L’Istituto Toniolo: più timori sul futuro, ma si riscopre
il valore proprio e degli altri
I dati dell’indagine mostrano una generazione che considera
la pandemia una frattura nei percorsi individuali e collettivi
di ALESSANDRO ROSINA*
C’è un mondo nuovo da costruire dopo la crisi sanitaria. La
pandemia, con i suoi rischi e le sue implicazioni ci costringe a farlo,
forzandoci a rimettere in discussione molti dei punti di riferimento su cui era
costruita la nostra quotidianità passata in termini di vita privata, sociale,
scolastica, lavorativa. Ma questo tempo e questa prova possono essere
trasformati in un’opportunità unica per guardarci individualmente dentro e
guardare collettivamente oltre. La crisi ci dice, al massimo, cosa non possiamo
più essere e fare, ma sta a noi decidere cosa diventare dopo questa esperienza.
La Bibbia è piena di momenti di passaggio, di abbandono di un luogo e di una
condizione per assumere l’impegno di un nuovo inizio. La Pasqua stessa ha alla
base un desiderio di rinnovamento che trasforma quello che la realtà ci
presenta come un fallimento o una perdita in rinascita che apre nuovi orizzonti
di senso e di valore.
Nel nuovo orizzonte saranno soprattutto i giovani a dover
riprogettare le proprie vite, a dare spinta e direzione a un nuovo percorso
comune. L’indagine promossa dall’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo,
condotta da Ipsos a fine marzo, aiuta a capire come le nuove generazioni
interpretano questo passaggio collettivo e come si inserisce nel loro passaggio
verso la vita adulta. I dati ci dicono che se, come evidenziato in
varie ricerche passate, le generazioni italiane presentavano una forte incertezza
nei confronti del futuro, il nuovo scenario creato dalla pandemia ha aggiunto
un ulteriore strato di incertezza, che può scendere in profondità e diventare
insicurezza se non gestito nel modo adeguato.
È importante notare come la crisi sanitaria non sia
considerata solo una emergenza temporanea a cui resistere per tornare a vivere
come prima, ma venga letta come una disconti- nuità nei percorsi
individuali e nei modelli sociali e di sviluppo. Conta quindi come
verrà gestita l’emergenza ma anche le premesse poste come prospettive
sul dopo. L’adozione da parte del Governo di misure eccezionali di
interesse generale e la situazione di emergenza da affrontare in modo compatto – nonostante qualche improvvisazione e
contraddizione – portano gli intervistati a rafforzare più che a ridurre
la fiducia nell’esecutivo: a fronte di un 27,3% che afferma di aver rivisto al
ribasso il giudizio, il 29,7% lo ha invece migliorato. Più critico risulta,
invece, il giudizio verso i partiti: il 40% ha accentuato la sua visione
negativa nei loro confronti. Evidentemente, in un momento così grave, a essere
apprezzate più che divisioni e strumentalizzazioni sono le posizioni
responsabili.
Del resto, la prova che l’Italia deve affrontare richiede
fiducia e responsabilità da parte di tutti, cittadini e istituzioni. Forti
sono, infatti, le preoccupazioni sulla tenuta del Paese e sulle condizioni
sociali. Quasi due giovani su tre si aspettano conseguenze complessivamente
negative, soprattutto sulla dimensione economica e occupazionale. Ma inquietano
anche le possibili ricadute sul reddito delle famiglie, sulla tenuta del
welfare pubblico e sull’inasprimento delle diseguaglianze. Se gli intervistati
intravedono aspetti positivi sul campo delle nuove tecnologie (smart working,
commercio online, competenze digitali), meno chiaro è come evolverà lo scenario
rispetto alle relazioni sociali e alla cura del bene comune. Ma proprio su
questi aspetti si giocherà la differenza tra un Paese che dimostra di avere
risorse personali e collettive per guardare oltre i limiti del passato e
rigenerarsi e uno invece che si accontenta di adattare il declino a una nuova normalità. Gran
parte dei giovani intervistati sembra voler scommettere sulla prima opzione.
Prevalgono decisamente, infatti, gli intervistati che dicono che in questo
periodo hanno scoperto di poter contare maggiormente su sé stessi e sugli
altri, di sentirsi più capaci di far fronte a cambiamenti e riconoscere nuove
opportunità, di dar maggior valore alla vita. Questa energia positiva può
diventare la miglior spinta del Paese per un nuovo inizio.
*Coordinatore
scientifico dell’Osservatorio Giovani Istituto Toniolo
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