Il rinnovamento nel senso della relazione e del patto educativo, ma anche
l’importanza di ‘dare un'anima’ alle nuove tecnologie così come il contributo
delle scuole paritarie, al centro dell’intervista con il cardinale Giuseppe
Versaldi
di Debora Donnini – Città del Vaticano
Un forte
incoraggiamento è quello che rivolge al mondo della scuola stamani il cardinale
Giuseppe Versaldi, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica. Ieri,
infatti, alla Messa a Casa Santa Marta il Papa ha chiesto di pregare per gli
insegnanti, molto impegnati per fare lezione via Internet, e per gli studenti,
che sempre a causa della pandemia “devono fare gli esami in un modo nel quale
non sono abituati”:
R. - L'augurio è quello di sapere cogliere questa
occasione per rinnovarsi e anche per rivedere alcuni aspetti, cioè il fatto che
la scuola sia, come dice sovente il Papa, una comunità educativa dove conta
certamente il contenuto dell'insegnamento, ma ancor di più conta la relazione
che si stabilisce tra insegnanti e studenti. Una relazione che deve essere da
parte degli insegnanti di cura e di rispetto dei giovani e, da parte degli
studenti, di rispetto e di apertura verso gli insegnanti come una generazione
più avanti della loro, che trasmette dei valori e dei contenuti non solo
tecnico-scientifici ma soprattutto umani.
La Chiesa vuol mettersi al servizio e la
Congregazione per l'Educazione Cattolica quindi rivolge un augurio,
innanzitutto a tutte le scuole cattoliche. Abbiamo nel mondo più di 61 milioni
di studenti, dalle materne fino all'Università, che aderiscono a questa offerta
che la Chiesa cattolica fa. L’augurio è di essere capaci di questo rinnovamento
come un salto in avanti. L’augurio si rivolge anche a tutte le altre scuole non
cattoliche, statali e anche di altri orientamenti, perché possono veramente
ispirarsi a quei valori umani, e per chi crede anche religiosi. L'augurio è per
tutti e insieme camminiamo per uscire da questa crisi, ma non per tornare come
prima ma migliori di prima.
In questo
momento è emerso, proprio davanti alle difficoltà, l’impegno che è stato messo
per cercare di andare avanti …
R. - Le nuove tecnologie si rivelano quanto mai
provvidenziali. Quindi, è un’occasione sia per usare le nuove tecnologie, sia
per animarle, 'dargli un’anima', che permetta una relazione interpersonale e
non solo tecnica.
Questa
pandemia ha costretto anche al rinvio dell'evento mondiale sul tema “Ricostruire il patto
educativo globale”, voluto dal Papa e previsto per il prossimo 14 maggio,
che invece si terrà tra l'11 e 18 ottobre. Anche questo è un appuntamento
importante che terrà conto anche di quanto avvenuto in questi ultimi mesi?
R. - È proprio questa crisi che ci costringe ad
una riflessione per evidenziare ancora di più la necessità di un patto tra
tutte le componenti che svolgono il loro compito in questo campo così
importante dell'educazione, perché si tratta dell'avvenire dei giovani, dalla
scuola materna fino all’università, degli insegnanti della generazione più
avanzata e delle famiglie: un mondo quasi globale che deve stringere questo
patto e avremo modo, quindi, di prepararci meglio.
C’è poi
attenzione per la sostenibilità delle scuole paritarie che, in questo momento,
sono a rischio
R. - Certo, è un punto importante. Le scuole
paritarie, cattoliche e non cattoliche, comunque fanno un servizio pubblico. Si
tratta di scuole non statali ma che comunque fanno un servizio pubblico - come
anche le scuole pubbliche - per la famiglia e per i giovani. Quindi, sono anche
la salvaguardia di quel pluralismo dell'offerta educativa che è a fondamento
della democrazia perché se c'è una sola opzione, le famiglie sono meno libere
di scegliere. Quindi, pur con tutte le dovute condizioni, la scuola paritaria è
un pluralismo che allarga la libertà di scelta e migliaia e migliaia di
studenti di tutti gli ordini che frequentano le scuole cattoliche, sono un
aiuto che la Chiesa dà alle famiglie ma anche allo Stato che viene alleggerito.
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