Il premio Nobel per la Pace parla in una
lezione in streaming trasmessa dalla Pontificia Università Lateranense dal
titolo: “No Going Back. The World Economy after Covid-19 Pandemic".
Al
centro i temi della condivisione, del social business, della lotta alla povertà
e della centralità dell’uomo e della vita umana
di
Cecilia Seppia – Città del Vaticano
Dalla cattedra virtuale della Lateranense, il
premio Nobel per la Pace, fondatore della Grameen Bank e ideatore
di un sistema di micro-credito come strumento per la lotta alla povertà,
Muhammad Yunus, lancia una sfida al mondo accademico e a quello
finanziario: ripensare, riprogettare la vita senza tornare indietro allo stato
delle cose precedente la pandemia. Nella sua visione, la ripresa del post
Covid-19, è costellata di opportunità ma passa solo attraverso una nuova
consapevolezza sociale e ambientale, un impiego dell’economia non come mera
scienza utile a massimizzare i profitti, piuttosto come uno strumento per
arrivare alla massima felicità possibile dei singoli e della collettività,
quella stessa collettività che oggi soffre le conseguenze drammatiche dei
lockdown imposti per limitare il contagio del virus, in primis la
disoccupazione. Per fare questo, afferma il premio Nobel, è necessario
rimettere al centro l’uomo e lavorare insieme per ricostruire il domani,
guardando al futuro e non più al passato.
Vaccini e farmaci senza monopolio
Il mondo di oggi - nota infatti Yunus - ha
fallito di fronte alla pandemia: non ha saputo unirsi nella lotta contro il
nemico comune, piuttosto si è separato in tribù autonome e isolate capaci di
pensare solo alla propria sopravvivenza aumentando così il dolore e la
disperazione che questa crisi ha provocato ad ogni latitudine. “Per creare
un nuovo mondo - afferma - servono leadership morali e religiose forti
capaci di superare il tribalismo. Bisogna interrompere il ciclo ordinario delle
cose e andare verso nuove direzioni, nuove strade, percorrendole con nuovi
motori”. L’economista 79enne, originario del Bangladesh, mentre difende
l’operato dell’OMS, insiste per esempio sulla triste vicenda del vaccino
concepito come merce per generare profitto piuttosto che come bene comune,
"open source", per salvare vite umane. E definisce
"deprimente" la scelta di alcune imprese farmaceutiche che di recente
hanno dichiarato di voler sviluppare il vaccino per poi offrirlo in esclusiva
agli Stati Uniti. E’ qui che la sua voce si unisce a quella di Papa Francesco
mentre invoca cure accessibili a tutti, farmaci "liberi" esenti da
qualunque monopolio o brevetto di qualsiasi industria farmaceutica e di ogni
nazione.
L'opportunità del Social Business
La sua proposta per la ripresa, anche sul
fronte della produzione e distribuzione di farmaci, come il vaccino anti
Covid-19, è il Social Business, un modello economico che contempla la
nascita di imprese sociali capaci di lavorare non per il profitto ma per
risolvere i problemi delle persone e migliorare loro la vita. Ovviamente,
spiega, sarà compito dei governi creare sempre più spazi e promuovere
investimenti affinché tali imprese possano rappresentare una valida
alternativa, e far valere la loro affidabilità ed efficienza. I governi devono
ripensare il loro ruolo pur continuando ad occuparsi dei più poveri con
programmi di assistenza per indigenti, disoccupati e famiglie, ma uno dei loro
principali obiettivi sarà quello di assicurarsi che non si torni indietro su
modelli di produzione vecchi e sbagliati per la continuazione della vita umana.
Yunus ribadisce la supremazia della vita e invoca la via della giustizia
sociale per la salvaguardia di quest’ultima .
Tabula rasa
“Il Covid-19 - dice - ha fatto emergere tanti
problemi ma anche tante opportunità perché ha spinto il mondo a spegnere tutto,
a distruggere tutto, in poco tempo ha raso al suolo ogni cosa. Ora la domanda
è: dobbiamo ricostruire gli stessi pilastri? Prima del gennaio 2020 il
riscaldamento globale ci stava distruggendo, i danni dei cambiamenti climatici
erano inarrestabili, ma ora sembra che non esistano più i problemi di prima.
Oggi infatti abbiamo migliorato la qualità della vita, persino l’aria è
migliorata, i mari sono meno inquinati”. Nel nuovo mondo teorizzato dal premio
Nobel non c’è posto dunque per i combustibili fossili, per imprese tiranne che
producono farmaci per il proprio vantaggio e li vendono al miglior offerente.
Non c’è spazio per la disoccupazione, per la distribuzione ingiusta della
ricchezza, il 99 per cento della quale, prima del coronavirus era nelle mani
dell’1 per cento della popolazione mondiale, per l’intelligenza artificiale che
sottrae lavoro e ingegno.
Nessuno escluso
C’è invece posto per la condivisione, per la
lotta alla povertà attraverso sistemi sociali intelligenti, per imprese sociali
e non convenzionali, per la creatività umana, per un sistema di educazione e di
istruzione che sappia puntare sul talento incentivando il potenziale di
ciascuno e aprendosi a varie forme di imprenditoria, per istituti finanziari,
infine che siano pro-persona e non pro-profitto. Creare sistemi in cui nessuno
è escluso e tutti sono considerati al pari di altri è la ricetta di Yunus che
al termine di questa lezione in videoconferenza, incalzato da una domanda del
rettore della Lateranense, torna sul grande ruolo di leadership e l’immensa
autorità morale della Chiesa. “La Chiesa – ribadisce - ha un ruolo fondamentale
in questa ripresa che guarda al futuro. Essa può fornire leadership per creare
Social Business. Se Papa Francesco dice una sola parola: ‘noi non vogliamo
tornare indietro’, tutto il mondo lo ascolterà ed è quello che da lui oggi
vogliamo sentire.”
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