22
aprile 2020 - 50.ma Giornata mondiale
della Terra all’insegna della speranza e dell’impegno per
ricominciare dalla crisi provocata dalla pandemia e immaginare nuovi stili di
vita sostenibili. L'Italia celebra l'avvenimento aprendo una "maratona
multimediale" live di 12 ore, con ospiti e collegamenti internazionali.
L'evento dedicato al Papa, nel quinto anniversario della "Laudato
si’"
di Roberta
Gisotti – Città del Vaticano
Sarà dedicata a Francesco, nel quinto anniversario
della Laudato si’, la 50ma Giornata mondiale della Terra, che aprirà le sue
celebrazioni proprio in Italia. "Siamo onorati dell'impegno” che il
Papa mette “nell'unire le persone sull'importanza della Terra in questo momento
così importante”, dichiarano Denis Hayes, fondatore dell'Earth Day e Kathleen
Rogers, presidente dell'Earth Day Network. “La sua Enciclica Laudato si'
sottolinea il potente rapporto che ognuno di noi ha con il nostro unico
Pianeta”.
Anniversario
di speranza oltre la pandemia
Organizzata la prima volta, il 22 aprile 1970, dal
movimento ambientalista Earth Day Network, la Giornata dedicata alla Madre
Terra - riconosciuta dall’Onu nel 2009 – vede l’adesione oggi di 75 mila
partner, in 193 Paesi, impegnati a promuovere a ogni livello la democrazia
ambientale. Un anniversario funestato quest’anno dalla pandemia del Covid-19,
che vede ormai decine di migliaia di vittime, centinaia di migliaia di malati a
ogni latitudine del mondo e miliardi di persone di ogni età e condizione
sociale a rischio di contagio, costrette a misure inedite di isolamento e di
distanziamento sociale.
Maratona
mondiale multimediale: un popolo un pianeta
Da qui la decisione di organizzare in questa
edizione 2020 una "Maratona mondiale multimediale" dal titolo #OnePeopleOnePlanet,
che verrà trasmessa in italia sul canale streaming Rai Play: 12 ore in diretta
dalle 8 alle 20, con testimonianze, performance artistiche, approfondimenti con
esperti, in collegamento con diversi programmi radiotelevisivi del servizio
pubblico oltre che dei Media Vaticani e di Tv 2000 e di altre emittenti
private. Ad animare la maratona saranno volti e voci note del giornalismo, del
mondo dello spettacolo, dello sport e della scienza. Non mancheranno
‘incursioni’ in molte località e centri di ricerca nel mondo per fare il punto
sulla salute del pianeta e i tanti inquietanti interrogativi su un futuro
sostenibile.
La
crescita della coscienza ambientalista
E’
trascorso oltre mezzo secolo da quegli anni ’60 che portarono, sull’onda delle
proteste giovanili nelle università americane, a riflettere sulle questioni
ambientali. Fu poi il disastro provocato dalla fuoriuscita di petrolio dal
pozzo della Union Oil al largo di Santa Barbara in California, tra gennaio e
febbraio del 1969, a maturare l’idea di unire le forze contro il degrado
ambientale: 20 milioni di cittadini degli Stati Uniti manifestarono il
loro dissenso dando vita alla prima Giornata della Terra. Da allora un
lungo cammino per allargare la consapevolezza ambientale nei popoli, che ha
avuto un’accelerata portata dagli effetti dei cambiamenti climatici, come
spiega Pierlugi Sassi, presidente di Earth Day Italia, esperto di
innovazione ed economia sociale:
R.
– Il nostro movimento nasce dalla discesa in piazza di 20 milioni di cittadini
americani, per lo più intercettando il movimento studentesco, che realizzarono
forse la più grande manifestazione per la tutela del pianeta fino ad allora mai
realizzata. Nacque l’Earth Day, che oggi mobilita miliardi di persone.
Quindi, dal punto di vista organizzativo siamo cresciuti tanto. E torniamo ad
avere un risveglio delle nuove generazioni, questa volta però non per
affermare dei principi quanto piuttosto per salvaguardare l’esistenza stessa
dell’umanità in un contesto in cui, come Papa Francesco ci ricorda, i
cambiamenti climatici rischiano di diventare irreversibili e la qualità della
vita sulla Terra rischia di diventare inaccettabile. Quindi giovani che
rivendicano l’urgenza di avere rispetto per la Terra perché anche loro abbiano
un pianeta vivibile: credo che sia uno scenario completamente diverso. E’
quindi cresciuta tanto, la sensibilità, forse anche per il nostro piccolissimo
contributo; ma certamente questa sensibilità è cresciuta anche perché si è
fatta drammatica l’emergenza climatica e tutte le crisi umanitarie che questa
comporta.
Papa
Francesco è stato decisivo nel creare questa coscienza globale con la sua
Lettera Enciclica Laudato si’, divenuto testo di riferimento non solo
per i credenti,
e noi come Earth Day Network, quindi come organizzazione mondiale,
abbiamo deciso di dedicare a lui l’apertura di queste celebrazioni.
Quest’anno
la Terra è invasa dal virus Covid-19: un’occasione forte in più per riflettere
su consumi, stili di vita … e che altro?
R.
– Sicuramente, non è venuto solo per fare danni, questo virus: ci ha costretti
ad interrompere un po’ questa corsa verso il nulla, che ci stava portando forse
a non considerare più tanti valori. Ri-apprezziamo il valore dell’uomo, delle
relazioni di cui oggi siamo per alcuni aspetti totalmente privati. Credo che la
centralità dell’uomo, la centralità delle relazioni, la bellezza della natura
siano fattori decisivi per la nostra piena realizzazione, per una realizzazione
integrale dell’uomo. Non dobbiamo pensare che, usciti da questo dramma – perché
tante persone stanno perdendo la vita e tante la stanno mettendo a rischio –
che l’obiettivo sarà quello di tornare indietro, rapidamente, il più
rapidamente possibile, ai vecchi modelli, ma dovrà essere quello di crearne di
nuovi che possano rimettere al centro l’uomo e la sua felicità. Non
mancano le discipline scientifiche che ci possono fare da riferimento, non
mancano le buone pratiche che ci possono fare da riferimento. Noi, con la
nostra Maratona, con il nostro grande impegno mediatico, cercheremo di mettere
in luce questo messaggio di speranza. Esistono modelli economici sani, che
hanno già dimostrato di funzionare e che superano il concetto di competizione e
speculazione esasperata per entrare in un clima di cooperazione e di ricerca
del bene comune.
Tra
i partner della Giornata è il Movimento dei Focolari, che da cinque anni
organizza a Roma, in collaborazione con Earth Day Italia, il Villaggio per la
Terra, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica con tante iniziative, che
quest’anno a causa dell’epidemia sono state convogliate nella Maratona
multimediale, per lanciare un messaggio speciale, come racconta con entusiasmo Antonia
Testa, focolarina, ginecologa dell’Ospedale Gemelli di Roma e docente
all’università Cattolica:
R.
– Sarà un messaggio straordinario. Noi, in realtà, come organizzatori del
Villaggio per la Terra, stavamo lavorando intensamente da un anno, sapendo di
questa ricorrenza del 50mo e sapendo le urgenze, le emergenze del nostro
pianeta e anche dell’anniversario importante dell’Enciclica Laudato
si’. Quindi il Villaggio per la Terra che stavamo preparando voleva essere
un altoparlante, voleva essere l’eco nel mondo di questi avvenimenti.
L’emergenza Covid19 ci ha costretto invece a cambiare programmi; la soluzione
più semplice sarebbe stata quella di annullare tutto, ma poi abbiamo detto:
‘no, non possiamo annullare tutto’. In questi anni infatti abbiamo costruito ed
abbiamo tra le mani una rete così grande, così potente, fatta da
testimonial, da associazioni, da istituzioni che vogliono dare questo messaggio
positivo per la tutela del nostro pianeta, una tutela come il Papa ce la
presenta: verso un’ecologia integrale. E, proprio oggi, questa rete, questo
popolo può lanciare un messaggio di speranza. Per questo è stata pensata, è
stata organizzata con grandissime energie la Maratona multimediale, che vorrà
essere proprio questo: eco della voce del Papa, voce dell’umanità, che invita
tutti a tracciare nuovi percorsi nella storia, efficaci, autentici.
In
questo periodo critico, nel dibattito pubblico si sente molto parlare delle
conseguenze economiche della pandemia, forse meno delle ricadute psicologiche,
anche spirituali, sul senso della vita, al di là di generiche affermazioni sul
fatto che nulla sarà come prima…
R.
– Concordo con lei che è un aspetto, questo, che si menziona troppo poco, forse
perché è quello più interiore. Per questo, secondo me, oggi più che mai questo
messaggio deve essere globale, deve arrivare al cuore di ciascuno di noi;
messaggio che io, tu, noi, ciascuno possiamo essere protagonisti di questo
momento. Penso che quello che disarma tutti è la paura del futuro: saremo
diversi, ma che cosa sarà, cosa ci aspetta? Io avverto che la speranza che
devo raccogliere dentro di me, non può essere un banale ottimismo: dev’essere
autentico, quell’ottimismo che va nel profondo, cova, trova la speranza e la
trasforma in atti concreti. Atti concreti da chi dovrà scrivere poi nuovi
trattati della storia, dai governi e da chi anche, nel quotidiano, può fare la
differenza. Possiamo fare la differenza nel costruire relazioni, possiamo fare
la differenza andando incontro all’altro. Ad esempio io, quando mi come medico
mi ritrovo di fronte a una paziente malata o con un sospetto di Covid, non
posso starle vicino, magari non posso in quel momento toccarla se non
attraverso un dispositivo di protezione, ma i miei occhi possono penetrare nei
suoi occhi. E in quella luce sento che quel legame fortissimo che dà forza
all’altro e dà forza a me. Quindi, è un tema che io sottolineo come lei:
dobbiamo tanto tenere a cuore, dobbiamo spendere tutte le nostre forze, e tutti
possiamo giocare un ruolo importante.
E’
importante quindi sottolineare il sentimento della speranza e dell’ottimismo e
non quello della paura che ci fa restare inchiodati al presente?
R.
– Sì. A me ha fatto impressione sentire il Santo Padre più volte, in questa
Quaresima, in questa preparazione alla Pasqua, che ci metteva in allerta: che
esistono le forze del male. E io ogni volta penso che quando uno sente
confusione, tristezza, paura non può fermarsi a quello: deve essere consapevole
che la negatività c’è ma che noi abbiamo una forza dentro e io lo vedo, lo
vedo dall’energia incredibile che colgo dai giovani che lavorano qui, in
ospedale, con me. La colgo dalle associazioni che spendono energie, la colgo
dagli artisti che sono fermi e non possono lavorare ma si spendono attraverso
il web per i bambini, per le famiglie. La colgo dalla creatività che ho visto
nella Chiesa: mi ha fatto così impressione ricevere un video bellissimo dalle
suore di clausura che, con il loro canto, la loro musica mi hanno dato una tale
carica, quella mattina, per ripartire… Ecco, io dico: siamo pieni di
creatività, siamo pieni di energie, siamo pieni di luce. Come facciamo a
non essere ottimisti?
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