- di Giovanni Perrone
“Lasciate le reti, lo seguirono”. Gli apostoli, nel rispondere all’invito di Gesù hanno avuto coraggio, speranza e lungimiranza. Essi hanno prontamente lasciato il quotidiano al quale erano assuefatti e che dava loro certezza, per andare verso un domani incerto. Gesù, infatti, non aprì una scuola di formazione, con un programma dettagliato e bene impostato, ma invitò persone non formate, a mettersi in cammino con lui.
Egli, però, aveva le idee chiare!
Papa Francesco, più volte ha sollecitato gli educatori ad aver coraggio, a saper rischiare, a guardare in alto e lontano, ad “andare oltre”[1] per intraprendere l’avventura dell’educare, di camminare verso il futuro.
Anche
ad Abramo fu detto: “Esci dalla tua terra e va!” Lo stesso avvenne a Maria.
Il coraggio è la forza
d'animo che permette di affrontare situazioni nuove, incerte e spesso
difficili. È un saper guardare oltre l’orizzonte e mettersi in cammino. Il
coraggio è quindi una caratteristica positiva, poiché ci aiuta a prendere nuove
decisioni e nuove strade, spingendoci fuori dalla nostra zona comfort. “La zona
confort è un disastro per l’umanità”[2]
Di fronte alle numerose e
inattese turbolenze e inquietudini che opprimono l’oggi, di fronte al vuoto
valoriale che disorienta in particolare le giovani generazioni, di fronte alle
droghe e alla violenza che umiliano il quotidiano, di fronte alle tempeste di
informazioni (sovente contraddittorie) che obnubilano la capacità di veder bene
e lontano, che cosa può fare un
insegnante (e l’istituzione scolastica) se non ha il coraggio e la capacità di
uscire dalla statica e sicura
quotidianità e di rischiare per trovare vie nuove e più
adeguate alla piena formazione di ogni persona, al superamento delle situazioni
di fragilità e difficoltà, di fronte al mutar di emotività e alle mille
“certezze” incerte che anche l’intelligenza artificiale ci può propinare?
E' opportuno, allora, ripensare al nostro modo “normale” e quotidiano di essere docenti o dirigenti di istituzioni educative.
La stessa formazione iniziale e continua degli insegnanti non può limitarsi a dare contenuti, ma sarebbe bene far maturare stili nuovi di insegnamento, per promuovere coraggio, lucidità, lungimiranza, arte del discernere e dell’accompagnare su sentieri non sempre facili.
Lo stile di
Gesù e i valori del Vangelo ci sono di guida ed esempio.
Il grande sfondo sul
quale si proietta oggi il compito educativo è il cambiamento antropologico;
l’inquietudine è motore educativo. Non una inquietudine fatta da passività e
senso di impotenza, ma l’inquietudine di chi sa di essere in cammino, con altri
e per gli altri, con un bagaglio leggero e utile, per orientarsi, orientare e
riorientare. Perciò, occorre sapere accogliere anche le proprie fragilità e i
propri abbandoni, il peso talora di una solitudine straziante, l’angoscia e
l’amarezza dei momenti di disorientamento e di sfinimento. Non però per
fermarsi, ma per ripartire verso la salvezza, il sorriso, la speranza
incontrata e agita, la Pasqua.
Il servizio educativo,
infatti, non serve solamente ad aiutare le persone a costruire un futuro
insieme. Esso è una storia condivisa che aiuta gli alunni, ma anche gli
insegnanti, non solo a fare, ma principalmente ad essere: “Si educa con quello
che si dice, ancor più con quello che si fa, ma molto di più con quello che si
è”[3].
Dunque, dall’etica della sicurezza, del programma, dei contenuti, delle strategie, del “così si è fatto sempre” è opportuno far passare all’etica del viandante, del peregrinare, del continuo sfidarsi, cercare ed esplorare, dell’interrogarsi e dell’agire.
Bisogna avere il
coraggio di uscir fuori, di rischiare, ci dice Papa Francesco. Uscire fuori,
concretamente e metaforicamente, dalle nostre accoglienti e sicure aule per confrontarsi
con il mondo, per rigenerare sempre, con coraggio e sapienza, il nostro modo di
essere e di far essere.
“L’etica del viandante
avvia a questi pensieri. Sono pensieri ancora tutti da pensare, ma il paesaggio
da essi dispiegato è già la nostra instabile, provvisoria e incompiuta dimora”.
L’etica del viandante si oppone all’etica antropologica del dominio della
Terra. Denuncia il nostro modello di civiltà e mette in evidenza che la sua
diffusione in tutto il pianeta equivale alla fine della biosfera. L’umanesimo
del dominio è un umanesimo senza futuro. Il viandante percorre invece la terra
senza possederla, perché sa che la vita appartiene al Creatore.[4]
Il cammino interroga,
sfida e insegna; favorisce la continua rigenerazione e il superamento dell’ostacolo;
provoca l’incontro ad ogni passo con se stessi e con il mondo; gratifica e “permette
di ritrovare il puro sentimento di essere, di riscoprire la semplice gioia di
esistere.” [5]
e, allo stesso tempo stimola a far sempre meglio. Il cammino comune arricchisce
e ringiovanisce l’intera comunità.
Papa Francesco ci dice
che “la vivace presenza di educatori cristiani nel mondo della scuola è di
vitale importanza. È decisivo lo stile che egli o ella assume. L’educatore
cristiano, infatti, è chiamato ad essere nello stesso tempo pienamente umano e
pienamente cristiano. Non c’è umanesimo senza cristianesimo. E non c’è
cristianesimo senza umanesimo. Non dev’essere spiritualista, in orbita, “fuori
dal mondo”. Dev’essere radicato nel presente, nel suo tempo, nella sua cultura.
È importante che la sua personalità sia ricca, aperta, capace di stabilire
relazioni sincere con gli studenti, di capire le loro esigenze più profonde, le
loro domande, le loro paure, i loro sogni. E che sia anche capace di
testimoniare – anzitutto con la vita e anche con le parole – che la fede
cristiana abbraccia tutto l’umano, tutto, che porta luce e verità in ogni
ambito dell’esistenza, senza escludere niente, senza tagliare le ali ai sogni
dei giovani, senza impoverire le loro aspirazioni. Nella tradizione della
Chiesa, infatti, l’educazione dei giovani ha sempre avuto come obiettivo la
formazione completa della persona umana, non solo l’istruzione dei concetti, la
formazione in tutte le dimensioni umane (cfr. Conc. Vat. II, Cost. past.
Gaudium et Spes, 48)….. [6].
“Lo Spirito Santo ci guida nei percorsi
migliori da prendere. Egli ci invita a non perdere mai la fiducia e a
ricominciare sempre, facendoci mettere in gioco e portandoci a incontrare
speranza e gioia”[7].
Buon cammino.
[1] Papa
Francesco, Enciclica “Fratelli tutti”
[2] Paolo
Crepet
[3] S.
Ignazio di Antiochia
[4] Galimberti, L’etica del viandante, ed. Feltrinelli,
2023
[5] Frédéric Gros
[6] Papa Francesco, Discorso ai partecipanti al Congresso
UMEC, Roma, 12 novembre 2022
[7] Papa Francesco, Omelia per la solennità della
Pentecoste 2022.
Nessun commento:
Posta un commento