“Il cielo in una classe”: intervista a Sarah Marie Chigioni, quando l’insegnamento diventa un atto d’amore
L’insegnamento
come atto d’amore, la musica come strumento di ascolto, la fede come guida
silenziosa: in Il cielo in una classe, Sarah Marie Chigioni apre le porte della sua
esperienza come docente di musica, raccontando emozioni, sfide e piccoli
miracoli quotidiani. Un’intervista intima che ci accompagna tra le righe del
suo diario, dove ogni nota e ogni parola diventano occasione per crescere,
credere e riscoprire la bellezza di educare.
Da
dove nasce l’idea di scrivere un diario della sua esperienza come insegnante di
musica?
Tenere
un diario è una cosa che ho fatto fin da piccola perché ho sempre amato il
potere delle parole. Amo molto parlare e scrivere è stato il passaggio
successivo e naturale. Ho iniziato a scrivere i miei aneddoti scolastici
inizialmente come lunghi messaggi e piccole riflessioni per i miei colleghi,
poi è arrivata la collaborazione con la rivista online Donna Cattolica e
da lì la voglia di organizzare i pensieri in un’unica raccolta.
Qual
è stato l’episodio in classe che più l’ha segnata come educatrice?
Ci
sarebbero mille ricordi, dalle mani appiccicaticce che ti tengono ancorata,
agli occhi che si illuminano quando si lasciano guardare dentro. Difficile
sceglierne uno ma forse tra i momenti che più mi hanno segnato vi è stata
l’urgenza, durante le restrizioni in pandemia, dell’essere presenti e vivi,
quotidianamente a cercare di trasudare una certezza che in fondo non si ha. Una
palestra dello stare saldamente.
In
che modo la sua formazione musicale ha influenzato il suo approccio
all’insegnamento?
Questa
è una risposta molto semplice da dare, perché sono una docente di musica. Si è
soliti pensare che la formazione musicale renda facile il creare, suonare,
riprodurre… quando la realtà dei fatti è che insegna a porsi in ascolto
analitico, attivo, e al valore del silenzio.
Che
ruolo ha la fede nel suo modo di vivere la professione docente?
Sono
un po’ l’anti-Tommaso, che per credere ha avuto bisogno di vedere. Io ho
imparato vedere perché ho creduto.
Cosa
spera che i lettori portino con sé dopo aver letto “Il cielo in una classe”?
Questo
mio libretto è pensato soprattutto per condividere, non certo per elargire
grandi verità: attraversano le nostre vite centinaia di ragazzi, che in qualche
modo ci diventano figli, siano generati da noi o no. Spero che chi mi legge sia
genitore, sia insegnante e sia figlio e che possa cogliere tra le righe una
chiave di lettura personale. “Perché, quando capisci che ciò che studi parla di te, può essere
galvanizzante, forza motrice, un sasso nello stagno.”
Sarah Marie Chigioni, IL CIELO IN UNA CLASSE, ed. Uomo Vivo
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