- Apro l’anima e gli occhi. Coscienza interiore e comunicazione è il nuovo libro dello psichiatra e scrittore Eugenio Borgna del quale anticipiamo un brano dalle 'premesse'. Pubblicato da Interlinea (pagine 112, euro 10,00). Il volume prende spunto dalla poetica del sacerdote rosminiano e poeta Clemente Rebora e in particolare utilizza, fin da titolo, un verso della poesia Tempo. L’idea di fondo è la riscoperta della vera anima della comunicazione che nasce sì dalle parole, ma soprattutto dal silenzio e dalla coscienza interiore.
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di EUGENIO BORGNA
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Si
comunica col linguaggio delle parole, che è la comunicazione verbale, e col linguaggio
del silenzio e della solitudine, degli occhi e degli sguardi, delle lacrime e
del sorriso, che è la comunicazione non verbale: le due grandi aree semantiche
della comunicazione. Negli svolgimenti tematici del discorso vorrei indicare
come queste due diverse modalità di comunicare si snodano in alcune
emblematiche condizioni di vita, e come dovremmo di volta in volta comportarci
al fine di renderle sempre più dotate di senso, e creatrici di umanità, e di
solidarietà, di sensibilità, e di gentilezza, di attesa, e di speranza, che si
intrecciano le une alle altre.
La
comunicazione è l’espressione del comunicare, e in vita non è possibile non
comunicare, la sola cosa che ci consenta di uscire dalla solitudine; ma è
necessario distinguere ancora due diverse forme di comunicazione: quella
razionale e astratta, estranea ai contenuti emozionali, e quella animata dalla
passione. Lo diceva Giacomo Leopardi: solo se la ragione si converte in
passione, diviene strumento di conoscenza, e di comunicazione. La comunicazione
razionale è quella che, nella vita quotidiana, si limita a trasmettere
cognizioni, e informazioni, con un’arida elencazione delle cose. La
comunicazione emozionale è quella che espone le cose con slancio, e con viva
partecipazione dialogica. Le stesse cose, esposte con freddezza, o con
passione, cambiano di significato, e si imparano con una diversa rapidità, e
anche con una diversa partecipazione interiore.
Una
bellissima poesia di Clemente Rebora (Tempo) è la premessa, la
fonte, delle mie riflessioni sulla comunicazione, e sulle sue metamorfosi, e
sono grato a Roberto Cicala, che è l’attuale editore delle più belle opere del
grande poeta rosminiano, di avermela proposta. Leggiamola insieme: Apro
finestre e porte – ma nulla non esce, non entra nessuno: inerte dentro, fuori
l’aria è la pioggia.
Gocciole
da un filo teso cadono tutte, a una scossa. Apro l’anima e gli occhi – ma
sguardo non esce, non entra pensiero: inerte dentro, fuori la vita è la morte.
Lacrime
da un nervo teso cadono tutte, a una scossa. Quello che fu non è più, ciò
che verrà se n’andrà, ma non esce non entra sempre teso il presente – gocciole
lacrime a una scossa del tempo.
Questa
fragile e umbratile riflessione sulla comunicazione interiore sgorga, così, da
questa emblematica poesia di Rebora. Ne ho sempre letto le poesie, e i testi
religiosi, che si intrecciano le une agli altri nei loro bagliori, e nella
loro arcana e ardente spiritualità. I versi, che parlano dell’anima e degli
occhi, colgono le radici della comunicazione, di ogni comunicazione, non solo
in psichiatria, ma nella vita. Nell’ultima strofa il tempo, che è il titolo
della poesia, rinasce nel suo germogliare e nel suo svanire. Nel riflettere
sulla coscienza interiore, sull’interiorità, come premessa alla conoscenza e
alla comunicazione di quello che noi siamo nei nostri pensieri e nelle
nostre emozioni, vorrei ricordare quello che sant’Agostino ha scritto sulla
conoscenza di sé, in una ( De vera religione) delle sue grandi
opere teologiche e filosofiche. Le sue parole celeberrime sono: «Non uscire da
te stesso, rientra in te, nell’interiorità dell’uomo risiede la verità». La mia
domanda è questa: ci conosciamo, meditiamo, sappiamo isolarci dalle nostre
impressioni immediate, dedichiamo tempo e pazienza indispensabili a conoscere
le sorgenti profonde, e non solo quelle superficiali, dei nostri gesti e delle
nostre azioni, delle nostre emozioni e dei nostri pensieri?
Non
c’è bisogno di essere psicologi, e psichiatri, per giungere a
conoscere quello che noi siamo nella nostra vita interiore. Ci
sono libri che ci aiutano in questo, e che non sono solo di
matrice psicologica, ma anche di matrice poetica. Le poesie di
Giacomo Leopardi, e anche quelle di Clemente Rebora, sono nutrite di
una profonda interiorità e ci aiutano nel conoscere la nostra
interiorità. Sì, ci sono attitudini personali nel seguire il
cammino misterioso che porta alla conoscenza di sé, ma siamo
(tutti) chiamati a conoscere le nostre emozioni, e quelle delle
persone che la vita ci fa incontrare, se vogliamo comunicare con noi
stessi e con gli altri. Cose non facili, che si devono nondimeno tenere
presenti, se vogliamo dare un senso alla nostra vita e conoscere quello di cui
gli altri hanno bisogno, e che non hanno magari il coraggio di chiedere. Siamo
circondati da persone, che non conosciamo nella loro fragilità e nella loro
delicatezza, e che dovremmo sapere riconoscere. Una straordinaria filosofa
francese, Simone Weil, autrice di libri di una indicibile bellezza e di una
radicale profondità, morendo a poco più di trent’anni, ha scritto: «Ogni essere
grida in silenzio per essere letto altrimenti. Non essere sordo a queste
grida». Quando conosciamo una persona non dovremmo mai dimenticare queste
parole.
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