quello che
desideri
per te stesso -
(Letture: Esodo 22,20-26; Salmo 17; 1 Tessalonicesi 1,5-10; Matteo 22,34-40)
In quel tempo, i farisei, avendo udito che
Gesù aveva chiuso la bocca ai sadducei, si riunirono insieme e uno di loro, un
dottore della Legge, lo interrogò per metterlo alla prova: «Maestro, nella
Legge, qual è il grande comandamento?». Gli rispose: «“Amerai il Signore tuo
Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente”.
Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello:
“Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Da questi due comandamenti dipendono
tutta la Legge e i Profeti».
Commento di p. Ermes Ronchi
Il
comandamento grande si riassume in un verbo: amerai. Un verbo al futuro, a
indicare una azione mai conclusa, che durerà quanto il tempo. Amare non è un
dovere, ma una necessità per vivere. E vivere sempre. Con queste parole
possiamo gettare uno sguardo sulla fede ultima di Gesù: lui crede nell'amore,
si fida dell'amore, fonda il mondo su di esso. «La legge tutta è preceduta da
un “sei amato” e seguita da un “amerai”. “Sei amato” è la fondazione della
legge; “amerai”, il suo compimento. Chiunque astrae la legge da questo
fondamento amerà il contrario della vita» (Paul Beauchamp). Amerà la morte.
Cosa devo fare per essere veramente vivo? Tu amerai. Con tutto il cuore, con
tutta l'anima, con tutta la mente. Appello alla totalità, per noi inarrivabile.
Solo Dio ama con tutto il cuore, lui che è l'amore stesso. La creatura umana
ama di tanto in tanto, come a tentoni, e con cento contraddizioni. La Bibbia lo
sa bene, infatti il testo ebraico direbbe alla lettera così: amerai Dio con
tutti i tuoi cuori. Ama Dio con i
tuoi due cuori, con il cuore che crede, e anche con il cuore che dubita. Amalo
nei giorni della luce, e come puoi, come riesci, anche nell'ora in cui si fa
buio dentro di te. Sapendo che l'amore conosce anche la sofferenza. E chi più
ama, si prepari a soffrire di più (Sant'Agostino).
Alla domanda su quale sia il comandamento grande, Gesù risponde offrendo tre oggetti d'amore: Dio, il prossimo, e te stesso. L'amore non veglia solo sulle frontiere dell'eterno, ma presidia anche la soglia di una civiltà dell'amore. È pieno di creature, lì. E lì sta il discepolo. E il secondo è simile al primo. Amerai l'uomo è simile all'amerai Dio. Il prossimo è simile a Dio. Il prossimo ha volto e voce, bisogno di amare e di essere amato, simili a quelli di Dio. Terzo oggetto d'amore: amalo come (ami) te stesso. Àmati come prodigio della mano di Dio, vita della sua Vita, moneta d'oro coniata da lui.
Ama per te libertà e giustizia, dignità e una carezza, questo amerai anche per il tuo prossimo. Prodigiosa contrazione di tutta la legge: quello che desideri per te, fallo anche agli altri. Perché se non ami la bellezza della tua vita, non sarai capace di amare nessuno, saprai solo prendere e accumulare, fuggire o violare, senza gioia né stupore, senza bellezza del vivere.
E per non perderci nel romanticismo, la Bibbia si fa concreta e provocatoria: amerai la triade sacra: la vedova, l'orfano e lo straniero, l'ultimo arrivato, il dolente, il fragile. E se presti denaro non esigerai interesse. E al tramonto restituirai il mantello al povero: è la sua pelle, la sua vita (Esodo 22,20-26). Al di fuori di questo, costruiremo e ameremo il contrario della vita.
Nessun commento:
Posta un commento