“In quel tempo, Gesù
disse: «Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono.
Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le
strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di
tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa
sola».
Commento di p. Hermes Ronchi
Ciascuno è pastore di un
minimo gregge: hanno nomi e cognomi i miei agnelli, a partire dalla mia
famiglia, e per ciascuno di loro posso essere mano inviolabile.
Amare è ascoltare,
tendere l’orecchio per percepire l’acqua del ruscello, nel bosco di Dio.
Ma come riconoscere la
sua voce? Come faceva Maria, custodendola e meditandola nel cuore. «Gli uomini
si chiamano da un silenzio all’altro, si cercano da una solitudine all’altra. E
ogni voce viene da fuori. Ma Tu, Tu sei una Voce che suona in mezzo all’anima»
(G. Von Le Fort).
Le vicende di Galilea,
la tragedia del Golgota, le parole di Cristo, che vengono come fiamma e come
manna, non hanno altro scopo che questo: darci una vita piena di cose di una
qualità e consistenza capaci di attraversare l’eternità. “Io do la vita
eterna”, al presente, adesso, non alla fine del tempo. Senza condizioni, prima
di qualsiasi risposta, senza paletti e confini. È salute dell’anima respirare
queste parole. La vita di Dio è seminata in me come seme potente, seme di fuoco
nella mia terra nera. Come linfa che risale senza stancarsi, giorno e notte, e
si dirama dentro tutte le gemme.
Una parola assoluta:
nessuno. Subito raddoppiata, come se avessimo dei dubbi; nessuno può strapparle
dalla mano del Padre.
Nessuno mai, dalla mia
mano… Mani che hanno dispiegato i cieli e gettato le fondamenta della terra,
mani di vasaio sull’argilla dell’Eden, mani di creatore su Adamo addormentato,
e nasce Eva; mani inchiodate alla croce per un abbraccio che non può più
terminare.
Io sono vita indissolubile
dalle mani di Dio, legame che non si strappa, nodo che non si scioglie.
L’eternità è un posto fra le mani di Dio, come passeri che vi hanno posto il
nido, rassicurati dalla sua voce che scalda il freddo della solitudine.
Qui inizia l’avventura
di coloro che vogliono, sulla terra, custodire e lottare, camminare e
liberare. Anche a noi l’uomo importa, oggi, in questo tempo malato, con le sue
passioni tristi. Ciascuno è pastore di un minimo gregge: hanno nomi e cognomi
i miei agnelli, a partire dalla mia famiglia, e per ciascuno di loro posso
essere mano inviolabile. Poter dire a coloro che amo, tu non andrai perduto;
mai nessuno ti strapperà dal mio cuore. Resta questa fiammella viva, anche in
questa storia di notti che non finiscono.
E come bambini ci
aggrappiamo tutti a quella mano che non ci lascerà cadere. Come crocifissi
ripetiamo: nelle tue mani affido la mia vita. Dalla vigorosa certezza, da non
svendere mai, che per Dio io sono prezioso e indimenticabile, prende avvio la
mia strada nella vita, per essere anch’io, per quanti sono affidati al mio
amore, cuore da cui non si strappa, mano da cui non si rapisce, voce da ospita
i mondi.
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