-
di Massimo
Recalcati
Si possono
individuare due matrici fondamentali di quella deviazione mentale che possiamo
definire con il termine complottismo, ossia la tendenza ad immaginare azioni
malvagie ordite e compiute da altri in maniera organizzata per colpire una
comunità, un paese, un popolo o la nostra stessa libertà individuale. Entrambe
queste matrici si riferiscono ad un funzionamento infantile del pensiero. La
prima è quella dell’animismo; la seconda quella del meccanismo di proiezione.
La prima definisce un atteggiamento magico-superstizioso, tipico dei popoli
primitivi, che consiste nell’attribuire intenzionalità — anima — agli eventi
della natura che, in particolare, rivelano la nostra impotenza: una tempesta o
una siccità non sono semplici fenomeni naturali, ma manifestazioni di una
volontà soprannaturale. L’esito è quello di attribuire un senso recondito a
qualcosa che in sé non ne ha alcuno.
Dietro una
pioggia insistente che danneggia i raccolti si può così leggere l’intenzione di
entità superiori che puniscono ( o anche compensano interrompendone la
calamità) gli esseri umani per le loro azioni. L’impotenza dell’uomo a
governare la natura trova nel pensiero animista una sorta di rifugio
irrazionale e superstizioso. Non è difficile cogliere come questo atteggiamento
si possa rintracciare nelle tendenze complottiste del pensiero oggi
particolarmente attive: quando l’umano è confrontato a qualcosa che lo sovrasta
e che scompagina il senso ordinario delle cose, egli può tendere a fantasticare
l’esistenza di causalità misteriose per ricostruire in qualche modo la trama
lacerata del senso.
La seconda
matrice infantile del pensiero complottista consiste nel meccanismo della
proiezione. Con questo meccanismo, come ha mostrato Melanie Klein, il bambino
reagisce ad eventi ostili. Per esempio, se urtando una sedia si fa del male,
egli tende ad attribuire alla sedia una cattiva volontà apostrofandola: “cattiva!”,
“ brutta!”. In questo caso la proiezione rivela chiaramente la sua finalità
difensiva: il bambino anziché subire passivamente il dolore provocatogli
dall’urto con la sedia attribuisce proiettivamente alla sedia una
intenzionalità malevola. Invece di rimproverarsi per non essere stato
sufficientemente accorto nell’evitare la sedia, egli immagina che essa si sia
messa volontariamente di traverso. Più di preciso, il meccanismo psichico della
proiezione esteriorizza quei moti pulsionali che il bambino avverte come una
sorta di minaccia interna poiché sovrastano la sua capacità di padroneggiarli.
Accade, per esempio, anche nelle zoofobie. La paura del cavallo del piccolo
Hans — studiato da Freud — è, in realtà, la proiezione della sua angoscia di
fronte al carattere ingovernabile della pulsione sessuale e, più in generale,
della vita stessa. Questa proiezione si rivela efficace nel difendere il
soggetto perché trasforma l’indeterminatezza dell’angoscia che non ha un
oggetto definito, in paura verso un oggetto definito. Mentre, infatti,
l’angoscia è diffusa e paralizzante in quanto, appunto, manca di un oggetto
definito, la sua localizzazione esterna in un oggetto pauroso — il cavallo —
consente di circoscriverla e di disinnescarla. È il vantaggio notevole
procurato dalla fobia: evitando l’oggetto della paura si neutralizza l’oggetto
dell’angoscia.
L’evento-Covid
è stato ed è ancora straordinariamente potente nel provocare angoscia insieme
ad un profondo sentimento di impotenza poiché il virus si è rivelato una
presenza maligna impossibile da localizzare e, dunque, presente minacciosamente
ovunque. Di qui la mobilitazione delle più forti tendenze animiste e proiettive
dalle quali deriva il pensiero complottista. Animismo e proiezione sorgono
sempre dalla constatazione dell’impotenza dell’essere umano e dalla sua
difficoltà a riconoscere la propria inadeguatezza di fronte all’imponderabile.
Nel caso della pandemia la strategia fobica (distanziamento sociale, misure
igieniche, comportamenti prudenti, ecc) si è rivelata insufficiente ed ha
suscitato in molti una regressione complottista del pensiero. La fantasia che
dei oscuri (grandi interessi finanziari, industrie farmaceutiche, trame
politiche, alleanze internazionali, minaccia cinese) possano alimentare la
credenza in un virus fasullo, prolungando le legislazioni autoritarie
emergenziali che privano i cittadini dei loro diritti fondamentali, è un chiaro
esempio di pensiero proiettivo di tipo animista. Invece di affrontare
consapevolmente la precarietà oggettiva della nostra condizione che il Covid ha
messo drammaticamente rilievo, appare meno angosciante attribuire questo incubo
a forze oscure che come le potenze sovrannaturali dell’uomo primitivo scorazzano
nel mondo generando disastri e godendo della cattiva sorte dell’uomo. Invece di
rafforzare un difficile legame di fratellanza nell’ora più buia della tempesta
della malattia, meglio ricorrere alla proiezione paranoide che ci tutela dal
compiere un gesto di oltrepassamento del proprio Ego in nome del bene comune.
Individuando nella volontà igienista della vaccinazione di massa la perfidia di
uno Stato sadico al servizio del sistema e del potere, il complottismo preserva
l’innocenza del bambino di fronte alla sedia che lo colpisce ingiustamente o
quella dell’uomo primitivo che attribuisce la tempesta o la siccità alle forze
sovrumane di dei senza pietà.
Nessun commento:
Posta un commento