sul podio dei prof
«Ecco la mia ora di Religione»
-
di PAOLO FERRARIO
Professoressa,
che significato attribuisce a questo premio?
L’ho
dedicato a tutti gli insegnanti di Religione che lavorano nella scuola con
grandi sacrifici, ma anche ai miei alunni.
Quale
progetto riconosce?
Quello
della web radio scolastica “Ra-dio Panetti: un altro modo di fare scuo-la”,
ideata 16 anni fa da mio marito e che, da dieci anni, vede anche la mia attiva
collaborazione.
Di
che cosa si tratta?
Di
una radio che è anche un modello scolastico, che punta al protagonismo dei
ragazzi, divisi in vere e proprie redazioni giornalistiche. Con loro lavoriamo
sui contenuti ma anche sulla gestione delle emozioni e sulla scoperta dei
talenti. È un modo di fare scuola orientata allo studente e al benessere
generale in classe. Una scuola che mette l’umanità degli alunni prima di voti e
programmi. Che, tra l’altro, non esistono più da decenni.
A
chi si ispira il vostro modello?
Alla
formazione integrale della persona, di cui ha parlato papa Francesco: testa,
cuore e mano. Un modello che ho trasportato anche nelle mie ore di Religione.
In
che modo?
Nel
senso che lavoriamo per progetti e non per singoli argomenti. Perché l’ora di
Religione non è il momento in cui, come tanti dicono, si parla dei “problemi”
dei ragazzi. Serve un salto di qualità che, per la verità, tantissimi docenti
stanno compiendo e non da ora. Si tratta di fare entrare il mondo nell’ora di
Religione, per aiutare gli alunni a decodificarlo e a non sentirsi indifesi
quando escono fuori. Cerco di portare l’esperienza cristiana nella scuola per
far vedere come la Chiesa interagisce con il mondo e che proposta ha da
offrire.
Qual
è la risposta dei ragazzi?
Se
guardiamo ai numeri, direi buona. Nelle mie classi ho il 96% di alunni che si
avvalgono dell’insegnamento. Con loro cerco di leggere e interpretare tutto ciò
che avviene nel mondo, secondo un progetto deciso insieme all’inizio dell’anno.
L’obiettivo è abituare i ragazzi all’esercizio del pensiero critico e ad
argomentare rispetto a questioni, come per esempio quelle legate alla bioetica,
che sto trattando con i ragazzi più grandi, di quinta. E a confrontare le loro
posizioni con quelle della Chiesa.
Con
quali obiettivi?
Togliere
di mezzo tanti pregiudizi che si hanno sulla Chiesa, per avvicinare gli
studenti a un’esperienza ecclesiale che vedono, il più delle volte, in maniera
negativa. I ragazzi sono in ricerca e a noi tocca il compito di intercettare
questo loro desiderio di Dio, entrando in dialogo. Anche attraverso la
testimonianza del nostro essere insegnanti, capaci di ritessere i fili delle
esistenze che abbiamo in mano ogni giorno.
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