La
conservazione del Creato
è un compito che riguarda anche la scuola
A pochi giorni dall’esortazione Laudate Deum e a 60
anni dal Vajont, un richiamo alla responsabilità
-AgeSC
C’è
un sottile filo rosso che, a nostro modo di vedere, lega insieme queste due
date ed è quello della salvaguardia del mondo in cui viviamo e della dignità
dell’uomo stesso che di questo mondo è parte integrante e non padrone e
dominatore. Non è un caso che negli ultimi tempi la sensibilità riguardo a
queste problematiche, agli stili di vita, sia cresciuta in particolare nei
giovani ed abbia sempre più trovato spazio e attualizzazione nella scuola.
È
questo il senso del ricordo e del fare memoria così come lo abbiamo sempre
inteso e così come si vive anche in questi giorni relativamente ad un evento
che ha segnato profondamente la coscienza del nostro paese come appunto il
disastro del Vajont. Memoria ed educazione in questo caso si fondono assieme,
camminano insieme, come dimostra concretamente anche l’iniziativa di un
istituto paritario veneto che vede in questi giorni i propri studenti
protagonisti di eventi tesi non solo al ricordo di quanto accaduto ma
soprattutto a far sì che la storia diventi realmente maestra di vita, occasione
di cambiamenti positivi.
Il
progetto Vajont, per non dimenticare, che il Comitato d’Istituto Agesc Astori,
in collaborazione con il Collegio Salesiano Astori, e l’Associazione culturale
Tina Merlin di Belluno hanno realizzato, in occasione del 60° anniversario
dalla tragedia del 9 ottobre 1963, nasce proprio in questo contesto di
prolungamento della memoria collettiva attraverso i giovani e con i giovani studenti.
Educare
le nuove generazioni al valore della memoria, al rispetto dell’ambiente e alla
capacità di discernere criticamente tra le varie fonti d’informazione sono
obiettivi che come genitori, come Agesc in questo caso, sentiamo indispensabili
in questo momento storico in cui siamo chiamati tutti a fare la nostra parte
per questo mondo che ci è stato dato di abitare, non di possedere.
Se
da un lato questa considerazione sta divenendo sempre più condivisa dall’altro
stiamo assistendo ad un aumento e ad un moltiplicarsi di disastri ambientali
dove sembra che poco o nulla l’uomo impari da quanto è successo. I fatti
recenti dell’Emilia, per rimanere in Italia, ma non solo, sono lì come un
macigno a ricordarci come il tempo che passa ha bisogno di una forte e reale
inversione di rotta. Aumentare nelle coscienze, in particolare delle giovani
generazioni ma non solo, la consapevolezza del fatto che non possiamo fare
finta che questo non dipenda anche da noi diventa un’azione obbligata.
Lo
scrive anche papa Francesco in uno dei passaggi della sua Laudate Domine: « La
decadenza etica del potere reale – afferma il Papa – è mascherata dal marketing
e dalla falsa informazione, meccanismi utili nelle mani di chi ha maggiori
risorse per influenzare l’opinione pubblica attraverso di essi». Ciò che conta,
scrive ancora Francesco, è ricordare che « non ci sono cambiamenti duraturi
senza cambiamenti culturali... e non ci sono cambiamenti culturali senza
cambiamenti nelle persone».
Come
Agesc siamo convinti che la scuola possa fare molto e già stia facendo quasi
l’impossibile, considerata la solitudine nella quale si trova. La scuola è il
luogo privilegiato per un apprendimento che nella società della conoscenza non
può ridursi a mero apprendimento di dati. La crescita culturale oggi deve
procedere di pari passo con la maturazione etica, senza la quale non possono
formarsi cittadini competenti e responsabili. A noi tutti spetta dunque ridare
slancio a un’azione di squadra «sulla strada della cura reciproca», impegno al
quale ci richiama Francesco, nella consapevolezza che il tempo che ci è dato
non è senza limiti.
www.avvenire.it
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