L'Italia ricorda la strage di Capaci
Si intitola ‘Il coraggio di ogni giorno’, l’iniziativa
dedicata alla memoria delle vittime delle stragi mafiose di Capaci e Via
D’Amelio, nel 1992, organizzata come ogni anno dal Ministero dell’Istruzione e
dalla Fondazione Falcone, in collaborazione con la Polizia di Stato, la
Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo e con l’associazione ‘Quarto
Savona Quindici’.
di Alessandra Zaffiro
Il Covid-19 cambia la modalità delle iniziative, ma
non l’intensità dell’emozione nel ricordare le vittime delle stragi di Capaci e
via D’Amelio nelle quali il 23 maggio persero la vita Giovanni
Falcone, la moglie Francesca Morvillo e i componenti della scorta Rocco
Dicillo, Antonio Montinaro e Vito Schifani e, 57 giorni dopo, il 19 luglio,
Paolo Borsellino e gli agenti Emanuela Loi, Agostino Catalano, Walter
Eddie Cosina, Vincenzo Li Muli e Claudio Traina. Nessuna 'nave della
legalità' carica di studenti provenienti da tutta Italia è approdata stamani a
Palermo, nessuna manifestazione all’aula bunker del carcere dell'Ucciardone,
nessun corteo colorato da disegni e striscioni, nelle piazze e nelle vie del
capoluogo siciliano non riecheggiano le voci di migliaia di bambini e ragazzi
coinvolti nelle commemorazioni, ma l’emergenza sanitaria non ferma l’iniziativa
#PalermoChiamaItalia, della Fondazione Falcone e del Ministero dell’Istruzione intitolata
quest’anno “Il coraggio di ogni giorno”, dedicata all’impegno di tutti i
cittadini, che in questi mesi di emergenza del Paese, con impegno e sacrificio,
hanno operato per il bene della collettività: la manifestazione si trasferisce
sul web con ricordi, spettacoli in streaming, incontri a distanza
e sui canali social e attraverso gli hasthag #23maggio2020,
PalermochiamaItalia, #FondazioneFalcone e #ilcoraggiodiognigiorno.
Mattarella: dalle stragi del '92 è nata la reazione
della società
"La mafia si è sempre nutrita di
complicità e di paura, prosperando nell’ombra. Le figure di Falcone e
Borsellino, come di tanti altri servitori dello Stato caduti nella lotta al
crimine organizzato, hanno fatto crescere nella società il senso del dovere
e dell’impegno per contrastare la mafia e per far luce sulle sue tenebre,
infondendo coraggio, suscitando rigetto e indignazione, provocando
volontà di giustizia e di legalità". Lo afferma il Presidente
della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, nel saggio rivolto ai giovani
delle scuole coinvolte nel progetto “La nave della legalità”, nel 28°
anniversario della strage di Capaci. “I giovani sono stati tra i primi a
comprendere il senso del sacrificio di Falcone e di Borsellino e ne sono
divenuti i depositari, in qualche modo anche gli eredi. Dal 1992, anno dopo
anno, nuove generazioni di giovani si avvicinano a queste figure esemplari e si
appassionano alla loro opera e alla dedizione per la giustizia che hanno
manifestato. Cari ragazzi – conclude il Presidente Mattarella - il
significato della vostra partecipazione, in questa giornata, è il passaggio a
voi del loro testimone. Siate fieri del loro esempio e ricordatelo
sempre”.
De Raho: Falcone e Borsellino sono modelli“
Sono stati dei maestri, colleghi che abbiamo guardato
come modelli. Sono stati portatori di una nuova cultura del contrasto alle
mafie con la specializzazione, attraverso l’individuazione dei flussi
finanziari, attraverso la cooperazione giudiziaria”. Così il procuratore
nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, durante l’iniziativa
#PalermoChiamaItalia, che, nel corso della conferenza stampa di presentazione
della manifestazione del Ministero dell’Istruzione e della Fondazione Falcone,
ha sottolineato come, approfittando della crisi sanitaria che stiamo vivendo,
le mafie “ricerchino consenso sociale e facciano reclutamento”. “Le mafie
approfittano della sofferenza”, ha ricordato De Raho, affermando che quella del
23 maggio è una celebrazione quanto mai importante, giacché aiuta i giovani a capire
che i nostri modelli vanno cercati tra chi ha guardato al bene comune”.
Gli appuntamenti delle commemorazioni
Questa mattina alle 9 il prefetto di Palermo,
Giuseppe Forlani, il questore di Palermo, Renato Cortese, Maria Falcone,
sorella del giudice, e Tina Montinari, vedova del caposcorta del magistrato, il
comandante provinciale dei Carabinieri, Arturo Guarino, e il comandante
provinciale della Guardia di Finanza, Antonio Quintavalle, hanno deposto una
corona davanti alla Stele sul luogo della strage in una Capaci assolata.
“Speriamo di riuscire a scoprire tutta la verità sulla strage di
Capaci. Prima possibile, anche se sono passati 28 anni e ancora non
abbiamo avuto piena giustizia”, ha detto Tina Montinaro. “La mafia non ha vinto
quel giorno - ha aggiunto - e sicuramente non vincerà. Quel giorno è stata
persa una battaglia da parte dello Stato, ma non la guerra. Confido nei tanti
giovani per proseguire con la voglia di riscatto”. Tra gli appuntamenti anche
la Conferenza dei Rettori siciliani di Palermo, Catania, Messina e Kore di
Enna, organizzata per ricordare le vittime della mafia. “Come è stato
possibile che un viaggio coperto dal segreto fosse stato noto a chi aveva
commesso l’attentato?”. E’ l’interrogativo che si pose il Cardinale di Palermo,
Salvatore Pappalardo, quando apprese della strage di Capaci: a ricordare
l’episodio, monsignor Salvatore Gristina, Presidente della Conferenza
episcopale siciliana e arcivescovo di Catania, all’epoca assistente del
prelato, intervenendo in streaming all’evento. La giornata di
commemorazioni è proseguita a mezzogiorno con la messa di suffragio
nella chiesa di San Domenico, il Pantheon dei palermitani illustri, che
accoglie anche le spoglie di Falcone. Nel pomeriggio, alle 17.58, ora della strage,
il “Silenzio” suonato da un trombettista della Polizia di Stato davanti
all’albero Falcone senza la partecipazione dei cittadini a causa dell’emergenza
Covid-19, invitati dalla Fondazione intitolata al giudice ad affacciarsi tutti
insieme alle 18 per appendere dal balcone un lenzuolo bianco, come nel
’92 quando, su iniziativa della società civile, i balconi di Palermo si
riempirono di lenzuoli bianchi in segno di ribellione alla mafia dopo le stragi
di Capaci e via D’Amelio. La stessa iniziativa scelta quest’anno dalla Fondazione
Falcone che, a causa delle misure anti coronavirus, ha scelto lo slogan: ‘Il
mio balcone è una piazza’, accolta a Palermo anche dalla Questura, dalla
Prefettura, dal Comune, e ancora a Villa Pajno, residenza del prefetto, dalla
Cgil e a Palazzo Gulì, sede del ‘No Mafia Memorial’ dove, come deciso dal
Centro Giuseppe Impastato, che lo gestisce, i lenzuoli esposti sono due: uno
per le vittime di Capaci e uno per i medici e gli infermieri che hanno perso la
vita mentre fronteggiavano il Covid.
Emergenza sanitaria e mafia
L’emergenza sanitaria che stiamo vivendo offre alla
mafia non solo spazi di infiltrazione e di accaparramento ma anche la
possibilità di recuperare una quota del consenso sociale perduto. L’allarme è
stato lanciato, intervenendo all’assemblea aperta dei rettori siciliani, dal
questore di Palermo, Renato Cortese. “Lo Stato - ha detto - ha fatto molti
passi avanti. Palermo oggi non è quella di venti anni fa. Ma
l’obiettivo di liquidare definitivamente la mafia non è stato ancora raggiunto.
Basta andare in giro per vedere che le estorsioni non sono finite, i
commercianti pagano ancora il pizzo, la droga riempie le nostre piazze e attrae
molti giovani”. Anche se il confronto con il passato induce all’ottimismo,
Cortese avverte comunque il rischio che le difficoltà del momento possano
“ricreare attorno alla mafia quel consenso e quella fiducia malata che in tutti
questi anni si è cercato di sciogliere”.
Gli artisti siciliani cantano “Siamo Capaci… di dire
no”
In occasione del 28 anniversario della strage di
Capaci, su iniziativa della Polizia di Stato, Roy Paci ha deciso di chiamare a
raccolta tutte le voci siciliane in un’unica grande comunità battezzata
C.I.A.T.U. (Collettivo Indipendente Artisti della Trinacria Uniti) ed ha dato
vita al brano ‘Siamo Capaci’, i cui proventi delle vendite saranno devoluti, in
collaborazione col Ministero dell’Istruzione, alla scuola Pertini del quartiere
Sperone di Palermo, recentemente vandalizzata, ad altre scuole in contesti
difficili del territorio e, in collaborazione con l’Associazione Libera, a
sostegno di progetti educativi rivolti a giovani siciliani. Al maestro Roy Paci
e al cantautore Giuseppe Anastasi è stato affidato il compito di tradurre in
musica i sentimenti di speranza, rinascita, condivisione. Un testo per una
Sicilia sempre più giusta, sempre più forte, sempre più consapevole, sempre più
fiduciosa: è questo l’auspicio cantato a gran voce dagli artisti dell’isola.
“Per non rendere vano – si legge in una nota dei promotori dell’iniziativa - il
grande esempio lasciatoci in eredità da questi servitori dello Stato, a cui
ciascuno dovrebbe guardare con profondo orgoglio e grande
ammirazione, sabato 23 maggio cantiamo insieme “Capaci come
siamo di dire no”.
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