Scuola secondaria.
Triani: “Prevale ancora un’idea individualistica dei docenti, ma servono competenze relazionali”
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di Gigliola Alfaro
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Il professore di
Pedagogia alla Cattolica dice al Sir: “La norma riguarda il reclutamento, la
formazione iniziale e la formazione continua dei docenti della scuola
secondaria. Si tratta di questioni molto serie”
Professore, la riforma
quali obiettivi ha?
La norma riguarda il
reclutamento, la formazione iniziale e la formazione continua dei docenti della
scuola secondaria. Si tratta di questioni molto serie perché in questi anni
nella scuola sono entrate non sempre persone che avevano una competenza
didattica e disciplinare adeguata, anche se accanto a queste sono a lavoro
persone di grande sensibilità pedagogica e di alta preparazione. La cura della
qualità degli insegnanti credo che sia un dovere e che la norma che è stata
presentata cerchi di rispondere a questo punto su cui tutti sono concordi.
Il decreto riguarda i
docenti della scuola secondaria…
In effetti, la riforma
considera insieme il primo e il secondo grado della secondaria. Questo è un
aspetto che andrebbe chiarito perché i docenti della scuola secondaria di primo
e di secondo grado hanno molti punti in comune, ma lavorano con età diverse e
con scuole che hanno un’identità pedagogica diversa. Dunque, andrebbe
approfondita la distinzione, la specificità del docente della scuola media
rispetto al docente della scuola secondaria di secondo grado. Anche
nell’applicazione della norma andrà precisata la distinzione tra il primo e il
secondo grado, di cui non c’è traccia nella norma attuale.
La riforma affronta
anche la questione del percorso abilitante…
I principi generali
all’interno dei quali si muove la norma sono a mio avviso condivisibili, cioè
un intreccio tra la pratica, legata agli aspetti di tirocinio, e la formazione
universitaria, ma è difficile dire qualcosa di più preciso perché si accenna al
tema dei 60 crediti, ma non si dice come saranno. Negli ultimi anni c’è stato
molto dibattito se erano necessari 60 crediti oppure delle lauree magistrali
specifiche, naturalmente ci sono dei pro e dei contro in tutti i modelli, ma
ciò che va salvaguardato è una formazione di qualità, dove i contenuti di
livello universitario e l’aspetto pratico siano strettamente collegati. Nella
norma attuale non è chiaro come saranno questi 60 crediti. Il mio timore è che
siano molto spostati sugli aspetti disciplinaristici e meno su quelli
pedagogici generali e metodologici generali.
Viene previsto anche un
concorso nazionale annuale…
Rispetto ai concorsi
ogni anno, tutti siamo d’accordo che una regolarità dei concorsi possa portare
a un innalzamento della qualità. Altrettanto importante è ribadire l’anno di
prova purché sia realmente un elemento di selezione.
La formazione in
servizio dei docenti diventa continua e strutturata.
Per quanto riguarda la
formazione continua, bisogna trovare delle strade di incentivazione. Credo che
la formazione continua sia una responsabilità importante che i docenti hanno,
il fatto che possa essere incentivata è a mio parere interessante ma va
studiata la maniera adeguata, altrimenti il rischio è che nasca semplicemente
una corsa alla formazione che però ha altre finalità e non l’accrescimento
professionale. Va studiato come trovare un equilibrio tra incentivazione
economica e la responsabilità per la propria formazione.
I percorsi di formazione
continua saranno definiti dalla Scuola di alta formazione che viene istituita
con la riforma. Che ne pensa?
Dovrebbe essere
precisato maggiormente il ruolo formativo che ha l’innovazione didattica e la
partecipazione all’innovazione didattica nelle scuole: capisco l’importanza di
un’Alta scuola che possa svolgere un ruolo di coordinamento, ma
è molto importante che
non sia pensata l’Alta scuola in termini di deduttivismo dall’alto al basso, ma
come un servizio alla creatività e alla formazione delle singole scuole, cioè
di non pensarlo come uno strumento verticistico, ma come uno strumento a
servizio della sussidiarietà.
C’è qualcosa che, in
generale, non la convince di questa riforma?
Credo che sarebbe
importante, pur nella distinzione dei diversi ordini di scuola, avere anche una
riflessione sul profilo complessivo del docente oggi e quindi non solo della
scuola secondaria ma anche della primaria. Insomma, la norma non dice qual è
l’idea di docente che si vuole portare avanti, qual è il profilo complessivo
del docente.
Ho l’impressione che
prevalga ancora un’idea individualistica e disciplinaristica dei docenti e
invece sarebbe importante integrare la visione disciplinaristica con un profilo
che richiede anche competenze fortemente relazionali: non un docente che lavora
da solo, ma che lavora assieme ad altri e collabora. Un punto critico della
norma è anche quello di poter fare l’abilitazione insieme al corso di laurea,
trovo che sia dispersivo per la serietà di un processo formativo.
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