AL PARI DEL LEGALE
Differenza tra autodeterminazione e autorealizzazione «per il bene»
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di MAURO COZZOLI*
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Non perde
intensità in Italia il dibattito, anche acceso, provocato dal ricorso ai
vaccini per far fronte alla pandemia da Covid-19. E, per quanto alimentate da
settori no-vax assai minoritari, le tensioni sono forti e le contrapposizioni
persino rabbiose. Il motivo del contendere è dato dalla libertà da obblighi di
vaccinazione. La libertà è un bene, espressione dell’essere proprio della
persona: un bene-potere di scegliere e decidere, che la sapienza biblica
riconduce al disegno creatore divino: «Dio da principio creò l’uomo e lo mise
in mano al proprio volere » (Sir 15,14). La libertà è il potere della volontà,
facoltà spirituale insieme all’intelligenza, che fa dell’individuo umano un
essere sui iuris, dominus sui: 'padrone' di sé e delle proprie
azioni, e perciò responsabile. È questa l’autodeterminazione, espressione prima
della libertà, che si estrinseca nella scelta e nella decisione. Ma con cui la
libertà non coincide, come invece si tende a credere e a far credere oggi.
Una libertà
centrata sul potere di autodeterminazione è una libertà vuota e arbitraria.
Vuota perché non inverata da un ordine di beni e valori morali. Arbitraria
perché in balia dell’opinione, di 'quello che mi pare'.
La libertà
cresce e matura nel passaggio dall’autodeterminazione: libertà di scelta;
all’autorealizzazione: libertà morale. Libertà per il bene, che si lascia
vincolare dal bene: lo ricerca, lo vuole, lo adempie. Bene che non è fatto
dalla libertà. È fatto prima, da un ordine morale riconosciuto
dall’intelligenza e fatto proprio dalla volontà, che insieme costituiscono la
libertà.
Di questa
riduzione della libertà a mera autodeterminazione abbiamo riscontri molteplici
in prese di posizione di individui, opinion leader, associazioni, movimenti,
partiti, specie in merito a questioni eticamente sensibili. Ne è espressione
critica, altamente dissociativa, il rifiuto irragionevole di vaccinarsi da
parte di settori della popolazione, in nome della libertà di
autodeterminazione, disconoscitrice di ogni obbligo e responsabilità indotti
dal vaccino.
Prescindiamo
qui dalla responsabilità verso se stessi. Consideriamo la responsabilità verso
gli altri, rispondente al dovere di tutelare la salute altrui. Se è vero, come
la scienza dimostra, che il vaccino contrasta la diffusione del virus,
impedendo o anche solo limitando i contagi e le letali conseguenze, e che i
benefici della vaccinazione superano di gran lunga i rischi, allora – fatte
salve legittime controindicazioni mediche – vaccinarsi è un obbligo morale.
Obbligo tanto più grave quanto più contagiosa e nociva per gli altri può
risultare la vicinanza e l’interazione con essi. Obbligo che inizia da una
corretta e leale informazione sui vaccini.
Tale obbligo
può (forse) non diventare un dovere legale, per la complessità e
conflittualità delle situazioni, delle mediazioni e delle implicazioni che
l’imposizione giuridica può comportare. Resta però un dovere morale che non
obbliga per legge ma obbliga in coscienza, non obbliga davanti al legislatore,
ma obbliga davanti a Dio; la cui inadempienza può non essere un reato ma può
essere un male morale, un peccato.
La questione
etica dei vaccini complica due princìpi: il principio di autodeterminazione e
il principio del bene comune. Bene del 'noi tutti' uniti in società, che per
noi qui è il bene della salute pubblica: bene di tutti e di ciascuno nella
comunità di appartenenza. Due princìpi da coniugare insieme, indivisibilmente.
Un’autodeterminazione centrata su se stessa, indifferente al bene comune,
incurante del male arrecabile ad altri, è un’autoreferenzialità
moralmente colpevole. L’ordine morale non è meno vincolante di quello
legale. Non è ad libitum. «Vaccinarsi – ha detto il Papa
qualche giorno fa – è un dono d’amore per gli altri'. Anche l’amore ha i suoi
vincoli, il dono i suoi doveri. Essi non sono esigibili per legge. Non sono
però espressione di mero sentimento. Ma di una libertà che si lascia vincolare,
autodeterminare dall’amore.
*Teologo
moralista, Pontificia Università Lateranense
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