«COSÌ MARIA MONTESSORI COLTIVAVA
LA SPIRITUALITÀ DEI PIÙ PICCOLI»
La Madonna della Seggiola troneggiava su una parete della prima Casa dei bambini fondata dalla Montessori. Il quadro ne divenne il simbolo e in seguito, in tutte le nuove Case dei Bambini sarà affissa una riproduzione.
«Aiutaci, o Dio, a
penetrare nel segreto del bambino, affinché possiamo conoscerlo, amarlo e
servirlo secondo le Tue leggi di giustizia e secondo la Tua divina volontà». È
una preghiera scritta non da una catechista o da una santa, ma dalla geniale
Maria Montessori, laureata in medicina e specializzata in psichiatria, di cui
il 6 maggio ricorrono i 70 anni dalla morte. Della sua passione educativa molto
è stato detto, ma non altrettanto della sua profonda fede che l’accompagnò non
solo nelle vicende personali, ma che ha irrorato e ispirato molti aspetti del
suo metodo. Lo ricorda con dovizia di particolari ed episodi Martine Gilsoul,
educatrice montessoriana di origine belga trapiantata a Roma, nella sua
accurata biografia scritta in collaborazione con Charlotte Poussin e intitolata
Maria Montessori. Una vita per i bambini, appena pubblicata da Giunti. «Una
copia del celebre dipinto di Raffaello “La Madonna della Seggiola”, che
troneggiava su una parete della prima “Casa dei bambini”, la sua prima scuola,
ne divenne il simbolo. In seguito, in tutte le nuove Case dei Bambini sarà
affissa una riproduzione del quadro. E per la sua grande apertura mentale,
Maria pensava che non ci fosse incompatibilità tra il suo approccio razionale e
la religione che sua madre le aveva trasmesso. Nelle conferenze e negli
scritti, non esita a fare largo uso di esempi tratti dalla Bibbia, dalle vite
dei santi e dai Padri della Chiesa. Era una donna profondamente spirituale,
abitata dal senso del sacro», sottolinea Gilsoul.
«Nel 1922 Maria
manifesta il desiderio di creare un Centro cattolico di formazione degli
insegnanti e pubblica in Italia I bambini viventi nella Chiesa. Note di
educazione religiosa. Nel 1931 vede la luce La vita in Cristo e nel 1932
La Santa messa spiegata ai bambini. I tre volumi, che avevano tutti
ricevuto l’imprimatur, costituiscono un metodo di insegnamento religioso». Inoltre,
la Montessori criticava «il metodo tradizionale di insegnare la religione “con
le parole”: riteneva infatti che la religione dovesse far parte della vita».
Anche perché, come lei stessa scrive, «i bambini sono così capaci di
distinguere fra le cose naturali e le cose soprannaturali, che la loro
intuizione ci ha fatto pensare ad un periodo sensitivo religioso: la prima età
sembra congiunta con Dio come lo sviluppo del corpo è strettamente dipendente
dalle leggi naturali che lo stanno trasformando».
Lo ricorda con dovizia
di particolari ed episodi Martine Gilsoul, educatrice montessoriana di origine
belga trapiantata a Roma, nella sua accurata biografia scritta in collaborazione
con Charlotte Poussin e intitolata Maria Montessori. Una vita per i bambini,
appena pubblicata da Giunti. «Una copia del celebre dipinto di Raffaello “La
Madonna della Seggiola”, che troneggiava su una parete della prima “Casa dei
bambini”, la sua prima scuola, ne divenne il simbolo. In seguito, in tutte le
nuove Case dei Bambini sarà affissa una riproduzione del quadro. E per la sua
grande apertura mentale, Maria pensava che non ci fosse incompatibilità tra il
suo approccio razionale e la religione che sua madre le aveva trasmesso. Nelle
conferenze e negli scritti, non esita a fare largo uso di esempi tratti dalla
Bibbia, dalle vite dei santi e dai Padri della Chiesa. Era una donna
profondamente spirituale, abitata dal senso del sacro», sottolinea Gilsoul.
Così a Roma, dopo la sua
morte, l’insegnante montessoriana Gianna Gobbi e la biblista Sofia Cavalletti
hanno messo a punto La catechesi del Buon Pastore, rivolta ai bambini a
partire dai 3 anni, adottata anche da tanti docenti di religione e di
sostegno.
Come la 67enne Anna
Maria Pipoli, per 42 anni maestra di scuola primaria a Foggia. «Maestra» vuole
essere definita, anche ora che è in pensione e fa la formatrice montessoriana
di altri colleghi: ha sposato il metodo montessoriano anche nelle ore di
religione, sperimentando concretamente con materiali bidimensionali e
tridimensionali che i bambini apprendono con estrema facilità il linguaggio e
il significato delle parabole evangeliche, come la perla preziosa e il seme
piantato nella terra, e restano affascinati dalla storia della salvezza, dai
simboli presenti nella liturgia.
«I bambini erano sempre
attenti e coinvolti, usando i materiali messi a loro disposizione: dalle sagome
del pastore con l’ovile e le pecore al cofanetto con la perla preziosa, dal
piccolo granello di senape al lievito messo nella farina sul tavolieri per fare
il pane. «Siamo chiamati a spargere semi senza indagare e interrogare: nessuna
verifica. È il tempo che dice cosa sei riuscita a trasmettere nel profondo, nel
cuore del bambino. Siamo come i servi inutili del Vangelo», sottolinea la
maestra. «Maria Montessori diceva che il bambino è portato naturalmente a
conoscere Dio, a partire dall’ambiente che lo circonda. Attraverso i sensi
portava i bambini a uno sviluppo, la stessa cosa avviene nella catechesi.
Bisogna offrire materiali sensoriali per assorbire questi valori, anche con i
diorami: così nei bambini scaturisce il contatto con il loro maestro interiore.
Si pongono loro delle domande, si chiede cosa ne pensano, si stimola
l’interiorizzazione e autoanalisi senza portarli dove vogliamo noi. Possono
esprimere i loro pensieri con disegni o durante il colloquio». Con un
atteggiamento costante da adottare: «La pedagogia dell’attesa. Ce l’ha
trasmessa Maria Montessori», convinta che i bambini fossero capaci «di
distinguere fra le cose naturali e le cose soprannaturali».
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