ricordare qui cosa diceva già molti anni fa a
proposito del gioco un esperto come Donald Winnicott: «L’elemento piacevole nel
gioco porta con sé l’implicazione che l’eccitamento istintuale non sia
eccessivo; l’eccitamento istintuale al di là di un certo punto deve portare
all’orgasmo». Winnicott sottolineava in questo modo qualcosa che è anche frutto
di esperienza comune: l’eccesso di eccitazione impedisce il gioco,
perché innesca una tensione troppo alta che chiede solo di essere “sfogata”.
Per questo motivo l’eccesso di eccitazione si trasforma facilmente anche in
aggressività, irrequietezza, difficoltà di attenzione che sono oggi in grande
aumento nell’età scolare; se poi lo stato di eccitazione è provocato dalla
visione di video porno, e lì si trovano anche i modelli di comportamento utili
allo sfogo della tensione. Oggi i bambini, i ragazzi ma anche gli
adulti sono soggetti loro malgrado ad un massiccio furto dello spazio
immaginativo personale, sempre più riempito da immagini invadenti e
precostituite; immagini troppo spesso cariche di contenuti iper–eccitatori e in
quanto tali poco adatte ad essere maneggiate creativamente. Ma c’è un’altra,
urgente domanda: come incide l’eccesso di stimoli erotizzati nelle diverse età
del bambino? Nell’età infantile il pensiero è concreto ed egocentrico, e
proprio per questo l’esperienza sessuale dell’adulto è priva per il
bambino di un significato pienamente comprensibile. Il bambino conosce le cose
associandole alla sua esperienza e cerca di assimilare il nuovo e lo
sconosciuto confrontandolo con quello che già conosce; il sesso (di cui non ha
esperienza) si associa perciò per lui con quello che riguarda i bisogni
corporei che sperimenta e conosce: la sessualità si confonde allora con
l’esperienza dell’escrezione e della defecazione, in un contesto emotivo di
profonda ambiguità; per questo l’esposizione ad immagini pornografiche è fonte
di un’eccitazione insieme molto intensa e molto confusa, impossibile da
maneggiare con gli strumenti alla portata della sua mente. D alla
pubertà in poi, improvvisamente il ragazzo fa l’esperienza che “il sesso mi
riguarda”. Da questo momento le informazioni anche disordinate e confuse
raccolte nell’età precedente prendono un posto specifico nella sua mente e
assumono un’importanza del tutto personale. Questo comporta una forte
attrazione e una grande permeabilità per ogni stimolo erotico e per ogni
argomento a sfondo sessuale, proprio perché la curiosità sul sesso diventa una
“curiosità su di me” ed è accompagnata dalla ricerca di modelli di
comportamento che facciano sentire all’altezza delle proprie e altrui
aspettative. In questa fase della vita il ragazzo avrebbe bisogno dello spazio
mentale per immaginare l’altro diverso da sé, per sognarlo, per desiderarlo,
per prepararsi ad incontrarlo nella concretezza di un corpo differente. La
prima adolescenza potrebbe e dovrebbe esprimere la nascita del
desiderio; l’incontro con la pornografia sposta invece bruscamente il sesso sul
circuito bisogno– soddisfazione, uccidendo sul nascere la possibilità di
coniugare attraverso sogni ad occhi aperti e fantasie personali l’impulso e il
sentimento, la tenerezza e la passione. Al loro posto entrano nella mente così
permeabile dei ragazzi immagini e situazioni artificiose e iper–eccitanti, che
spingono al consumo, e che rendono impossibile investire l’attesa e sviluppare
uno spazio immaginativo arricchente e personale.
Forse non è inutile a questo punto
ricordare quello che gli studi psicologici di tanti anni ci hanno insegnato
riguardo allo sviluppo sano dei nostri bambini. La psicologia parla di un’età
speciale e preziosa che oggi sembra scomparsa: l’età della latenza. E’ l’età
che coincide con la scuola primaria: dopo l’intensa e fisiologica curiosità
sessuale del periodo fra i tre e i cinque anni, con l’ingresso a scuola il
bambino ha bisogno che il mondo adulto lo accompagni a sospendere le sue
ricerche sul sesso per concentrare la mente su altre curiosità; la questione
del sesso può venire lasciata in sospeso e rinviata, e il bambino va
incoraggiato ad investire le sue energie su un piacere nuovo: quello di entrare
in un mondo interessante, fatto di codici prima riservati solo agli adulti. La
lettura, la scrittura, il calcolo, sono codici capaci di dare una soddisfazione
profonda a chi impara a padroneggiarli: permettono infatti di accedere al vasto
mondo della conoscenza, attraverso un’esperienza che non è solo di fatica, ma
anche e soprattutto una possibile esperienza di piacere, che si lega alla
capacità di usare la propria mente per pensare. Ma per poter fare
questo il bambino ha bisogno di un mondo adulto capace da un lato di tutelarlo
e dall’altro di trasmettergli passione e interesse per il pensiero e la
conoscenza. Purtroppo, oggi il mondo adulto sembra aver smarrito entrambe le
competenze: abbiamo noi per primi poca passione per il pensiero, ed è venuto a
mancare quell’istinto sano che guida a fissare, anche attraverso salutari
divieti, le barriere di protezione necessarie al benessere dei nostri figli.
Ignari del pericolo, li lasciamo troppo spesso soli e privi di strumenti
davanti a realtà complesse che non sono in grado di gestire e che
rischiano di travolgerli.
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