Giornata dei Poveri
-Vangelo della XXXIII domenica del Tempo Ordinario - Anno C -
Dal Vangelo di Luca
(Lc 21, 5-19)
In quel tempo,
mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni
votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà
lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono:
«Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando
esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare.
Molti, infatti, verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è
vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni,
non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito
la fine».
Poi diceva loro: «Si
solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi
luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e
segni grandiosi dal cielo. Ma prima di tutto questo metteranno le mani su di
voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni,
trascinandovi davanti a re e governatori, a causa del mio nome. Avrete allora
occasione di dare testimonianza. Mettetevi dunque in mente di non preparare
prima la vostra difesa; io vi darò parola e sapienza, cosicché tutti i vostri
avversari non potranno resistere né controbattere.
Sarete traditi
perfino dai genitori, dai fratelli, dai parenti e dagli amici, e uccideranno
alcuni di voi; sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma nemmeno un
capello del vostro capo andrà perduto. Con la vostra perseveranza salverete la
vostra vita».
«IO VI DARÒ PAROLA E SAPIENZA»
Commento di don
Pietro Roberto Minali
Quante
volte leggiamo le parole di Gesù sul giudizio e sulle persecuzioni come se non
ci riguardassero! Eppure, la persecuzione dei cristiani è oggi sempre più
violenta e spesso ci raggiunge direttamente, quando veniamo condannati perché
rifiutiamo un pensiero che fa a meno di Dio. Come sono preziose, allora, le
parole di Gesù, che ci dice che queste prove devono accadere: sono i dolori del
parto della storia in cammino verso il suo orizzonte certo, che è la
beatitudine eterna. E mai ci verrà meno il sostegno del Signore che promette:
«Io vi darò parola e sapienza» (Vangelo). L’orizzonte è quello della
beatitudine eterna, ma questo non significa disimpegno dalla realtà del mondo,
come quei cristiani di Tessalonica che vivevano «senza fare nulla e sempre in
agitazione» (II Lettura). Al contrario, quest’orizzonte dà valore e senso al
nostro impegno: lavorando perché scompaiano superbia e ingiustizia, permettiamo
all’amore e alla verità del Vangelo di permeare la storia. La certezza che il
«sole di giustizia» sorgerà con raggi benefici (I Lettura) ci dona forza per
vivere appieno questa nostra responsabilità di cristiani, di testimoni autentici
del Vangelo.
La povertà di Cristo ci rende ricchi
Il
Messaggio di papa Francesco per la 6a Giornata Mondiale dei Poveri più che in
altre occasioni ci ricorda che la preghiera per i poveri comporta anche la
“contemplazione” della povertà. Perché, sia chiaro, quello che ci deve
scandalizzare non è la povertà, la sobrietà dei mezzi, la mancanza di
abbondanza, che è spesso mancanza del superfluo. Quello che deve scandalizzarci
è la miseria, che è altro dalla povertà. Essa, dice il Messaggio, è «figlia
dell’ingiustizia, dello sfruttamento, della violenza e della distribuzione
ingiusta delle risorse. È la povertà disperata, priva di futuro, perché imposta
dalla cultura dello scarto che non concede prospettive né vie d’uscita».
Torna
alla mente una riflessione che padre David Maria Turoldo faceva nei lontani
anni Settanta del secolo scorso, davanti ai danni provocati da un disordinato
sviluppo economico, ma anche memore degli anni della dignitosa povertà
contadina della sua infanzia friulana (di cui ci ha lasciato una testimonianza
nel film «Gli ultimi» del 1963). Padre David osservava: forse abbiamo sbagliato
tutto! Abbiamo combattuto la povertà. Ma la povertà è dignitosa, è un valore.
Quello che avremmo dovuto combattere è la miseria. Sia chiaro, ogni vera
contemplazione per il cristiano richiede anche un’azione. Il testo di
riferimento della Giornata: Gesù Cristo si è fatto povero per voi (cf. 2Cor
8,9), presentandoci «il grande paradosso della vita di fede: la povertà di
Cristo ci rende ricchi» ci dice anche chi è il suo discepolo: chi come lui si
fa povero per i fratelli, chi per amore si è fa servo obbediente, fino a morire
in croce, chi per amore si fa “pane di vita” perché nessuno manchi del
necessario...
Essere
discepoli di Gesù non è una scelta facile, ma non c’è altra via: è farsi poveri
come lui, che per amore ha condiviso tutto, fino al dono della vita, perché «i
poveri siano liberati dalla miseria e i ricchi dalla vanità, entrambe senza
speranza».
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