Ma
c’è anche un tempo, ed è questo, per gustare le parole, scritte o cantate,
incise in un libro o in una canzone, e gioire della bellezza
che ti regalano.
C’è
un tempo per fare riunioni e per organizzare tutto quello che il programma
prevede. Un tempo regolato e scandito dai bandi, dai progetti, dalle agende.
Ma
c’è un tempo, e può essere questo, per godere dell’amicizia e degli affetti,
per gustare la bellezza di un sorriso, di una gentilezza e della gratuità. Se
non ci riusciamo non è perché siamo cattivi, piuttosto perché siamo
prigionieri.
‘Cattivo’
dal latino captivus significa prigioniero. Sì, siamo
prigionieri di quello che ci si aspetta da noi, di un dover essere che ci vede
sempre inadeguati e in ritardo e comunque mai all’altezza. Prigionieri che
attendono la liberazione.
C’è
un tempo per le notizie, per inseguire le ultime info, per aggiornare i
software. Tempo fugace perché queste cose si annullano una dopo l’altra,
proprio come quando si giocava da bambini a mettere la mano sul dorso delle
mani del papà, da sotto veniva sempre fuori un’altra mano che copriva la tua: e
così via in un gioco in cui nessuno usciva sconfitto o vincitore, perché
tutti prima o poi ci si ritraeva stanchi.
Ma
c’è un tempo anche per approfondire, per incontrare qualcuno che pensa, che
medita. Sì, che medita. Non ti scansare come se fosse solo una questione
religiosa. Non è facile oggi trovare qualcuno che mediti. Già è difficile
trovare qualcuno che pensi.
Eppure,
questo può essere il tempo per meditare, nel senso etimologico del termine dal
latino meditari, intensivo del verbo mederi che
significa, tra l’altro, ‘prendersi cura di’. Da cui viene ad esempio il
sostantivo ‘medico’ o ‘ri-medio’… parole che dicono una cura possibile.
Prenditi cura di te stesso, del tuo cuore e guarisci dalla sklerocardia,
da quella durezza di volto e di cuore che trionfa in ogni dove e ci fa più
cinici e indifferenti, sempre infelici.
C’è
un tempo ed è adesso per affrontare questo viaggio. Meditare è un viaggio
che riguarda il pensiero, si muove sulle traiettorie del linguaggio, ma
relativizza l’assolutismo della ragione e la tirannia dei sentimenti. Meditare
è un’arte spirituale che mette insieme il corpo e l’anima, la mente e la
psiche, le emozioni e i sentimenti e ti “fa nascere di nuovo amorevolmente”,
come scrive Chandra Livia Candiani (Il silenzio è cosa viva, p. X).
C’è
un tempo per lavorare e studiare, per fare ciò che si ‘deve’ e che è
necessario soddisfare per rispondere delle proprie responsabilità.
Ma
c’è anche un tempo, ed è questo, per gustare le parole, scritte o cantate,
incise in un libro o in una canzone, e gioire della bellezza
che ti regalano.
C’è
un tempo per fare riunioni e per organizzare tutto quello che il programma
prevede. Un tempo regolato e scandito dai bandi, dai progetti, dalle agende.
Ma
c’è un tempo, e può essere questo, per godere dell’amicizia e degli affetti,
per gustare la bellezza di un sorriso, di una gentilezza e della gratuità. Se
non ci riusciamo non è perché siamo cattivi, piuttosto perché siamo
prigionieri.
‘Cattivo’
dal latino captivus significa prigioniero. Sì, siamo
prigionieri di quello che ci si aspetta da noi, di un dover essere che ci vede
sempre inadeguati e in ritardo e comunque mai all’altezza. Prigionieri che
attendono la liberazione.
C’è
un tempo per le notizie, per inseguire le ultime info, per aggiornare i
software. Tempo fugace perché queste cose si annullano una dopo l’altra,
proprio come quando si giocava da bambini a mettere la mano sul dorso delle
mani del papà, da sotto veniva sempre fuori un’altra mano che copriva la tua: e
così via in un gioco in cui nessuno usciva sconfitto o vincitore, perché
tutti prima o poi ci si ritraeva stanchi.
Ma
c’è un tempo anche per approfondire, per incontrare qualcuno che pensa, che
medita. Sì, che medita. Non ti scansare come se fosse solo una questione
religiosa. Non è facile oggi trovare qualcuno che mediti. Già è difficile
trovare qualcuno che pensi.
Eppure,
questo può essere il tempo per meditare, nel senso etimologico del termine dal
latino meditari, intensivo del verbo mederi che
significa, tra l’altro, ‘prendersi cura di’. Da cui viene ad esempio il
sostantivo ‘medico’ o ‘ri-medio’… parole che dicono una cura possibile.
Prenditi cura di te stesso, del tuo cuore e guarisci dalla sklerocardia,
da quella durezza di volto e di cuore che trionfa in ogni dove e ci fa più
cinici e indifferenti, sempre infelici.
C’è
un tempo ed è adesso per affrontare questo viaggio. Meditare è un viaggio
che riguarda il pensiero, si muove sulle traiettorie del linguaggio, ma
relativizza l’assolutismo della ragione e la tirannia dei sentimenti. Meditare
è un’arte spirituale che mette insieme il corpo e l’anima, la mente e la
psiche, le emozioni e i sentimenti e ti “fa nascere di nuovo amorevolmente”,
come scrive Chandra Livia Candiani (Il silenzio è cosa viva, p. X).
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