e pochi controlli
Parla il direttore
dell’Osservatorio dell’Iss, Scafato: «Sono 800 mila i consumatori dannosi, che
avrebbero bisogno di un trattamento. Spesso i genitori sono i primi a
normalizzare certe 'abitudini'» «Non esistono quantità sicure per la salute e
la sicurezza; lo slogan che recita 'bevi responsabilmente' non ha senso. Sotto
i 25 anni consumare certe bevande è nocivo allo sviluppo e all’evoluzione del
nostro cervello
- di DOMENICO MARINO
«Il 10% di tutti gli
accessi al pronto soccorso in Italia per problemi alcolici, sono di minori. I
binge drinkers, quanti cioè bevono smodatamente per ubriacarsi, sono
moltissimi. Fondamentale capire se lo fanno in maniera regolare o solo per un
giorno. Risultano circa 800 mila consumatori dannosi, alcol dipendenti, che
avrebbero bisogno di un trattamento, ma solo 64mila, cioé appena l’8%, sono in
cura. Quindi il Servizio sanitario nazionale ignora il 92% di quanti hanno
necessità di seguire un percorso terapeutico ». Parla con la fermezza e la
lucidità dello scienziato, Emanuele Scafato, direttore dell’Osservatorio
nazionale Alcol dell’Istituto superiore di sanità (Iss). Lo specialista insiste
sulla creazione di una rete per la gestione del problema e suggerisce
d’iniziare dall’agenzia educativa principale: i genitori. «Se si comincia a
parlare adeguatamente dell’alcol già quando sono bambini – dice –, nel momento
in cui si arriva all’adolescenza, e tutto è trasgressione, hanno una
consapevolezza che li aiuta a comportarsi. Invece, spesso, i genitori sono i
primi a normalizzare l’uso di alcol in ambito familiare, ignari del rischio di
quel bicchiere». Poi un suggerimento per nulla scontato: «Bisogna fare in modo
che la prevenzione sia erogata da chi si occupa di salute pubblica, evitando
che portatori d’interessi possano farsi carico di interventi, creando evidenti
conflitti d’interesse», sigilla il professor Scafato. Anche perché «non
esistono quantità di alcol sicure per la salute e la sicurezza». Lo slogan 'bevi
responsabilmente' «non ha nessun senso, così come sono fake news quelle che
indicano il vino che fa 'fare buon sangue' o l’alcol che sarebbe artefice di
successi sociali o sessuali. Sotto i 25 anni, in particolare, l’alcol è nocivo
al cervello, al suo sviluppo razionale e alla sua evoluzione in senso sapiens».
Alcol e minorenni «è un binomio che non sta in piedi in qualunque posizione si
provi a sistemarlo»: lo conferma Scafato denunciando un problema tanto serio
quanto diffuso e sottovalutato. Perché, ancor di più con la bella stagione, si
moltiplicano gli open bar che vendono alcolici d’ogni genere senza dare nessun
peso all’età dei consumatori. Il business, malato, schiaccia salute e tutela,
anzitutto dei più piccoli. Eppure, una legge del 2017, ha stabilito il divieto
di vendita e somministrazione di bevande alcoliche ai minori di anni 18. È un
reato somministrare bevande alcoliche a minori di 16 anni, mentre è considerato
solo un illecito amministrativo la somministrazione ai ragazzi tra 16 e 18 anni.
Nessun commento:
Posta un commento