- - di Rocco Gumina*
-
Sempre
più, ormai, tutto ciò che è social e digitale è entrato a far parte del nostro
mondo, della nostra vita. In alcuni casi non vivere “la rete” significa essere
invisibili al mondo. L’odierna pervasività dei social spinge ad una riflessione
che riguarda il presente e il futuro della modalità di intendere la
cittadinanza nelle nostre democrazie. Discutiamo di questo tema con Giuseppe
Trapani. Giornalista e docente IRC, Trapani collabora con scuole e centri di
ricerca (Cpia Lombardia) nei progetti di comunicazione sul web. Di recente, per
le Edizioni Clandestine (Gruppo Santelli), ha pubblicato il volume “Non di sol0
like”. Il digitale per cittadini creativi e responsabili.
Come
dovremmo abitare le nostre vite, ovvero con responsabilità. Io sono innamorato
(per indole e professione) alle parole e al loro significato. Respons-abile
significa essere in grado di rispondere dei nostri talenti e nel caso della
tecnologia, essa è un dono potente e se non è accompagnata da un percorso
educativo rischia di ridursi a puro consumo senza valori.
La
cittadinanza digitale – tema centrale del mio recente volume – è la sfida di
questi tempi perché la rete ci ha cambiati radicalmente anche come cittadini
nelle nostre relazioni interpersonali, come comunità civile. Non possiamo
continuare a stare sul web solo per i selfie ma ci viene chiesto di essere
fruitori consapevoli dei servizi di pubblica amministrazione, capaci di
utilizzare le risorse del web per il progresso economico e sociale non
dimenticando di essere strutturati a difenderci dai rischi di un uso
scriteriato e acritico quando siamo connessi. Ecco perché l’educazione civica,
reintrodotta nella scuola, ha come suo obiettivo quello del cittadino digitale
attivo e consapevole nella sua comunità di riferimento.
Direi
prioritario. La cronaca degli ultimi mesi (penso alle famose sfide – challenge
sui social) non può non allarmarci sull’urgenza educativa in rete che si
appella al concorso di tutti: occorre lavorare (noi a scuola con studenti e
famiglie) proprio sulla capacità di dare senso a ciò che facciamo per arginare
i rischi e le fragilità a cui espone il web: l’esibizione di sé, il bisogno
ossessivo di condividere, la perdita di una riflessione più profonda. Ecco
perché il titolo del mio ultimo libro “Non di solo like” (una parafrasi dal
vangelo di Matteo) poiché se viviamo di soli “mi piace” rimaniamo
paradossalmente piani di followers ma soli interiormente.
Il
rischio c’è ed è altissimo: le cosiddette big-company hanno tutto l’interesse
al consumo delle nostre connessioni, la loro unità di misura sono i click. E
poi? Sarebbe già tanto se tutti noi fossimo utenti consapevoli e capaci di
essere critici con i contenuti della rete, conoscendo a seconda dell’età
potenzialità e rischi, imparando a discernere tra falsità e plausibilità delle
informazioni. Provo nel mio ultimo libro a dare qualche consiglio per capire.
Attendo dai lettori dibattiti effervescenti ma sono pronto.
Nessun commento:
Posta un commento