In Italia è crollo delle nascite.
Cei: giovani coppie e anziani, sfide pastorali
Nel suo rapporto annuale l’Istat rileva una
drastica diminuzione delle nascite e l’aumento delle famiglie con un solo
componente. Padre Marco Vianelli, direttore della Pastorale famigliare della
Cei, ritiene che per la Chiesa italiana sia sempre più pressante la sfida di
una pastorale sulla qualità delle relazioni e l’accompagnamento delle coppie
-
di Marco Guerra - Città del Vaticano
Culle vuote, invecchiamento della popolazione e rinvio del progetto
genitoriale in età sempre più avanzata. La denatalità in Italia ormai è
diventata un’emergenza cronica che rischia di minare la tenuta sociale del
Paese. A certificarlo nuovamente è l’ultimo rapporto annuale dell’Istat
presentato venerdì che, fra le altre cose, mette a fuoco l’andamento
demografico della popolazione.
Nuovo calo delle nascite
Secondo i dati provvisori per il primo trimestre 2022, a marzo il calo
delle nascite raggiunge il suo massimo (-11,9%) rispetto allo stesso mese
dell’anno precedente, pari a circa 10mila bimbi in meno in termini di cifre
assolute. Un trend drammatico che prosegue da almeno 10 anni e che è stato
accentuato dalla pandemia. "Il crollo delle nascite si è protratto nei
primi sette mesi del 2021 per poi rallentare verso la fine dell'anno",
rileva l'Istat nel capitolo "Le conseguenze demografiche" del
Rapporto Annuale 2022. L’Istituto di statistica sottolinea che "Spagna e
Italia non hanno ancora recuperato il calo della natalità del 2020”, mentre “in
Francia, dopo la riduzione osservata tra il 2015 e il 2020, nel 2021 le nascite
sono state 3 mila in più. In Germania, a un calo dei matrimoni nel 2021, è
corrisposto un balzo del numero dei nati, il piu' alto dal 1997".
Perso oltre un milione di abitanti in 8 anni
In Italia la diminuzione complessiva delle nascite è attribuibile
prevalentemente al calo dei nati da coppie di genitori entrambi italiani, pari
a 313 mila e 700 nel 2021, oltre 147 mila in meno rispetto al 2011. Ma
anche i nati da genitori entrambi stranieri (80 mila nel 2012) diminuiscono
fino a 56 mila e 700. La popolazione italiana continua così a diminuire dal
2014 per via del saldo naturale negativo non compensato dall’apporto delle
migrazioni. Al primo gennaio 2022 la popolazione è scesa a 58 milioni 983mila
unità, cioè 1 milione 363mila in meno nell’arco di 8 anni.
Rinvio della maternità
La denatalità è causata anche dal fenomeno del rinvio della maternità, che
si accentua di anno in anno. Rispetto al 1995 l’età media al parto aumenta di
oltre due anni, arrivando a 32,2 nel 2020. Nello stesso periodo cresce anche, e
in misura ancora più marcata, l’età media alla nascita del primo figlio, che
raggiunge 31,4 anni. Nel 2021 il numero medio di figli per donna è di 1,25 in
leggero recupero rispetto all’1,24 del 2020. Di conseguenza continua anche
l’invecchiamento della popolazione. Ad oggi, gli over 65 sono pari al 23,8%
della popolazione totale. Nel 2042 saranno quasi 19 milioni, il 34% della
popolazione. I grandi anziani (80 anni e più) superano i 4,5 milioni mentre la
popolazione con almeno cento anni raggiunge le 20mila unità, valore
quadruplicato negli ultimi vent’anni.
Nuova composizione delle famiglie
Il presidente dell’Istat Gian Carlo Blangiardo ha riferito che la nuzialità
ha mostrato segnali di ripresa nel 2021 e, ancor più nei primi mesi del 2022,
non riuscendo tuttavia a tornare ai livelli del 2019. “Il calo dei matrimoni, e
la conseguente diminuzione di nuovi coniugi, ha ristretto il numero di
potenziali genitori”. Un’altra tendenza degna di nota è il cambiamento della
composizione delle famiglie, con le persone sole che sono la tipologia
prevalente e hanno superato le coppie con figli. L'Istat prevede che entro il
2045 queste ultime potrebbero essere sorpassate anche dalle coppie senza figli.
Padre Vianelli (Cei): relazioni più precarie
“La Chiesa italiana recepisce questo dato nel contesto della nostra
attenzione che ormai abbiamo chiara da anni dal punto di vista pastorale. La
mancanza di figli è frutto della mancanza di progettualità e della precarietà
sia economica che affettiva”, così padre Marco Vianelli, direttore
della Pastorale della famiglia della Cei commenta per Vatican News l’ultimo Rapporto
annuale Istat. Per padre Vianelli la società italiana deve quindi lavorare sia
sull’elemento economico sia su quello culturale. “L’assegno unico è un primo
segnale di investimento sui chi fa i figli” dice, per poi puntare i riflettori
sulle relazioni: “Causa il lavoro e la fluidità di questo tempo i legami sono
molto più fragili, mentre per fare un figlio - che è un per sempre nella
carne - c’è bisogno di una qualità relazionale molto più significativa, per
questo penso all'ultimo documento che il Dicastero della famiglia ha elaborato
per accompagnare le coppie”.
Allenza tra generazioni
Secondo padre Vianelli
la voglia di famiglia resta, i giovani di oggi vedono nel nucleo famigliare di
origine un caposaldo, molto di più rispetto ai giovani degli anni Settanta e
Ottanta che la contestarono da un punto di vista ideologico. Tuttavia “è un
valore sempre meno incarnato – spiega il religioso - perché incontrando i
giovani si percepisce che la data di quando vorranno mettere su una famiglia
loro viene sempre procrastinata, questa è una sfida da accompagnare”. Infine il
direttore della Pastorale famigliare si sofferma sul tema della crescente
solitudine “che rientra nel tema della precarietà delle relazioni”. “Bisogna pensare
a future pastorali per ridare aggregazione e accorciare le distanze tra le
persone – prosegue –. L'altro elemento importante sono gli anziani, oggi i
giovani crescono con i nonni e dunque la sfida è una nuova alleanza tra le
generazioni per ritrovare una luce in questo dialogo”. “Sicuramente - conclude
padre Vianelli - il tema della cura, della solitudine e delle relazioni sono
ambiti pastorali che sfidano la Chiesa”.
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