In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiàni, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di' a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?». Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l'iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare». Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che
Commento di p. Paolo Curtaz
Una trappola spettacolare ... e anche la vigliaccheria dell’animo umano è spettacolare.
Erodiani e farisei vanno da Gesù per metterlo in difficoltà. Erodiani e farisei, il diavolo e l’acqua santa, chi collabora con i romani e chi li odia, chi li serve e chi li osteggia. Ma hanno un nemico in comune, allora osano. Gesù è il terzo incomodo e va fatto sparire. Contorte logiche umane: i nemici diventano alleati quando scoprono un nuovo nemico. Bisogna pagare la tassa ai romani? Gli erodiani pensano di sì, i farisei pensano di no, va pagata solo la tassa al tempio. Cosa dirà il falegname diventato rabbino? Fra i suoi ha scelto un esattore, Matteo e uno zelota, feroce oppositori al dominio romano: si è rovinato con le sue stesse mani, dal loro punto di vista. O, forse, il punto di vista del Nazareno è che nessuno può essere catalogato e definito da ciò che fa o dalle idee che professa… Dirà di pagare il tributo, scontentando l’anima secessionista e diventando un collaboratore? Dirà di non pagarlo unendosi all’infinita schiera dei ribelli populisti? Bel problema!
Restituite
La malevolenza e l’inganno si combattono solo con la scaltrezza e la
furbizia. Chiede una moneta a chi si rifiuta di pagare il tributo, il Signore,
a coloro, i farisei, che nemmeno toccano il conio con l’effige
dell’imperatore per non peccare di idolatria. E loro la prendono
dalle tasche per mostragliela. Idioti.
Intransigenti, in teoria, accomodanti, in pratica. Come facciamo anche noi. La
frase di Gesù è misteriosa, di difficile comprensione. Date a Cesare quello
che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio.
In greco, la lingua dei Vangeli, esiste una sfumatura essenziale.
Restituite.
Piccola differenza, grande cambiamento. Restituite: nulla è vostro.
Non possedete nulla, di nulla avete diritto, non accampate crediti
verso nessuno. Già qui potremmo fermarci. Perché continuo ad incontrare
gente arrabbiata, irritata, polemica, che pensa di essere a credito con
la vita. Che scarica sugli altri la colpa della loro infelicità. Che
invoca e cerca un colpevole cui addossare la responsabilità dei propri
presunti fallimenti. E ne incontro sempre di più. Adolescenti mai cresciuti
imbronciati e polemici, aggressivi e ottusi. La colpa è dei romani. E delle
tasse. E dei movimenti religiosi che non appoggiano Erode. E del
Messia che non viene. E chi dice di essere il Messia non ci piace.
A Cesare
Restituite a Cesare. Cesare è il potere politico,
amministrativo, economico. Che oggi ha quasi assunto una forma simbolica. Le multinazionali,
i poteri oscuri. Qualcuno che vive per fregarci, per dominarci, per
controllare le nostre vite e orientare i nostri bisogni. È vero. In parte.
Perché il potere glielo abbiamo dato noi. Votandoli, delegando, comprando i
loro prodotti. Restituite a Cesare significa rimboccarsi le maniche: a
scuola, nell'associazionismo, nel quartiere, in politica. Facendo nuove
tutte le cose, ragionando con una logica alta e altra. Se non portate voi lo
stile del Vangelo nel vostro ufficio, nessuno lo farà. E la correttezza, e
l’onestà, e la competenza, e la verità. Stare alla porta e giudicare senza
fare niente è contro la logica di Dio.
A Dio
Restituite a Dio. Perché tutto ciò che siamo, tutto ciò che
viviamo e speriamo, tutto ciò che ci rende veri e liberi, tutto proviene
da Lui. Anche con Dio, troppe volte, pensiamo di essere a credito, che ci debba
delle ragioni, che si debba spiegare per tutte le cose che non capiamo,
per tutto quello che, al mondo, non funziona.
Gesù, invece, ci propone di entrare nella sua logica, che è altra, che è forte,
che è oltre. Proveniamo da Dio e a lui andiamo. E il nostro cuore è senza pace
fino a quando non dimora in lui. Coltivare la propria vita interiore, accudire
la propria anima significa restituire a Dio ciò che siamo, fiorire in Lui,
crescere fino all’incontro.
Viviamo, oggi, l’invito di san Paolo: Che cosa mai
possiedi che tu non abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché
te ne vanti come non l’avessi ricevuto? (1Cor 4,6).
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