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martedì 12 novembre 2024

LINGUE STRANIERE e BAMBINI

 


Quando è meglio iniziare a insegnare le lingue straniere ai bambini? 

Iniziare a usare una seconda lingua fin dai primi mesi di vita non solo non crea confusione nei bambini, ma anzi li avvantaggia nell’acquisizione del linguaggio. Il foniatra Antonio Schindler ha spiegato a Fanpage.it i vantaggi del bilinguismo preoce.

Intervista a Antonio Schindler

Professore Ordinario di Audiologia e Foniatria Università degli Studi di Milano.

A cura di Niccolò De Rosa

 Qual è il momento giusto per iniziare a insegnare una lingua straniera ai bambini? I genitori spesso dibattono su vantaggi e rischi legati a un apprendimento precoce. Alcuni sostengono che iniziare da piccoli favorisca lo sviluppo di una seconda lingua quasi come la lingua madre, mentre altri temono che un eccesso di stimoli possa sovraccaricare i bambini. In realtà, però, gli esperti sono convinti che esporre i bambini a un bilinguismo precoce comporti pressoché solo aspetti positivi.

 "In generale, prima si inizia, meglio è" spiega a Fanpage.it Antonio Schindler, Professore Ordinario di Audiologia e Foniatria Università degli Studi di Milano.

 Quando si può insegnare una seconda lingua ai figli?

"Non esiste un limite al precoce, anzi: i primi sei di vita sono quelli più importanti per perfezionare i meccanismi che riguardano la percezione e la pronuncia della lingua straniera" ricorda Schindler.

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"Tutti i bambini alla nascita sono infatti in grado di riconoscere i suoni di qualsiasi lingua. Dopo circa sei mesi però, i piccoli iniziano a perfezionarsi sulla lingua alla quale vengono esposti e perdono progressivamente l’abilità di riconoscere suoni e fonemi di altri registri comunicativi".

 Imparare due lingue da piccoli non confonde i bambini

Molti genitori sono preoccupati del fatto l’esposizione a una seconda lingua possa confondere il bambino, tuttavia non c’è alcuna prova scientifica che supporti questo timore.

"In realtà qualsiasi bambino può imparare due o tre lingue contemporaneamente senza sostanziali difficoltà", spiega Schindler. Ciò che invece può fisiologicamente accadere è il cosiddetto code mixing, ossia l’episodico utilizzo di parole straniere all’interno di una frase che si sta pronunciando in un’altra lingua".

"Questo però è un fenomeno di transizione del tutto normale che non denota alcuna confusione o problema nello sviluppo linguistico del bambino" precisa il professore.

 Perché il bilinguismo precoce è utile?

Più precocemente si acquista dimestichezza con una lingua, più competenze si acquisiscono nella stessa, sottolinea il foniatra.

"Se io imparo una lingua dopo i sei anni o alle scuole medie, va a sé che la imparerò seguendo una modalità del tutto diversa rispetto a quella con cui ho imparato a utilizzare la mia lingua d’origine. Chi impara l’inglese a scuola ne studia le regole e poi le applica con naturalezza nel parlato. Un bambino madrelingua, invece, comunica e pronuncia le parole alla perfezione, pur non conoscendone la teoria".

L’acquisizione precoce, dunque, comporta il grande vantaggio di far immagazzinare le regole al bambino in modo inconscio, consentendogli di usarle con immediatezza e rapidità. Imparare una lingua quando il bambino ha già percorso alcune tappe del linguaggio, invece, richiede molta più fatica e applicazione.

 I consigli dell'esperto

Se si desidera che un bimbo apprenda una seconda lingua fin dai primi anni di vita, il ruolo del genitore risulta ovviamente decisivo, poiché fino a una certa età sono proprio mamme e papà le figure adulte con le quali i piccoli comunicano e interagiscono per quasi la totalità del loro tempo.

 "Il suggerimento principale per favorire il processo è quello di non creare situazioni artificiali, con esercizi o ripetizioni, ma usare la seconda lingua in conversazioni reali e situazioni quotidiane" afferma Schindler.

 Altra cosa importante è ricordare che non conta soltanto quando si inizia a usare una lingua straniera, ma anche quanto un genitore la utilizza. "L’acquisizione del linguaggio normalmente è proporzionale al numero di ore passate ad ascoltare e utilizzare quella data lingua. Se si manda il figlio a fare un’ora di inglese in mezzo ad una settimana in cui si parla solo italiano, l’apprendimento sarà minimo" conferma il professore.

 Infine, non bisogna mai scordarsi quanto l’aspetto sociale influisca sulla conoscenza di una nuova lingua. Più il bambino è esposto socialmente nell’uso della seconda lingua – parlando ad alta voce con altre persone – più veloce ed efficace sarà l’apprendimento.

 L'errore da evitare

Passare continuamente da una lingua all'altra potrebbe effettivamente disorientare i piccoli o, quantomeno, ostacolare il percorso di apprendimento. Se a parlare o insegnare una lingua è sempre lo stesso interlocutore (la mamma, il papà, o entrambi) è infatti molto utile separare l’utilizzo di una lingua in base al contesto, prestando attenzione a fare in modo che in certe situazioni si usi sempre la stessa lingua.

 "Usare la stessa lingua sempre nel medesimo contesto favorisce molto l'acquisizione del linguaggio. Se ad esempio si decide di parlare inglese a cena, allora, almeno nella fase iniziale a cena si dovrà sempre parlare inglese per massimizzare il risultato".

 Fanpage

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