Incontrando i membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, Francesco esprime un auspicio: “Gli storici contribuiscano con le loro ricerche, con le loro analisi delle dinamiche che segnano le vicende umane, all’avvio coraggioso di processi di confronto nel concreto della storia dei popoli e degli Stati”
- di Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano
La storia della Chiesa è il “luogo di incontro e di confronto in cui si sviluppa il dialogo tra Dio e l’umanità”. “Lo storico del cristianesimo dovrebbe essere attento a cogliere la ricchezza delle diverse realtà nelle quali, attraverso i secoli, il Vangelo si è incarnato e continua a incarnarsi”. È quanto afferma il Papa nel discorso rivolto ai membri del Pontificio Comitato di Scienze Storiche in occasione della sessione Plenaria di questo organismo nato nel 1954 per volontà di Pio XII con l’obiettivo di promuovere lo studio della storia. Uno studio, sottolinea Papa Francesco, “indispensabile al laboratorio della pace, quale via di dialogo e di ricerca di soluzioni concrete e pacifiche per risolvere i dissidi, e per conoscere più a fondo le persone e le società”. (Ascolta il servizio con la voce del Papa)
Mi auguro che gli storici contribuiscano con le loro
ricerche, con le loro analisi delle dinamiche che segnano le vicende umane,
all’avvio coraggioso di processi di confronto nel concreto della storia dei
popoli e degli Stati. L’attuale situazione in Europa orientale non vi consente,
per il momento, di incontrare alcuni dei vostri interlocutori abituali
nell’ambito dei convegni che, da decenni, vi vedono collaborare sia con
l’Accademia Russa delle Scienze di Mosca, sia con gli storici del Patriarcato
Ortodosso di Mosca. Ma sono sicuro che saprete cogliere le occasioni giuste per
riprendere e intensificare questo lavoro comune, che sarà un contributo
prezioso volto a favorire la pace.
Aprire canali per la riconciliazione dei fratelli
Lo studio della storia spesso segnata da eventi
bellici fa pensare, aggiunge il Papa, “all’ingegneria dei ponti, che rende
possibili rapporti fruttuosi tra le persone, tra credenti e non credenti, tra
cristiani di differenti confessioni”.
La vostra esperienza è ricca di insegnamenti. Ne
abbiamo bisogno, perché è portatrice della memoria storica necessaria per
cogliere la posta in gioco nel fare storia della Chiesa e dell’umanità: quella
di offrire un’apertura verso la riconciliazione dei fratelli, la guarigione
delle ferite, la reintegrazione dei nemici di ieri nel concerto delle nazioni,
come seppero fare, dopo la Seconda guerra mondiale, i Padri fondatori
dell’Europa unita.
In ascolto e al servizio della società
La storia della Chiesa, spiega ancora il Pontefice, è
anche un solco in cui si aprono finestre e sguardi sul mondo:
Cento anni fa, il 6 febbraio 1922, Pio XI, Papa
bibliotecario e diplomatico, diede alla Chiesa e alla società civile un
orientamento decisivo attraverso un segno certamente sorprendente all’epoca.
Subito dopo l’elezione, Papa Ratti volle inaugurare il suo pontificato
affacciandosi alla loggia esterna della Basilica Vaticana, anziché a quella
interna, come avevano fatto i suoi tre predecessori. Con quel gesto Pio XI ci
invitava ad affacciarci sul mondo e a metterci in ascolto e al servizio della
società del nostro tempo.
Francesco, dopo aver ripercorso alcuni momenti della
vita del grande storico Cesare Baronio sottolineando che "teoria e prassi,
unite, conducono alla verità", ricorda infine che nel mese di agosto si
terrà il XXIII Congresso del Comitato Internazionale delle Scienze Storiche a
Poznan, con una Tavola rotonda sulla tematica “La Santa Sede e le rivoluzioni
del XIX e XX secolo”. Sarà un’ulteriore opportunità, afferma, “per realizzare
la missione che vi è affidata, come servizio alla ricerca della verità
attraverso la metodologia propria delle scienze storiche”.
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