«Ecco
come una scuola più autonoma
può sconfiggere il fenomeno dei Neet»
Una
ricerca di Gi Group evidenzia che in Germania e Olanda, dove c’è un forte
sistema duale, i giovani che non studiano e non lavorano sono il 10% e il 4,6%.
Da noi il 27,1%
-
di PAOLO FERRARIO
Più
autonomia scolastica per avvicinare istruzione e mondo del lavoro e contrastare
efficacemente il fenomeno dei Neet, di cui l’Italia detiene il pesante primato
in Europa. È la “ricetta” contenuta nello studio internazionale “Insieme per un
futuro sostenibile: giovani e lavoro”, promosso da Gi Group Holding e
Fondazione Gi Group. Il nostro Paese, dicono i dati della ricerca - che ha
messo a confronto la condizione dei giovani in sette Stati rappresentativi del
70% del Pil dell’Unione Europea (Francia, Germania, Italia, Olanda, Polonia,
Spagna e Svezia) e nel Regno Unito dovrebbe guardare a ciò che avviene nel
resto del continente, soprattutto in Olanda e Germania, organizzando il sistema
d’istruzione in modo meno centralizzato, lasciando maggiore autonomia e libertà
d’azione alle scuole. E non si tratta soltanto di “quantità” di risorse
investite, ma anche della “qualità” della formazione erogata agli studenti. «Per
ottenere effetti positivi – si legge nella ricerca di Gi Group – gli
investimenti in formazione devono essere indirizzati verso quei campi di studio
che sono più legati al mondo del lavoro (come le materie Stem) e attraverso il
coinvolgimento diretto delle aziende».
Il
modello di riferimento per la formazione professionale è il sistema duale
attivo in Germania e Olanda, Paesi che, nella fascia d’età 18-24 anni, hanno il
minor numero di Neet in Europa, rispettivamente il 10% e il 4,6%, contro il
27,1% dell’Italia. Dove quasi un giovane su tre non studia e non lavora. La
differenza sostanziale - che è poi anche il principale fattore di successo o di
fallimento - tra il sistema italiano e quello degli altri due Stati
nordeuropei, non è tanto nel numero di diplomati in percorsi professionali (in
Italia sono il 35% del totale, in Germania il 46% e in Olanda il 30%), ma nel
fatto che, da noi, come in Francia e Polonia, «la formazione professionale
avviene nelle scuole, senza il sostanziale coinvolgimento delle aziende, il che
porta ad ampi mismatch con le competenze richieste poi dalle aziende», prosegue
il rapporto sulla condizione dei giovani. Da qui il preoccupante dato emerso
dall’ultimo Rapporto Excelsior di Unioncamere-Anpal: « Per il solo 2022
Unioncamere ha stimato una perdita di valore aggiunto, causata dal mismatch tra
domanda e offerta di lavoro, pari a circa 38 miliardi di euro». Una montagna di
soldi che potrebbe, invece, essere utilmente impiegata, se solo avessimo un
sistema di formazione professionale più efficace. Per un’evoluzione in positivo
del quadro italiano anche l’età rappresenta un fattore da considerare, prosegue
l’analisi di Gi Group.
Se
nel nostro Paese la scelta del percorso scolastico degli alunni avviene a 14
anni, in Germania e Paesi Bassi è tra i 10 e i 12 anni e avviene sulla base dei
risultati scolastici e delle valutazioni degli insegnanti, con il rilascio di
un consiglio di orientamento scolastico “vincolante”.
«Ritengo
positivo il fatto che il governo abbia messo mano a una riforma degli istituti
tecnici e professionali – commenta Stefano Colli-Lanzi, Ceo e Founder di Gi
Group Holding – che denota la volontà di lavorare per ridurre quello
scollamento tra scuola e lavoro che nel nostro Paese ha raggiunto livelli
drammatici. Se guardiamo ai Paesi esteri che prima e meglio di noi sono
riusciti nell’intento, scopriamo – aggiunge Colli-Lanzi - che esiste una
correlazione diretta tra l’organizzazione del sistema formativo e il sostegno
all’occupazione giovanile».
Per
Chiara Violini, presidente di Fondazione Gi Group, «la limitata partecipazione
dei giovani al mondo del lavoro è un problema serio e complesso, che in
particolare nel caso dei Neet, può generare ricadute molto negative e portare
fino alla disaffezione al lavoro e a fenomeni di esclusione sociale e perdita
di identità».
A
questo proposito, in autunno, anticipa Violini, Gi Group lancerà « DestinationWork - il progetto di Gruppo dedicato a orientamento, formazione e lavoro -
specificatamente rivolto agli studenti del triennio superiore per accompagnarli
nel delicato ma fondamentale passaggio dalla scuola al mondo del lavoro. A loro
– conclude la presidente di Fondazione Gi Group – ma anche ai genitori e ai
docenti che sono al loro fianco in questo percorso, dedicheremo attività,
momenti di confronto e iniziative di orientamento personalizzate».
www.avvenire.it
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