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Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù disse: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il
Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi
non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è mia,
ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono ancora
presso di voi. Ma il Paraclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio
nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho detto.
Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi.
[...]».
Se uno mi ama osserverà la mia parola. Amare nel
Vangelo non è l'emozione che intenerisce, la passione che divora, lo slancio
che fa sconfinare. Amare si traduce sempre con un verbo: dare, «non c'è amore
più grande che dare la propria vita» (Gv 15,13). Si tratta di dare tempo e
cuore a Dio e fargli spazio. Allora potrai osservare la sua Parola, potrai
conservarla con cura, così che non vada perduta una sola sillaba, come un
innamorato con le parole dell'amata; potrai seguirla con la fiducia di un bambino
verso la madre o il padre. Osserverà la mia parola, e noi abbiamo capito male:
osserverà i miei comandamenti.
E invece no, la Parola è molto di più di un comando o una legge: guarisce, illumina, dona ali, conforta, salva, crea. La Parola semina di vita i campi della vita, incalza, sa di pane, soffia forte nelle vele del tuo veliero. La Parola culmine di Gesù è tu amerai. Custodirai, seguirai l'amore. Che è la casa di Dio, il cielo dove abita, ecco perché verremo e prenderemo dimora in lui. Se uno ama, genera Vangelo. Se ami, anche tu, come Maria, diventi madre di Cristo, gli dai carne e storia, tu «porti Dio in te» (san Basilio Magno). Altre due parole di Gesù, oggi, da ospitare in noi: una è promessa, verrà lo Spirito Santo; una è realtà: vi do la mia pace. Verrà lo Spirito, vi insegnerà, vi riporterà al cuore tutto quello che io vi ho detto. Riporterà al cuore gesti e parole di Gesù, di quando passava e guariva la vita, e diceva parole di cui non si vedeva il fondo. Ma non basta, lo Spirito apre uno spazio di conquiste e di scoperte: vi insegnerà nuove sillabe divine e parole mai dette ancora. Sarà la memoria accesa di ciò che è accaduto in quei giorni irripetibili e insieme sarà la genialità, per risposte libere e inedite, per oggi e per domani.
E poi: Vi lascio la pace, vi dono la mia pace.
Non un augurio, ma un annuncio, al presente: la pace “è” già qui, è data,
oramai siete in pace con Dio, con gli uomini, con voi stessi. Scende pace,
piove pace sui cuori e sui giorni. Basta col dominio della paura: il drago
della violenza non vincerà. È pace. Miracolo continuamente tradito,
continuamente rifatto, ma di cui non ci è concesso stancarci. La pace che non
si compra e non si vende, dono e conquista paziente, come di artigiano con la
sua arte. Non come la dà il mondo, io ve la do... il mondo cerca la pace come
un equilibrio di paure oppure come la vittoria del più forte; non si preoccupa
dei diritti dell'altro, ma di come strappargli un altro pezzo del suo diritto.
Shalom invece vuol dire pienezza: «il Regno di Dio verrà con il fiorire
della vita in tutte le sue forme» (G. Vannucci).
(Letture: Atti 15,1-2.22-29; Salmo 66; Apocalisse
21,10-14.22-23; Giovanni 14,23-29)
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