Pubblicata l’Esortazione apostolica di Papa
Francesco “C’est la Confiance” (“È la fiducia”) dedicata a santa Teresa di Gesù
Bambino e del Volto Santo nel 150mo della sua nascita a Alençon in Francia. La
sua “piccola via” esorta a credere nell’infinita misericordia di Dio e a vivere
l’incontro con Cristo nell’apertura agli altri. “Nel Cuore della Chiesa, mia
Madre, sarò l’Amore!”, scriveva Teresina, morta a soli 24 anni, proclamata
patrona delle missioni.
Francesco spiega la scelta di pubblicare
oggi, 15 ottobre, l’Esortazione e non piuttosto in una data legata alla vita
della Santa conosciuta e amata in tutto il mondo, anche dai non credenti. Il
motivo è il desiderio che “il messaggio vada al di là delle ricorrenze e sia
assunto come parte del tesoro spirituale della Chiesa” (4). La data della
pubblicazione ricorre invece nella memoria di santa Teresa D’Avila per indicare
santa Teresina come “frutto maturo” della spiritualità della grande Santa
spagnola.
Papa Francesco ripercorre le tappe del
riconoscimento del valore straordinario della testimonianza di Teresina
attraverso le azioni dei Pontefici: a cominciare da Papa Leone XIII che le
permise di entrare in convento a 15 anni, passando per Pio XI che la proclamò santa
nel 1925 e nel 1927 patrona delle missioni; a san Giovanni Paolo II che nel
1997 la dichiarò Dottore della Chiesa. “Infine - ricorda Francesco -, ho avuto
la gioia di canonizzare i suoi genitori Luigi e Zelia, nel 2015 durante il
Sinodo sulla famiglia, e recentemente ho dedicato a lei una catechesi” (6).
Nella sua cella, la Santa di Lisieux aveva
scritto: “Gesù è il mio unico amore” (8) e analizzando la sua esperienza
spirituale, il Papa osserva che l’incontro con Gesù “la chiamava alla
missione”, tanto da non concepire “la sua consacrazione a Dio senza la ricerca
del bene dei fratelli”. Era entrata nel Carmelo, infatti, “per salvare le
anime” (9). Teresina esprimeva così la sua anima missionaria: “Sento che quanto
più il fuoco dell’amore infiammerà il mio cuore (…) tanto più le anime che si avvicineranno
a me - povero piccolo rottame di ferro inutile, se mi allontanassi dal braciere
divino - correranno rapidamente all’effluvio dei profumi del loro Amato, perché
un’anima infiammata di amore non può restare inattiva” (12).
Francesco va al centro della spiritualità di
Teresina, quella “piccola via” nota anche come la via dell’infanzia spirituale.
Santa Teresa di Gesù Bambino scriveva: “L’ascensore che mi deve innalzare fino
al Cielo sono le tue braccia, o Gesù! Per questo non ho bisogno di crescere,
anzi bisogna che io resti piccola, che lo diventi sempre di più” (16). Ciò che
conta per lei è l’azione di Dio, la grazia, non i meriti personali, perché è il
Signore che santifica. Il Papa scrive: “Quindi, l’atteggiamento più adeguato è
riporre la fiducia del cuore fuori di noi stessi: nell’infinita misericordia di
un Dio che ama senza limiti e che ha dato tutto nella Croce di Gesù. Per questa
ragione Teresa mai usa l’espressione, frequente al suo tempo, ‘mi farò santa’”
(20).
Nella nostra esistenza dove spesso, sostiene
Francesco, “ci sopraffanno le paure, il desiderio di sicurezze umane, il
bisogno di avere tutto sotto controllo” (23), la fiducia e quindi l’abbandono
in Dio che Teresina promuove “ci libera dai calcoli ossessivi, dalla costante
preoccupazione per il futuro, dai timori che tolgono la pace. (…) Se siamo
nelle mani di un Padre che ci ama senza limiti - prosegue -, questo sarà vero
qualunque circostanza accada, potremo andare avanti qualsiasi cosa succeda e,
in un modo o nell’altro, si compirà nella nostra vita il suo progetto di amore
e di pienezza" (24).
La vita spirituale della giovane carmelitana
non fu esente da prove e da combattimenti, in particolare nell’ultimo periodo
della sua esistenza sperimentò la grande “prova contro la fede” (25). A quei
tempi l’ateismo moderno vive una grande espansione e lei “si sente sorella
degli atei” (26), intercede e offre la vita per loro, rinnovando il suo atto di
fede. Crede nell’infinita misericordia di Dio e nella vittoria definitiva di
Gesù sul male: la sua fiducia ottiene la grazia della conversione sul patibolo
di un pluriomicida. Tutto in Dio è amore, anche la Giustizia. “Questa è una
delle scoperte più importanti di Teresina - afferma il Papa - uno dei più
grandi contributi che ha offerto a tutto il Popolo di Dio. In modo
straordinario ha penetrato le profondità della misericordia divina e di là ha
attinto la luce della sua illimitata speranza” (27).
Santa Teresa vuole “rallegrare” il Signore,
desidera corrispondere all’amore di Gesù. “Ha la viva certezza che Gesù l’ha
amata e conosciuta personalmente nella sua Passione”, scrive Papa Francesco,
“ella contempla l’amore di Gesù per tutti e per ognuno come se fosse unico al
mondo” (33). E di lei afferma ancora: “Vive la carità nella piccolezza, nelle
cose più semplici dell’esistenza di ogni giorno, e lo fa in compagnia della
Vergine Maria, imparando da lei che ‘amare è dare tutto e donar se stessi’”
(36).
Da Santa Teresa d’Avila, Teresina ha
ereditato, si legge nell’Esortazione, “un grande amore per la Chiesa ed è
potuta arrivare alla profondità di questo mistero” (38). Scrive in Storia di
un’anima: “Capii che la Chiesa aveva un Cuore, e che questo Cuore era acceso
d’Amore. Capii che solo l’Amore faceva agire le membra della Chiesa”. E poi:
“Sì, ho trovato il mio posto nella Chiesa: nel Cuore della Chiesa, mia Madre,
sarò l’Amore!” (39). Papa Francesco commenta: “Non è il cuore di una Chiesa
trionfalistica, è il cuore di una Chiesa amante, umile e misericordiosa (40). E
aggiunge: “Tale scoperta del cuore della Chiesa è una grande luce anche per noi
oggi, per non scandalizzarci a causa dei limiti e delle debolezze
dell’istituzione ecclesiastica, segnata da oscurità e peccati, ed entrare nel
suo cuore ardente d’amore, che si è incendiato nella Pentecoste grazie al dono
dello Spirito Santo” (41).
Le prove interiori vissute da santa Teresina,
che talvolta la spinsero fino a chiedersi “se c’era un Cielo” (42), portarono
la Santa a “passare da un fervido desiderio del Cielo a un costante e ardente
desiderio del bene di tutti” (43), e al proposito di continuare anche dopo la
morte la sua missione. “In tal modo - si legge nell’Esortazione - giungeva
all’ultima sintesi personale del Vangelo, che partiva dalla piena fiducia per
culminare nel dono totale agli altri” (44). “È la fiducia - scrive il Papa -
che ci conduce all’Amore e così ci libera dal timore, è la fiducia che ci aiuta
a togliere lo sguardo da noi stessi, è la fiducia che permette di porre nelle
mani di Dio ciò che soltanto Lui può fare. Questo ci lascia un immenso torrente
d’amore e di energie disponibili per cercare il bene dei fratelli” (45).
Nell’ultimo capitolo, il Pontefice spiega che
questa Esortazione apostolica gli consente di ricordare che, come si legge
nell’Evangelii gaudium, in una Chiesa missionaria “l’annuncio si concentra
sull’essenziale, su ciò che è più bello, più grande, più attraente e allo
stesso tempo più necessario” (47). “Alla fine – scrive il Papa - conta solo
l’amore” (48). Per Francesco “il contributo specifico che Teresina ci regala
come Santa e come Dottore della Chiesa” è “portarci al centro, a ciò che è
essenziale” (49). Il Papa si rivolge ai teologi, moralisti, studiosi di
spiritualità e dice: “abbiamo ancora bisogno di recepire questa intuizione
geniale di Teresina e di trarne le conseguenze teoriche e pratiche, dottrinali e
pastorali, personali e comunitarie. Servono audacia e libertà interiore per
poterlo fare” (50).
Avviandosi alla conclusione, il Papa richiama
gli aspetti principali della “piccola via” e la loro attualità. In un tempo
improntato alla chiusura nei propri interessi, all’individualismo,
all’ossessione del potere, santa Teresa di Lisieux ci mostra la bellezza del
fare della vita un dono, indica il valore della semplicità e della piccolezza e
il primato assoluto dell’amore “superando una logica legalista ed eticista che
riempie la vita cristiana di obblighi e precetti e congela la gioia del
Vangelo” (52). Chiude l’Esortazione una breve preghiera in cui tra l’altro il
Papa invoca: “Cara santa Teresina, aiutaci ad avere fiducia sempre, come hai
fatto tu, nel grande amore che Dio ha per noi, perché possiamo imitare ogni
giorno la tua piccola via di santità” (53).
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