Meditazione
di S.B. il card. Pizzaballa,
Patriarca
di Gerusalemme
La parabola raccontata nel brano di Vangelo di
oggi (Mt 20,1-16) è una delle più strane tra le parabole dette da Gesù. È
divisa in due parti.
Si
tratta di un padrone abbastanza originale: per quattro volte si dice che
quest’uomo esce da casa sua alla ricerca di operai, per cui, alla fine della
giornata, nessuno di coloro che ha incontrato è rimasto senza una chiamata,
senza un lavoro, senza qualcosa da fare.
Sembra
interessato non tanto o non solo alla propria vigna, quanto piuttosto ai
lavoratori, perché tutti abbiano un’occupazione e quindi anche un guadagno per
la propria vita.
Qui
troviamo una prima stranezza, per il fatto che non viene rispettato l’ordine di
chiamata: i primi ad andare a lavorare vengono pagati per ultimi, e gli ultimi
per primi.
Non
solo: cosa ancora più grave, anche agli ultimi viene data la stessa paga che
era stata concordata con i primi (v. 9), quella di un denaro al giorno (v.2).
Chi
ha lavorato nella vigna tutto il giorno e chi vi ha lavorato un’ora soltanto,
tutti ricevono la stessa paga.
Inoltre,
è evidente che il padrone architetta tutto perché i primi possano vedere che
gli ultimi sono pagati con la stessa loro paga.
Forse
perché i primi devono imparare qualcosa che i loro occhi non sono ancora capaci
di vedere.
Uscendo
dalle immagini della parabola, potremmo dire così: che gli ultimi insegnano ai
primi una cosa semplice e fondamentale, ma non scontata, ovvero che Dio è
buono. Se non ci fossero gli ultimi, i primi potrebbero pensare solo che Dio sia
giusto; ma guardando gli ultimi, i primi imparano che per Dio giustizia e bontà
coincidono.
La
parabola di oggi ci fa fare un passo in più: non si tratta soltanto di
condividere il dono di Dio con i fratelli, ma anche di godere per ciò che
l’altro riceve, senza percepirlo come qualcosa che viene tolto a noi.
Questo
accade quando smettiamo di vedere ciò che riceviamo come un dono gratuito e non
come un merito, esattamente come il servo spietato di domenica scorsa, che era
convinto di potercela fare a restituire tutto (Mt 18,26). I primi, che non
imparano la lezione degli ultimi, che non lasciano che questi passino loro
davanti (cfr v. 8), sono persone che vedono i loro meriti, ma non vedono la
bontà di Dio, e così, alla fine, scambiano il bene per male.
E
che l’unico modo per non esserne degni è pensare di esserne all'altezza, per
poi scandalizzarsi se Dio dona tutto anche a chi, secondo noi, all’altezza non
è.
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