Succederà
domenica prossima in occasione della Giornata mondiale dei poveri.
Nel
Messaggio di preparazione il richiamo all'esempio di Madre Teresa di Calcutta.
Leggendo
e meditando il Vangelo lo diciamo spesso, ma nella vita quotidiana lo
dimentichiamo quasi sempre: i poveri hanno un posto privilegiato nel cuore di
Dio.
E
ce l’hanno al punto che il Padre è impaziente fino a quando non ha reso loro
giustizia.
Questo
concetto è il filo conduttore del Messaggio del Papa per l’VIII Giornata
mondiale dei poveri, in programma domenica prossima 17 novembre.
Tema
della riflessione di Francesco, tratta dal Libro del Siracide, è “La preghiera
del povero sale fino sa Dio”.
E
se questo è vero, e naturalmente lo è, «abbiamo bisogno di fare nostra la
preghiera dei poveri e pregare insieme a loro», spiega il Pontefice.
Specie
in quest’anno, il 2024, dedicato alla preghiera in preparazione al Giubileo del
2025, si tratta di «una sfida che dobbiamo accogliere e un’azione pastorale che
ha bisogno di essere alimentata».
Perché
«la peggior discriminazione di cui soffrono i poveri è la mancanza di
attenzione spirituale».
Significa,
anche, che l’opzione preferenziale per i poveri deve tradursi principalmente in
un’attenzione religiosa privilegiata e prioritaria.
In
questo senso la preghiera ci insegna a guardare il mondo e l’umanità con gli
occhi di Dio.
A
cominciare dagli obiettivi che gli uomini e le donne si pongono come obiettivi
della loro vita.
«La
mentalità mondana – riflette in proposito il Papa - chiede di diventare
qualcuno, di farsi un nome a dispetto di tutto e di tutti, infrangendo regole
sociali pur di giungere a conquistare ricchezza.
Che
triste illusione!
La
felicità non si acquista calpestando il diritto e la dignità degli altri».
Un’evidenza
che si manifesta in tutta la sua drammaticità oggi.
«La
violenza provocata dalle guerre mostra con evidenza quanta arroganza muove chi
si ritiene potente davanti agli uomini, mentre è miserabile agli occhi di Dio.
Quanti
nuovi poveri produce questa cattiva politica fatta con le armi, quante vittime
innocenti! Eppure – continua il Pontefice -, non possiamo indietreggiare.
I
discepoli del Signore sanno che ognuno di questi “piccoli” porta impresso il
volto del Figlio di Dio, e ad ognuno deve giungere la nostra solidarietà e il
segno della carità cristiana».
Ma
quest’attenzione non può prescindere dall’afflato spirituale, perché la Chiesa
è altro rispetto alle tante agenzie filantropiche e solidaristiche, pur
estremamente meritorie, che operano nel mondo.
Al
tempo stesso, la preghiera non può che «trovare nella carità concreta la
verifica della propria autenticità. Infatti, la preghiera e le opere si
richiamano a vicenda: se la preghiera non si traduce in agire concreto è vana;
(…) tuttavia, la carità senza preghiera rischia di diventare filantropia che
presto si esaurisce».
Questa
l’eredità lasciata da tanti santi come madre Teresa di Calcutta, che ripeteva
sempre come proprio la preghiera fosse il luogo da cui attingeva fede e forza
per servire i poveri.
Il
26 ottobre 1985, ha ricordato il Papa, quando parlò all’Assemblea generale
dell’Onu mostrando a tutti la corona del Rosario che teneva sempre in mano,
madre Teresa disse: «Io sono soltanto una povera suora che prega.
Pregando,
Gesù mi mette nel cuore il suo amore e io vado a donarlo a tutti i poveri che
incontro sul mio cammino.
Pregate anche voi! Pregate, e vi accorgerete dei poveri che avete accanto».
Assieme
a santa Teresa, l’esempio di san Benedetto Giuseppe Labre (1748-1783), povero
tra i poveri, la cui urna si trova a Roma, nella chiesa di Santa Maria ai
Monti, ed è meta di tanti pellegrinaggi.
«Non
avendo nemmeno una piccola stanza dove alloggiare – ha aggiunto Bergoglio -
dormiva abitualmente in un angolo delle rovine del Colosseo, come “vagabondo di
Dio”, facendo della sua esistenza una preghiera incessante che saliva fino a
Lui».
Come detto, la prossima Giornata mondiale dei poveri si terrà il 17 novembre e il Papa alle 10 presiederà l’Eucaristia nella Basilica di San Pietro.
Prima
della Messa benedirà 13 chiavi, in rappresentanza dei Paesi in cui la Famvin
Homeless Alliance (Fha), della Famiglia Vincenziana, con il Progetto “13 case”
per il Giubileo, costruirà nuove abitazioni per persone disagiate.
Tra
queste nazioni anche la Siria, le cui case saranno finanziate direttamente
dalla Santa Sede come gesto di carità per l’Anno Santo.
Dopo
la celebrazione eucaristica il Papa pranzerà in Aula Paolo VI insieme a 1.300
poveri.
A
offrire il pasto, organizzato dal Dicastero per il Servizio della Carità, sarà
la Croce Rossa Italiana la cui Fanfara garantirà l’accompagnamento musicale.
Al
termine del pranzo a ogni persona sarà distribuito uno zaino offerto dai Padri
Vincenziani, contenente viveri e prodotti per l’igiene personale.
Inoltre,
dall’11 al 16 novembre l’Ambulatorio Madre di Misericordia, struttura collegata
al Dicastero per il Servizio della Carità che offre quotidianamente assistenza
sanitaria gratuita ai poveri e ai bisognosi, rimane aperto con orario
continuato dalle 8 alle 17.
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