Iniziare a
usare una seconda lingua fin dai primi mesi di vita non solo non crea
confusione nei bambini, ma anzi li avvantaggia nell’acquisizione del
linguaggio. Il foniatra Antonio Schindler ha spiegato a Fanpage.it i vantaggi
del bilinguismo preoce.
Intervista a Antonio Schindler
Professore
Ordinario di Audiologia e Foniatria Università degli Studi di Milano.
A cura di
Niccolò De Rosa
"Non
esiste un limite al precoce, anzi: i primi sei di vita sono quelli più
importanti per perfezionare i meccanismi che riguardano la percezione e la
pronuncia della lingua straniera" ricorda Schindler.
Il bilinguismo
rende i bambini più intelligenti o li confonde? Uno studio risponde al quesito
"Tutti i
bambini alla nascita sono infatti in grado di riconoscere i suoni di qualsiasi
lingua. Dopo circa sei mesi però, i piccoli iniziano a perfezionarsi sulla
lingua alla quale vengono esposti e perdono progressivamente l’abilità di
riconoscere suoni e fonemi di altri registri comunicativi".
Molti genitori
sono preoccupati del fatto l’esposizione a una seconda lingua possa confondere
il bambino, tuttavia non c’è alcuna prova scientifica che supporti questo
timore.
"In realtà
qualsiasi bambino può imparare due o tre lingue contemporaneamente senza
sostanziali difficoltà", spiega Schindler. Ciò che invece può
fisiologicamente accadere è il cosiddetto code mixing, ossia l’episodico
utilizzo di parole straniere all’interno di una frase che si sta pronunciando
in un’altra lingua".
"Questo
però è un fenomeno di transizione del tutto normale che non denota alcuna
confusione o problema nello sviluppo linguistico del bambino" precisa il
professore.
Più
precocemente si acquista dimestichezza con una lingua, più competenze si
acquisiscono nella stessa, sottolinea il foniatra.
"Se io
imparo una lingua dopo i sei anni o alle scuole medie, va a sé che la imparerò
seguendo una modalità del tutto diversa rispetto a quella con cui ho imparato a
utilizzare la mia lingua d’origine. Chi impara l’inglese a scuola ne studia le
regole e poi le applica con naturalezza nel parlato. Un bambino madrelingua,
invece, comunica e pronuncia le parole alla perfezione, pur non conoscendone la
teoria".
L’acquisizione
precoce, dunque, comporta il grande vantaggio di far immagazzinare le regole al
bambino in modo inconscio, consentendogli di usarle con immediatezza e
rapidità. Imparare una lingua quando il bambino ha già percorso alcune tappe
del linguaggio, invece, richiede molta più fatica e applicazione.
Se si desidera
che un bimbo apprenda una seconda lingua fin dai primi anni di vita, il ruolo
del genitore risulta ovviamente decisivo, poiché fino a una certa età sono
proprio mamme e papà le figure adulte con le quali i piccoli comunicano e
interagiscono per quasi la totalità del loro tempo.
Passare continuamente da una lingua all'altra potrebbe effettivamente disorientare i piccoli o, quantomeno, ostacolare il percorso di apprendimento. Se a parlare o insegnare una lingua è sempre lo stesso interlocutore (la mamma, il papà, o entrambi) è infatti molto utile separare l’utilizzo di una lingua in base al contesto, prestando attenzione a fare in modo che in certe situazioni si usi sempre la stessa lingua.
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