I riti perduti per diventare grandi
Salutare le maestre e visitare la nuova scuola:
tutte “cerimonie” che quest’anno non si potranno fare .
Prima riunione del
Comitato di esperti dell’Istruzione: la priorità è svolgere la Maturità nelle
classi.
Pierpaolo Triani,
pedagogista dell’Università Cattolica: «Sono
momenti importanti per gli alunni, ma anche per le stesse insegnanti. Un
intreccio di relazioni che andrà ben curato anche via web».
di PAOLO
FERRARIO
Forse è la volta buona che anche i bambini, chiusi in casa da cinquanta giorni, ricevano l’attenzione che meritano. All’inizio della prossima settimana, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, incontrerà i membri del Tavolo di lavoro parlamentare “Bambine e bambini”. «Senza dubbio evidenzieremo la necessità di inserire nella task force la figura di un tecnico esperto sui temi ed i bisogni dei più piccoli – si legge in una nota –. Insisteremo perché, sulla scia di tanti esempi che l’Europa ci sta mostrando, si parli in maniera concreta della riapertura delle scuole e degli asili e nidi: su questo fronte non è importante comprendere solo le tempistiche, ma soprattutto le modalità con cui si intende arrivare ad una riapertura in sicurezza, per gli studenti, gli insegnanti e gli educatori».
Di questo si è parlato, ieri, durante la prima riunione del Comitato di esperti, nominato dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina e presieduto da Patrizio Bianchi. «Lavoreremo con rapidità», ha assicurato Bianchi, che ha riconvocato il gruppo dei diciotto esperti per martedì prossimo. Due le priorità indicate dalla Ministra: sostenere le famiglie coinvolte dalla chiusura delle scuole e lavorare per garantire gli Esami di Stato del secondo ciclo, «che noi auspichiamo si facciano in presenza», ha ribadito Azzolina.
Tra le “cose perdute” nell’emergenza coronavirus,
anche tanti piccoli, ma fondamentali riti di passaggio che contraddistinguono
la crescita di bambini, adolescenti e giovani. In queste settimane,
l’attenzione è tutta puntata sulla Maturità, con i candidati che, a ragione,
chiedono un «esame vero», che rappresenti, come per le generazioni passate e
quelle che verranno, l’ingresso nell’età adulta. Ma i bambini? Anche loro hanno
bisogno di segnare il cammino fatto e traguardare i nuovi orizzonti, attraverso
la celebrazione di questi momenti di passaggio. A ciò servono, per esempio, le
visite alla scuola primaria dei bambini dell’ultimo anno della materna, che,
con qualche mese di anticipo, prendono contatto con la “nuova scuola” e
conoscono le insegnanti. E lo stesso vale per il passaggio dalla scuola
dell’infanzia alla primaria e da questa alla secondaria di primo grado. C’è
bisogno di celebrare questi momenti di passaggio, di enfatizzarne la portata,
proprio per prepararsi meglio a compiere il tratto di strada successivo. Al
tempo del Covid-19, però, tutto è più complicato, “sterilizzato” dalla
necessità di garantire il distanziamento sociale. E, soprattutto, dal fatto che
le scuole sono chiuse. «Eppure si dovrà trovare i modi e le forme più indicate
per sottolineare questi momenti anche nell’era della pandemia globale»,
sottolinea Pierpaolo Triani, professore di Pedagogia generale
all’Università Cattolica. Padre di un’alunna di quinta primaria e di una
studentessa dell’ultimo anno delle superiori, il docente è dunque pienamente
coinvolto nell’attesa di ciò che sarà tra cinquanta giorni.
«Il fatto di non potersi incontrare, di non
poter celebrare tutti insieme questi passaggi è un’esperienza che
questa generazione si porterà dietro – riprende l’esperto –. Per questo diventa
ancora più importante trovare le forme più adatte, compatibilmente con
le misure di protezione,
per enfatizzare comunque questi momenti.
Soprattutto per i bambini più piccoli, l’insegnante dovrà studiare un
saluto personalizzato, su misura per ciascun alunno. Perché è importante che
ogni bambino si senta salutato dagli insegnanti, ma è altrettanto importante
che ciascun alunno possa a sua volta salutare. Penso che questo intreccio di
saluti vada ben curato anche attraverso le forme online».
Anche per i ragazzi più grandicelli, gli
adolescenti di terza media, questi momenti «non vanno fatti cadere».
Soprattutto per loro, che quasi certamente saranno privati del rito collettivo
dell’esame per il passaggio alla scuola superiore, sostituito dal giudizio del
consiglio di classe, l’accompagnamento degli adulti dovrà essere ancora
più attento e studiato. «Il momento del saluto finale è importante anche per i
professori», sottolinea Triani. Che guarda, con l’interesse dello studioso e
l’affetto del padre, anche al travaglio che stanno vivendo i candidati alla
Maturità 2020. I ragazzi ancora non sanno, con certezza, come sarà organizzato
l’esame. Se sarà anche scritto o soltanto orale. Se si svolgerà a scuola oppure
online ciascuno a casa propria. In ogni caso, «la notte prima degli esami ci
sarà anche per loro»', assicura il pedagogista. «Perché anche a questa età il
“rito” ha la sua importanza – ribadisce –. Anche se questi ragazzi la maturità
la stanno già vivendo. Costretti a cambiare vita, a ripensare il modo stesso di
“fare” scuola che, ormai lo sappiamo per esperienza, non equivale a “stare” a
scuola, la loro maturità la stanno già facendo. Come tutti gli italiani, del
resto. Pur la tragicità del momento, o forse proprio per questo, anche per i
candidati di quest’anno la Maturità sarà comunque un esame indimenticabile.
Mancherà forse il “rito sociale” legato allo svolgimento delle prove a scuola,
ma non la “narrazione sociale”. Che, a ben vedere, quest’anno è cominciata con
due mesi di anticipo, dato che se ne parla praticamente da quando le scuole
sono state chiuse. Perciò anche a loro va un grande “In bocca al lupo”, con la
certezza che si dimostreranno all’altezza della situazione. Anzi, lo stanno già
facendo».
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