-
di Vito
Mancuso
Vige da noi un concetto
sostanzialmente formale di educazione che la fa coincidere con quelle regole
basilari di convivenza che ci permettono di stare insieme senza disturbarci
troppo l'un l'altro. L'educazione però, come emerge da altre lingue, non è riducibile
alle buone maniere: in inglese, per esempio, to be educated è ben altra cosa da
to be polite (laddove polite è "educato", educated
"istruito"). Education in inglese, come Erziehung in tedesco,
significa "istruzione" o anche "formazione" e una persona
well educated è una persona bene istruita e solidamente formata. Esattamente lo
stesso è il significato del latino educatio e del greco paideia. Una persona
non educata, quindi, oltre a essere socialmente imbarazzante è, ben più
radicalmente, un ignorante. E l'educazione, oltre a essere esercizio del
rispetto e della cortesia, coincide con la formazione ricevuta dallo studio e
assimilata a dovere dalla personalità.
A mio avviso però, oltre
all'arte di sapersi comportare con rispetto e al patrimonio culturale della
mente, vi è un ulteriore livello nel concetto di educazione: è l'educazione
come etica e governo di sé e come conseguente agire responsabile. Il concetto
di educazione è quindi tripartito e presenta tre finalità: l'interazione
rispettosa e gentile con gli altri, la professionalità personale, la pienezza
dell'umanità. E per argomentare la tesi chiarisco cosa intendo con
"umanità".
Io penso che esista uno
specifico umano che ci differenzia da tutti gli altri viventi, per esempio
dagli scimpanzé con cui condividiamo quasi l'intero patrimonio genetico, e che
ci differenzia al contempo dalle macchine intelligenti con cui passiamo ormai
buona parte del tempo e che sempre più influenzeranno la nostra vita. Guardando
al nostro corpo si può ritenere che tale nostra specificità sia la statura
eretta e la neocorteccia cerebrale. Guardando alla nostra mente, che sia
l'intelletto analitico da cui sorgono le scienze esatte, o che sia la ragione
sintetica dalla quale sorgono i saperi umanistici. Si può inoltre sostenere che
lo specifico umano sia il sentimento, in particolare l'amore. Si tratta di
risposte tutte corrette ma che ancora non colgono il centro effettivo, perché
questo, a mio avviso, consiste in uno spazio vuoto. Lo specifico umano è la
presenza di uno spazio vuoto tra noi e il nostro corpo, tra noi e il nostro
intelletto analitico, tra noi e la nostra ragione sintetica, tra noi e il nostro
sentimento, il quale fa sì che noi siamo e insieme "non" siamo il
nostro corpo, il nostro intelletto, la nostra ragione, il nostro sentimento.
Questo spazio vuoto, o caos interiore, ci rende indeterminati e imprevedibili,
e il suo nome più appropriato è libertà. Ebbene, tale spazio vuoto detto
libertà è propriamente l'oggetto dell'educazione etica. Il fine del terzo
livello dell'educazione consiste quindi nel dare forma e orientamento alla
libertà.
L'educazione etica si
realizza quando un essere umano percepisce che nella vita esiste qualcosa di
più importante di sé per cui vivere, ovvero quando compie l'esperienza del
valore. Tale esperienza avviene quando uno apre finalmente gli occhi della
mente, inizia a guardare il mondo per quello che esso è, si mette a riflettere
e dice a se stesso: la natura è più importante di me, la cultura è più
importante di me, la giustizia è più importante di me, ci sono mille cose più
importanti di me. Chi sente questa attrazione della verità e acconsente al suo
richiamo è un essere umano educato eticamente. Il che lo conduce a vivere in
modo da fare di sé non un arrivista vorace, ma un soggetto responsabile e
maturo, consapevolmente collegato a un codice di valori. L'educazione etica fa
sì che un essere umano ponga consapevolmente la sua libertà a servizio non più
di se stesso ma del bene, della giustizia, della bellezza. L'etica si fonda su
due pilastri: valore + libertà. E l'educazione etica è educazione della libertà
al senso del valore.
Ma come viene impartita
oggi l'educazione ai giovani nelle nostre scuole? A me pare che sia tutta
concentrata sul secondo livello, quello dell'educazione come istruzione, mentre
vengono sistematicamente ignorate sia l'educazione come arte delle relazioni
sia l'educazione etica. Questo significa che il nostro sistema scolastico,
ovvero il laboratorio dove si prepara il futuro di un Paese, guarda ai nostri
giovani unicamente come a soggetti da istruire per renderli preparati e
operativi in funzione della struttura economica. L'educazione è ridotta
unicamente a istruzione. Il punto però è che l'istruzione, che ovviamente è
importantissima e anzi indispensabile, non è sufficiente per ottenere la
pienezza dell'educazione, la quale suppone anche gli altri due livelli
dell'impresa educativa: l'arte del vivere insieme agli altri con rispetto e
gentilezza, e l'etica in quanto vita responsabile e affidabile.
Così oggi noi, invece di
avere persone adeguatamente educate, non solo istruite ma anche gentili e
rispettose e moralmente affidabili, abbiamo (quando va bene) dei competenti.
Non importa poi che il loro linguaggio sia volgare, che il loro agire sia prepotente
e villano, che la loro condotta etica sia alquanto imbarazzante per non dire di
peggio, perché si ritiene essenziale solo che sappiano brillantemente la loro
materia. Occorrerebbe però non dimenticare mai il seguente avvertimento del
filosofo laico Benedetto Croce: «Senza religiosità, cioè senza poesia, senza
eroismo, senza coscienza dell'universale, senza armonia, senza sentire
aristocratico, nessuna società vivrebbe». Sottolineo l'espressione «sentire
aristocratico», che equivale a nobiltà d'animo, e mi chiedo: da dove nasce in
un essere umano la nobiltà d'animo se non dall'attrazione esercitata
dall'etica?
Ma a essere decisiva è la
valenza politica dell'affermazione di Croce, ovvero l'idea che la vita di una
società dipende strettamente dal livello di educazione etica dei cittadini. Un
alto livello di eticità produce automaticamente una società unita, coesa e
accogliente. Un basso o inesistente livello di eticità produce al contrario una
società lacerata, caotica e invivibile. Basta conoscere un po' il mondo per
rendersi conto che è così. Il triste paradosso, però, è che da noi il
laboratorio in cui si prepara il futuro del nostro Paese ha dimenticato
completamente l'educazione etica, e direi l'educazione in generale. Le
conseguenze sono sotto gli occhi di tutti. Ma attenzione. L'imminente arrivo
dell'intelligenza artificiale nelle nostre vite implica più urgentemente che
mai il recupero della pienezza del concetto di educazione, se ci vogliamo
salvare come esseri umani e non finire ridotti a elementi performanti
eterodiretti. Le macchine vengono istruite tramite le istruzioni impartite dai
programmatori ed esse eseguono fedelmente il compito ricevuto. Noi però non
siamo macchine, per lo meno non ancora. E non lo diventeremo se sapremo
recuperare i due livelli oggi trascurati del concetto di educazione, vale a
dire l'arte del vivere insieme agli altri con rispetto e gentilezza e l'etica
quale passione per il bene e la giustizia. Non solo i nostri ragazzi, anche
tutti noi ne abbiamo davvero bisogno.
Nessun commento:
Posta un commento