Essere
educati rimane
una questione essenziale
Il
libro di Lina Sotis con Carlo Mazzoni rilegge le regole del galateo in maniera
divertita alla luce dei cambiamenti della società di oggi
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di MAURIZIO CUCCHI
Il
tempo estivo ci ha posto di fronte a una serie, più evidente del solito, di
spontanei comportamenti che in altri tempi sarebbero stati censurati come
esempi di pura e semplice cattiva educazione. Chiunque, aggirandosi pacifico in
città o in luoghi di vacanza, si sarà potuto accorgere del gran vociare, e cioè
del troppo frequente parlare, in locali pubblici, di gente urlante di ogni età,
tanto da rendere problematica a un normalissimo umano civile, la semplice
conversazione. A questo si aggiunga l’abitudine sempre più diffusa, in donne e
uomini, giovani e vecchi, di sedersi a un bar (ma anche in treni o autobus) mettendo
le proprie gambe, nonché estremità più o meno calzate, su sedie o tavolini.
Urlanti e sdraiati, insomma, secondo un male interpretato concetto di libertà
personale che tende a ignorare la presenza del prossimo. Nel segno
dell’incivile convinzione, più o meno ideologizzata (goffamente) che libertà
significhi far quello ci pare.
Pensavo
a tutto questo avendo tra le mani il recente, nuovo discorso sul bon ton che
Lina Sotis ha pubblicato avvalendosi della collaborazione di Carlo Mazzoni.
Appunto Il nuovo bon ton (Baldini + Castoldi, pagine 144, euro 16,00), che già
in copertina esprime un impeccabile concetto: “Essere eleganti non è più una
questione essenziale. Essere educati, sì”. Naturalmente la base di partenza è
nella piena consapevolezza di ciò che nella normale percezione dei
comportamenti è mutato in questi anni o decenni. Nella giusta convinzione che
in un vivere civile i nostri modi devono potersi basare sul rispetto per gli
altri.
Il
libro procede per voci tematiche in ordine alfabetico, da “Abbracci” a “Vita”,
alcune delle quali proposte da Mazzoni come interviste alla stessa Sotis che
risponde. Tanto per fare qualche esempio, eccoci alla voce “Camminare”:
«Dovrebbe esserci una legge che proibisca alle persone di guardare il telefono
mentre si cammina: chi cammina al telefono è pericoloso e ineducato».
Impeccabile.
Il "grazie", accompagnato da un sincero sorriso, caratterizza la persona riconoscente e non arrogante. Alla voce “Ignoranza”, troviamo un’osservazione ben condivisibile:
«Non è necessario leggere molti libri, per non essere ignoranti. L’unica cosa
che serve per annientare l’ignoranza
è la curiosità». Passo a “Lavorare”: «Non si lavora per guadagnare, si lavora
per costruire un bene comune». Più a ridosso di un presente quotidiano stretto:
“Monopattini”: «Non vanno usati sul marciapiede».
Il
dizionario si diffonde poi come è giusto sul tema “Parole”, con varie
osservazioni: «Chi usa la parola chic, promette di non esserlo», o si invita a
non usare Salve, per tornare al normale Buongiorno e a uscire da schemi di moda
e a soluzioni stereotipate come allucinante o a livello.
E
io aggiungerei, per esempio, tipo… E, voce autonoma che appare più avanti:
“Resilienza”. Per “Telefono” troviamo un testo di oltre tre pagine, e vista la
sua presenza oggi pervasiva, mi sembra cosa ben giusta. Comunque, leggiamo il
giusto invito a telefonate brevi quando si è con altri, mentre ci viene detto
che non è grave non rispondere a un messaggio o che i cosiddetti vocali si
devono usare «solo tra amici». Il libro si chiude con la parola “Vita”, alla
quale Lina Sotis risponde direttamente raccontando elementi della sua, di vita,
e con un finale di dolce affabilità quotidiana: «Il quartiere è la tua città,
la città che tu conosci. Il sorriso del fruttivendolo può essere una fonte di
vita. Il “Ciao Lina!” di chi ti dà il caffè ti cambia la giornata». E aggiunge,
data la sua non più giovane età: «Siamo noi vecchi che vogliamo ancora
inventare il futuro».
E
allora, ciao Lina! E ciao Carlo! E grazie per questa esplorazione in dettagli
concreti della nostra realtà reale con l’invito all’autenticità basata su
rapporti di umano e civile rispetto di chi ci sta attorno.
www.avvenire.it
Lina Sotis, Il nuovo bon ton, ed. Baldini-Castoldi, 2023
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