Visualizzazione post con etichetta protezione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta protezione. Mostra tutti i post

domenica 13 giugno 2021

PROTEGGERE I BAMBINI, UNA COMUNE RESPONSABILITA'


 Francesco: il domani è 

dei bambini 

che noi proteggiamo oggi

Il Papa ricorda con un tweet la Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile. Sono decine di milioni i piccoli, molti dei quali in Africa, costretti a lavorare spesso in condizioni miserevoli, senza tutela per la salute e privati di istruzione. Una situazione aggravata dalla pandemia, spiega suor Rumita Borja delle Figlie di Maria Ausiliatrice e che riguarda anche Paesi ricchi come l'Italia

-  Michele Raviart - Città del Vaticano

"I bambini sono il futuro della famiglia umana: a tutti noi spetta il compito di favorirne la crescita, la salute e la serenità”. Con questo tweet sul suo account @Pontifex, Papa Francesco ha ricordato la giornata internazionale contro il lavoro minorile che si celebra oggi in tutto il mondo. In quello che le Nazioni Unite hanno stabilito essere l’anno dedicato a combattere questo fenomeno, il 2021, sono infatti 160 milioni i minori che passano le loro giornate lavorando invece di andare a scuola e vivere la loro infanzia con gioia.

Gli appelli di Francesco

"Tanta gente invece di farli giocare li fa schiavi: è una piaga questa. Una fanciullezza serena permette ai bambini di guardare con fiducia verso la vita e il domani. Guai a chi soffoca in loro lo slancio gioioso della speranza", aveva detto il Papa già nel 2013, durante il suo primo anno di Pontificato. “Faccio appello alle istituzioni affinché pongano in essere ogni sforzo per proteggere i minori, colmando le lacune economiche e sociali che stanno alla base della dinamica distorta nella quale essi sono purtroppo coinvolti”, aveva ribadito a ridosso della giornata contro il lavoro minorile dello scorso anno.

Il valore di una società si misura da come si trattano i bambini

“Noi crediamo che i bambini non sono solo il futuro, ma sono il presente, perché il modo con cui ci poniamo di fronte a queste persone ci manifesta già che tipo di società siamo, che tipo di adulti siamo”, spiega a Vatican News suor Rumita Borja, consigliera generale della pastorale giovanile dell’istituto missionario delle figlie di Maria Ausiliatrice. Certamente Il lavoro, aggiunge, “è espressione della persona e deve essere presente nella formazione, però quando diventa sfruttamento, ed è il caso del lavoro minorile, va al di là delle forze e delle capacità delle persone. E questo impedisce altri diritti dei bambini, come quello all’istruzione, al gioco. Noi crediamo che è molto importante favorire lo sviluppo armonico della persona quindi ci deve essere anche posto per attività come il gioco, la danza, la musica e il teatro”. “Quando c’è lo sfruttamento minorile”, spiega, “queste cose non hanno più spazio perché tutto il tempo è impiegato a produrre, perché il lavoro minorile è solo finalizzato al produrre. Non è la crescita del bambino o della bambina, ma dell’economia”.

Peggioramento in pandemia

Con le conseguenze economiche e sociali della pandemia di coronavirus, il numero di bambini costretto a lavorare è aumentato per la prima volta in vent’anni. L’invito del Pontefice rivolto ai Paesi del mondo nel videomessaggio per la 75.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite lo scorso 25 settembre è stato quello di non “ignorare le conseguenze devastanti della crisi del Covid-19 sui bambini”, che in milioni “non possono tornare a scuola. Una situazione, che “in molte parti del mondo” minaccia un incremento del lavoro minorile, lo sfruttamento, gli abusi e la malnutrizione”.

Aiutare le famiglie per aiutare i bambini

Abbiamo verificato questa tendenza nelle zone del mondo in cui operiamo, spiega ancora suor Rumita, “soprattutto perché molti bambini hanno perso il lavoro e nelle varie parti dove siamo presenti i bambini sentono anche il dovere di essere aiuto alla loro famiglia” e “la nostra risposta è aiutare queste famiglie a far fronte a questa realtà”. “Forse non riusciamo a togliere i bambini dai luoghi di lavoro, ma noi offriamo altre possibilità per loro”, cercando di ascoltare i loro bisogni o i loro disagi, dando supporto tecnico per frequentare le lezioni online e dare continuità al diritto all’istruzione, ma anche aiutando le famiglie con beni di prima necessità.

Dramma delle zone povere ma non solo

Secondo i dati forniti dall’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, la maggior parte dei minori tra i 5 e 17 anni coinvolti nel lavoro minorile, oltre 86 milioni, si trova in Africa subsahariana, che è anche il luogo in cui sono sfruttati di più i bambini sotto gli undici anni. In Asia il lavoro minorile riguarda oltre 50 milioni di bambini, in particolare nel sudest asiatico. Colpisce che anche nelle zone più ricche del pianeta, Europa e Nord America, i minori che lavorano sono quasi 4 milioni.

La situazione in Italia

“Anche in Italia il problema del lavoro minorile è molto sentito e manca una rilevazione aggiornata”, spiega invece Antonella Inverno, responsabile delle politiche dell’infanzia e dell’adolescenza per Save The Children, che lega strettamente questo fenomeno a quello della dispersione scolastica, che si è accentuato durante la pandemia. “Abbiamo un allarme dai territori molto forte, le procure dei tribunali per i minori come anche gli uffici scolastici regionali hanno denunciato la scomparsa di molti studenti e studentesse dalle scuole”. “In un sondaggio di Save The Children e Ipsos del dicembre 2020”, sottolinea ancora Inverno,”è emerso che quasi un ragazzo su dieci ha risposto che o stava abbandonando la scuola per andare a lavorare a causa delle difficoltà economiche che la famiglia stava affrontando o che non avrebbe seguito gli studi verso l’università per andare a lavorare sempre a causa delle difficoltà poste dalla crisi”.  A riguardo è intervenuto anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha sottolineato come anche il Paese “non sia esente dal fenomeno del lavoro infantile, incluso lo sfruttamento da parte della malavita organizzata”, in una situazione “che compromette il futuro di nostri giovani e dell’intera società”. Per questo, ha ribadito, occorre uno sforzo corale di tutta la società e delle sue istituzioni”.

 

Vatican News

 

mercoledì 5 maggio 2021

DIGNITA' DEI BAMBINI E DEGLI ADOLESCENTI AL TEMPO DEL COVID


Parolin: si riaffermi la dignità dei più piccoli

Il segretario di Stato vaticano ha inviato un messaggio in occasione dell’incontro promosso da Telefono Azzurro e incentrato sul tema “Dignità dei bambini e degli adolescenti al tempo del covid”. Il porporato sottolinea che è necessario "un approccio più incisivo nell'educazione delle giovani generazioni"

 

-         Amedeo Lomonaco – Città del Vaticano

 Riflettere sui passi compiuti nel campo della difesa dei minori e sottolineare l'importanza di continuare ad agire insieme, cooperando anche nell'ambito della Child Dignity Alliance, alleanza istituita a seguito del Congresso del 2017 “Child Dignity in the Digital World”. Promuovere il confronto tra istituzioni, media, esperti nazionali e internazionali, per rispondere al turpe fenomeno, in pericolosa crescita, degli abusi sessuali. Sono queste le finalità dell’incontro “Dignità dei bambini e degli adolescenti al tempo del covid”, evento promosso da Telefono Azzurro in collaborazione con l'Ambasciata d'Italia presso la Santa Sede in occasione della Giornata nazionale contro la pedofilia.

Cardinale Parolin:  si riaffermi il valore inestimabile della vita

Durante l’incontro, tenutosi a Palazzo Borromeo e trasmesso in diretta streaming anche attraverso il canale youtube di Vatican News, è stato letto il messaggio del segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin. Il porporato, riferendosi all’iniziativa promossa da Telefono Azzurro, ricorda che l’evento organizzato oggi “intende mettere in luce rischi, paure e pericoli a cui va incontro oggi la  parte più  fragile della  nostra  società,   bambini  e  adolescenti”. Ed auspica  che l'odierno momento di  riflessione “riaffermi il valore inestimabile della vita e della dignità dei più piccoli e dei più indifesi”. Il cardinale Parolin, nel suo messaggio, indica anche una priorità: “il dovere di un approccio più incisivo nell'educazione delle giovani generazioni, per un radicale rifiuto di ogni  violenza e sopraffazione a danno dei minori”.  E per “un uso sempre più corretto dei mezzi  di  comunicazione”.

Un turpe fenomeno in costante evoluzione

All’incontro ha partecipato, tra gli altri, anche il Cardinale O'Malley che ha illustrato l’attività della Pontificia Commissione per la Tutela dei Minori. Monsignor Hans Zollner, docente dell’Università Gregoriana e direttore del “Centre for Child Protection”,  ha ricordato inoltre alcuni dati presenti nel volume "Online Child Sexual Exploitation. Treatment and Prevention of Abuse in a Digital World", pubblicato da Springer e curato dal professor Ernesto  Caffo, presidente e fondatore di Telefono Azzurro in qualità di responsabile scientifico del convegno “Child Dignity in the Digital World” svoltosi nel 2017 presso la Pontificia Università Gregoriana. Complessivamente, i dati sull’abuso sessuale confermano che si tratta di un fenomeno costantemente in evoluzione. Il Consiglio d’Europa stima che nel vecchio Continente 1 bambino su 5 subisca abusi. Nel Regno Unito si ritiene che il 7,5% degli adulti abbia subito abusi sessuali prima dei 16 anni I dati internazionali confermano anche che, nei casi di abuso sessuale, le vittime nella maggior parte dei casi fatichino a chiedere aiuto e optino per rimanere nel silenzio.

Le insidie della rete

Durante l’incontro si è anche ricordato un altro preoccupante trend: da tempo, e anche in questo periodo scosso dalla pandemia, Internet e le tecnologie digitali hanno contribuito ad esporre bambini e adolescenti a un nuovo livello di vulnerabilità. Nel report annuale pubblicato lo scorso anno, Internet Watch Foundation (aprile 2020) segnala - in riferimento all’anno 2019 - un incremento del numero di siti web che ospitano immagini o video 3 raffiguranti abusi sessuali a danno di minori. In un terzo dei casi, questi contenuti sono prodotti dai bambini stessi, a fronte di un inganno o di un ricatto. La maggior parte di questi contenuti raffigurano minori pre-adolescenti, tra gli 11 e i 13 anni. I dati del Centro di Ascolto e Consulenza di Telefono Azzurro dimostrano inoltre che Internet e le nuove tecnologie hanno accresciuto adescamenti sessuali e abusi sui minori. 

Il ministro Bonetti: regole per i social

All’incontro è intervenuto anche il Ministro per le Pari Opportunità e della Famiglia, Elena Bonetti. Al microfono di Alessandro Guarasci sottolinea che si deve attuare, in particolare, un’azione educativa nei confronti dei più piccoli e delle loro famiglie affinché si possa abitare con precise regole uno spazio come quello dei social.

Caffo: più norme su Internet 

Il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo, riferendosi ai rischi in Internet, sottolinea in particolare che è necessario formare i ragazzi ad un uso corretto delle nuove tecnologie. Occorre anche avere ulteriori normative, a livello internazionale, che vincolino le grandi aziende della rete a delle regole tese ad evitare che i bambini possano andare incontro a situazioni per loro dannose.

Ernesto Caffo: più normative a livello internazionale

Con la pandemia si è registrato, in tutto il mondo, un incremento dei casi di violenza, online e offline. “La sfida più grande per noi adulti - ha dichiarato Ernesto Caffo intervenendo all'incontro - è assicurare che i giovani abbiano un accesso sicuro a queste tecnologie: il web infatti è frequentato anche da perpetratori e i bambini, specialmente i più vulnerabili, possono facilmente diventare preda di diversi tipi di abuso. I governi, il settore non-profit, le istituzioni, il mondo accademico e la società civile dovrebbero unire gli sforzi”.

 

Vatican News

 

 


sabato 3 ottobre 2020

EROTIZZAZIONE DEI BAMBINI: UNA GENERAZIONE VIOLATA?

 Gli effetti sempre più preoccupanti 

del consumo di pornografia 

da parte dei minori

Tra gli 8 e i 13 anni sono in aumento gli episodi di esibizione frutto di uno stato di ipereccitazione incontrollato. 

Il ruolo degli adulti per una corretta educazione.

La psicologia parla di un’età speciale e preziosa che oggi sembra scomparsa: l’età della latenza. Il bambino ha bisogno che il mondo adulto lo accompagni a sospendere le sue ricerche sul sesso per concentrare la mente su altre curiosità.  Lasciamo troppo spesso i piccoli soli e privi di strumenti davanti a realtà che non sono in grado di gestire

 

MARIOLINA CERIOTTI MIGLIARESE


Si stanno moltiplicando in modo allarmante episodi difficili da definire, che segnalano una situazione di crescente e diffusa erotizzazione dei nostri bambini. Masturbazione davanti ai/alle compagne, richiesta di sesso orale, esibizione dei genitali: episodi che spesso vengono raccontati dalle “vittime” anche dopo molto tempo, e che quasi sempre si sarebbero svolti nella scuola. Episodi che riguardano fasce di età insospettabili, tra gli 8 e i 12/13 anni, e che spesso non riguardano bambini disadattati o provenienti da famiglie difficili, ma bambini del tutto normali, inseriti in famiglie normali, con genitori che li amano e che sono ben lontani dall’immaginare che il proprio figlio possa essere coinvolto in situazioni del genere.

Quando qualcuno di questi episodi viene alla luce, immediata è la ricerca del colpevole: la famiglia, che non ha educato; la scuola, che non ha vigilato; il minore, che ha probabilmente dei problemi. Ma cercare il colpevole del singolo episodio è in fondo solo una modalità difensiva, certamente comprensibile, ma poco utile a leggere ciò che sta davvero accadendo. Gli episodi di cui parlo infatti non sono il frutto della premeditazione di piccole menti perverse, ma sono invece quasi sempre la risposta impulsiva e fuori controllo ad uno stato di ipereccitazione provocato da stimoli inappropriati. Quasi sempre, se si ottiene la loro confidenza, si scopre che questi bambini hanno visto immagini pornografiche in rete; qualche volta è successo per caso, e sono stati cercati e raggiunti da qualcosa che non hanno cercato; altre volte hanno cercato spontaneamente qualcosa sulla rete, spinti da una curiosità sul sesso che è tipica dell’età; altre volte ancora sono stati coinvolti nella visione da compagni già “edotti”. In tutti i casi, lo stimolo è stato per loro intenso, eccitante, carico di un’emozione profonda mista di attrazione e repulsione, paura e fascinazione. Qualcosa che, in assenza della confidenza con un adulto e del suo aiuto, li ha spinti a cercare di nuovo quelle immagini, questa volta in modo più attivo, innescando un circuito potente di eccitazione che chiede sollievo.

La pornografia funziona proprio così: è pensata per provocare eccitazione, e dunque per indurre alla masturbazione o ad atti sessuali che diano sollievo alla tensione provocata. Per questo motivo, il fatto che questi episodi avvengano quasi sempre a scuola non è principalmente segno di una mancata vigilanza da parte degli insegnanti, ma piuttosto del fatto che non c’è premeditazione: basta un piccolo spazio propizio, al di fuori dello sguardo dell’insegnante più attento; se lo stato di eccitazione è troppo alto, il bambino cercherà di agire impulsivamente per alleviarlo: magari facendo qualcosa che ha visto fare in rete, senza nemmeno comprenderne la gravità. Questi bambini di età prepubere, protagonisti attivi di episodi che turbano la serenità degli altri bambini, sono dunque a loro volta delle piccole vittime, punta dell’iceberg di una situazione preoccupante, che dovrebbe interrogare seriamente tutti noi; rischiamo infatti di crescere una generazione di bambini

violati, privati di ciò che l’infanzia dovrebbe garantire loro: lo spazio per crescere in modo sereno e protetto. Lo spazio per essere bambini, dedicandosi a sviluppare la capacità di giocare: modalità pienamente umana di accesso al reale, che è anche il modo migliore per apprendere e per sviluppare intelligenza e creatività.

Oggi invece è comune osservare che la maggior parte dei bambini non è più capace di giocare: messi davanti alla possibilità di un uso creativo del tempo o del materiale di gioco, preferiscono quasi tutti ripiegare su youtube e videogiochi. Allo stesso modo, la tensione creativa appare smorzata anche nelle nuove generazioni di adolescenti, che sembrano poco capaci e poco interessati alla bellissima sfida di “giocare con le idee”. Può essere interessante ricordare qui cosa diceva già molti anni fa a proposito del gioco un esperto come Donald Winnicott: «L’elemento piacevole nel gioco porta con sé l’implicazione che l’eccitamento istintuale non sia eccessivo; l’eccitamento istintuale al di là di un certo punto deve portare all’orgasmo». Winnicott sottolineava in questo modo qualcosa che è anche frutto di esperienza comune: l’eccesso di eccitazione impedisce il gioco, perché innesca una tensione troppo alta che chiede solo di essere “sfogata”. Per questo motivo l’eccesso di eccitazione si trasforma facilmente anche in aggressività, irrequietezza, difficoltà di attenzione che sono oggi in grande aumento nell’età scolare; se poi lo stato di eccitazione è provocato dalla visione di video porno, e lì si trovano anche i modelli di comportamento utili allo sfogo della tensione. Oggi i bambini, i ragazzi ma anche gli adulti sono soggetti loro malgrado ad un massiccio furto dello spazio immaginativo personale, sempre più riempito da immagini invadenti e precostituite; immagini troppo spesso cariche di contenuti iper–eccitatori e in quanto tali poco adatte ad essere maneggiate creativamente. Ma c’è un’altra, urgente domanda: come incide l’eccesso di stimoli erotizzati nelle diverse età del bambino? Nell’età infantile il pensiero è concreto ed egocentrico, e proprio per questo l’esperienza sessuale dell’adulto è priva per il bambino di un significato pienamente comprensibile. Il bambino conosce le cose associandole alla sua esperienza e cerca di assimilare il nuovo e lo sconosciuto confrontandolo con quello che già conosce; il sesso (di cui non ha esperienza) si associa perciò per lui con quello che riguarda i bisogni corporei che sperimenta e conosce: la sessualità si confonde allora con l’esperienza dell’escrezione e della defecazione, in un contesto emotivo di profonda ambiguità; per questo l’esposizione ad immagini pornografiche è fonte di un’eccitazione insieme molto intensa e molto confusa, impossibile da maneggiare con gli strumenti alla portata della sua mente. D alla pubertà in poi, improvvisamente il ragazzo fa l’esperienza che “il sesso mi riguarda”. Da questo momento le informazioni anche disordinate e confuse raccolte nell’età precedente prendono un posto specifico nella sua mente e assumono un’importanza del tutto personale. Questo comporta una forte attrazione e una grande permeabilità per ogni stimolo erotico e per ogni argomento a sfondo sessuale, proprio perché la curiosità sul sesso diventa una “curiosità su di me” ed è accompagnata dalla ricerca di modelli di comportamento che facciano sentire all’altezza delle proprie e altrui aspettative. In questa fase della vita il ragazzo avrebbe bisogno dello spazio mentale per immaginare l’altro diverso da sé, per sognarlo, per desiderarlo, per prepararsi ad incontrarlo nella concretezza di un corpo differente. La prima adolescenza potrebbe e dovrebbe esprimere la nascita del desiderio; l’incontro con la pornografia sposta invece bruscamente il sesso sul circuito bisogno– soddisfazione, uccidendo sul nascere la possibilità di coniugare attraverso sogni ad occhi aperti e fantasie personali l’impulso e il sentimento, la tenerezza e la passione. Al loro posto entrano nella mente così permeabile dei ragazzi immagini e situazioni artificiose e iper–eccitanti, che spingono al consumo, e che rendono impossibile investire l’attesa e sviluppare uno spazio immaginativo arricchente e personale.

Forse non è inutile a questo punto ricordare quello che gli studi psicologici di tanti anni ci hanno insegnato riguardo allo sviluppo sano dei nostri bambini. La psicologia parla di un’età speciale e preziosa che oggi sembra scomparsa: l’età della latenza. E’ l’età che coincide con la scuola primaria: dopo l’intensa e fisiologica curiosità sessuale del periodo fra i tre e i cinque anni, con l’ingresso a scuola il bambino ha bisogno che il mondo adulto lo accompagni a sospendere le sue ricerche sul sesso per concentrare la mente su altre curiosità; la questione del sesso può venire lasciata in sospeso e rinviata, e il bambino va incoraggiato ad investire le sue energie su un piacere nuovo: quello di entrare in un mondo interessante, fatto di codici prima riservati solo agli adulti. La lettura, la scrittura, il calcolo, sono codici capaci di dare una soddisfazione profonda a chi impara a padroneggiarli: permettono infatti di accedere al vasto mondo della conoscenza, attraverso un’esperienza che non è solo di fatica, ma anche e soprattutto una possibile esperienza di piacere, che si lega alla capacità di usare la propria mente per pensare. Ma per poter fare questo il bambino ha bisogno di un mondo adulto capace da un lato di tutelarlo e dall’altro di trasmettergli passione e interesse per il pensiero e la conoscenza. Purtroppo, oggi il mondo adulto sembra aver smarrito entrambe le competenze: abbiamo noi per primi poca passione per il pensiero, ed è venuto a mancare quell’istinto sano che guida a fissare, anche attraverso salutari divieti, le barriere di protezione necessarie al benessere dei nostri figli. Ignari del pericolo, li lasciamo troppo spesso soli e privi di strumenti davanti a realtà complesse che non sono in grado di gestire e che rischiano di travolgerli.

 

www.avvenire.it

 

giovedì 19 luglio 2018

CEI. MIGRANTI, DALLA PAURA ALL'ACCOGLIENZA

mmigranti Josephine Open Arms

Gli occhi sbarrati e lo sguardo vitreo di chi si vede sottratto in extremis all’abisso che ha inghiottito altre vite umane sono solo l’ultima immagine di una tragedia alla quale non ci è dato di assuefarci.
Ci sentiamo responsabili di questo esercito di poveri, vittime di guerre e fame, di deserti e torture. È la storia sofferta di uomini e donne e bambini che – mentre impedisce di chiudere frontiere e alzare barriere – ci chiede di osare la solidarietà, la giustizia e la pace.
Come Pastori della Chiesa non pretendiamo di offrire soluzioni a buon mercato. Rispetto a quanto accade non intendiamo, però, né volgere lo sguardo altrove, né far nostre parole sprezzanti e atteggiamenti aggressivi. Non possiamo lasciare che inquietudini e paure condizionino le nostre scelte, determinino le nostre risposte, alimentino un clima di diffidenza e disprezzo, di rabbia e rifiuto.
Animati dal Vangelo di Gesù Cristo continuiamo a prestare la nostra voce a chi ne è privo. Camminiamo con le nostre comunità cristiane, coinvolgendoci in un’accoglienza diffusa e capace di autentica fraternità. Guardiamo con gratitudine a quanti – accanto e insieme a noi – con la loro disponibilità sono segno di compassione, lungimiranza e coraggio, costruttori di una cultura inclusiva, capace di proteggere, promuovere e integrare.
Avvertiamo in maniera inequivocabile che la via per salvare la nostra stessa umanità dalla volgarità e dall’imbarbarimento passa dall’impegno a custodire la vita. Ogni vita. A partire da quella più esposta, umiliata e calpestata.

La Presidenza
della Conferenza Episcopale Italiana

Roma, 19 luglio 2018

domenica 17 giugno 2018

VICINI AI RIFUGIATI PER ACCOGLIERLI E VALORIZZARLI - 20 giugno giornata mondiale del rifugiato

"Mercoledì prossimo ricorrerà la Giornata Mondiale del Rifugiato, promossa dalle Nazioni Unite per richiamare l’attenzione su ciò che vivono, spesso con grandi ansietà e sofferenze, i nostri fratelli costretti a fuggire dalla loro terra a causa di conflitti e persecuzioni. Una Giornata che, quest’anno, cade nel vivo delle consultazioni tra i Governi per l’adozione di un Patto Mondiale sui Rifugiati, che si vuole adottare entro l’anno, come quello per una migrazione sicura, ordinata e regolare. Auspico che gli Stati coinvolti in questi processi raggiungano un’intesa per assicurare, con responsabilità e umanità, l’assistenza e la protezione a chi è forzato a lasciare il proprio Paese. Ma anche ciascuno di noi è chiamato ad essere vicino ai rifugiati, a trovare con loro momenti d’incontro, a valorizzare il loro contributo, perché anch’essi possano meglio inserirsi nelle comunità che li ricevono. In questo incontro e in questo reciproco rispetto e appoggio c’è la soluzione di tanti problemi."  Papa Francesco, 17 giugno 2018


20 GIUGNO  

GIORNATA MONDIALE DEL RIFUGIATO


Al fine di intensificare gli sforzi per prevenire e risolvere i conflitti e contribuire alla pace e alla sicurezza dei rifugiati, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha scelto di celebrare la  Giornata Mondiale del Rifugiato il 20 giugno di ogni anno con la Risoluzione 55/76. Il documento è stato approvato il 4 dicembre 2000 in occasione del 50° anniversario della Convenzione del 1951 relativa allo status dei rifugiati.
Per celebrare la Giornata, l’UNHCR ha lanciato la campagna #WithRefugees che durerà fino al 19 settembre. La campagna ha come obiettivo quello di far conoscere i rifugiati attraverso i loro sogni e le loro speranze: prendersi cura della propria famiglia, avere un lavoro, andare a scuola e avere un posto che si possa chiamare “casa”. Molti attori e personaggi pubblici stanno partecipando alla campagna inviando messaggi e foto con lo slogan #WithRefugees. Lo scopo della campagna consiste nel mostrare ai leader mondiali che i cittadini sono dalla parte dei rifugiati e vogliono inviare un messaggio ai governi affinché collaborino per migliorare le loro condizioni.
La petizione #WithRefugees verrà presentata all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York il 19 settembre e consisterà in una serie di richieste rivolte ai governi: garantire che ogni bambino rifugiato possa accedere all’istruzione, che ogni famiglia rifugiata abbia un posto sicuro in cui vivere e garantire che ogni rifugiato possa lavorare o acquisire nuove competenze per dare il suo contributo alla comunità.
Negli ultimi dieci anni, l’UNHCR ha presentato la richiesta per il reinsediamento in favore di più di 1 milione di rifugiati a 30 diversi paesi, ma il numero di persone che necessitano di reinsediamento supera di gran lunga le opportunità disponibili in un paese terzo. Nel rapporto Projected Global Resettlement Needs 2017 che fotografa questa situazione,  si afferma che in virtù dell’aumento delle quote di reinsediamento da parte di alcuni paesi, e dell’aumento delle richieste, il numero previsto di persone che necessiteranno di reinsediamento nel 2017 raggiungerà i 1,19 milioni, ovvero il 72% in più rispetto al 2014. Il reinsediamento è una delle soluzioni migliori per i rifugiati, insieme all’integrazione nella società di accoglienza e al rimpatrio volontario. Grazie a questo strumento, ai rifugiati che non possono  rimanere nel Paese di primo asilo,  né possono rientrare nel proprio, viene data la possibilità di cominciare una nuova vita in un Paese terzo.


lunedì 4 giugno 2018

PROTEZIONE DEI MINORI. Pubblicate le Linee Guida

“L’effettiva tutela dei minori (Minorum tutela actuosa) e l’impegno per garantire loro lo sviluppo umano e spirituale consono alla dignità della persona umana fanno parte integrante del messaggio evangelico che la Chiesa e tutti i suoi Membri sono chiamati a diffondere nel mondo”.

Una parte importante del lavoro della "Commissione per la protezione dei minori e delle persone vulnerabili", istituita da Papa Francesco,  è esplorare i migliori modi per fornire educazione nella tutela a tutti coloro che servono nelle organizzazioni della Chiesa, insieme ai genitori, giovani, bambini e ai membri delle nostre parrocchie, scuole e istituti..A questo fine, i Membri della Commissione si sono focalizzati su tre aree principali e le hanno condivise con tutte le Conferenze episcopali e i laici: Cura e GuarigioneLinee Guida ed Educazione
Tutte e tre sono, e saranno, aree in sviluppo mirate ad adempiere il mandato che il Santo Padre ha dato alla PCTM. 
Siamo invitati a considerare queste aree e valutare cosa si sta facendo  nell'ambiente ove operiamo per garantire la protezione dei minori e delle persone vulnerabili. 
Lavoriamo insieme tutti per mantenere i piccoli e i vulnerabili al sicuro di ogni forma di violenza.





venerdì 12 gennaio 2018

SCUOLA E DIRITTI UMANI: LA RESPONSABILITA' DI PROTEGGERE I PIU' DEBOLI

Un progetto nato per promuovere la tutela della popolazione civile in caso di gravi violazioni e sensibilizzare ragazze e ragazzi sull’importanza di un sistema internazionale di protezione
 Sensibilizzare e formare le ragazze e i ragazzi sul tema della tutela dei diritti e delle libertà fondamentali e sull’importanza di stabilire un sistema internazionale di protezione di chi è più debole. È lo scopo del progetto Responsabilità di Proteggere (RtoP), presentato oggi presso la Sala Cinema dell’IISS Cine-TV “R. Rossellini” di Roma dalla Ministra dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Valeria Fedeli, e dal Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Mario Giro.
I principi della “Responsabilità di Proteggere” sono stati elaborati in ambito Nazioni Unite a partire dal 2000 e adottati formalmente dal Vertice Mondiale del 2005, con l’obiettivo di promuovere la tutela della popolazione civile in caso di gravi e persistenti violazioni dei diritti umani e di prevenire tragedie come quelle avvenute nel passato, quali l’Olocausto o i genocidi in Ruanda e nei Balcani. Occorre, infatti, che la comunità internazionale non fallisca mai più nell’agire di fronte a crimini di guerra e contro l’umanità.
Con questa iniziativa MIUR e MAECI intendono promuovere e stimolare tra le ragazze e i ragazzi delle scuole secondarie di II grado competenze relazionali fondate su rispetto delle differenze, cultura della parità e mediazione non violenta dei conflitti. Per questi motivi è stato elaborato un kit di divulgazione e presentazione del progetto RtoP per le scuole secondarie di II grado, trasmesso con una circolare lo scorso 20 dicembre a tutti gli Uffici Scolastici Regionali e reperibile sul sito del Miur www.lascuolanelmondo.it, nella sezione “Giustizia e diritti umani”. Il kit contiene documenti informativi per le e gli insegnanti sulle Nazioni Unite, le istruzioni per il gioco di ruolo di “Zoffrak”, ambientato in un Paese in guerra civile e sull’orlo del genocidio, oltre a un video che introduce il concetto della RtoP e a un modulo di riscontro delle attività.
“Penso che questa esperienza sia particolarmente importante, non solo nel metodo, ma anche nel merito. Attraverso questo gioco di ruolo acquisirete conoscenza e competenza sulle dinamiche dei conflitti”, ha affermato questa mattina la Ministra Valeria Fedeli, rivolgendosi alle studentesse e agli studenti. “Per me è una scelta intelligente usare un metodo didattico per approfondire le proprie conoscenze in merito alle ingiustizie che accadono nel mondo, per far sì che non si ripetano mai più”, ha concluso la Ministra.
Responsabilità di Proteggere vuole essere un intervento educativo efficace per parlare di cittadinanza e promuovere tra le e i giovani la consapevolezza di essere cittadini del mondo, forti della propria identità, ma anche aperti all’altro.

http://www.miur.gov.it/web/guest/-/scuola-e-diritti-umani-fedeli-e-giro-al-lancio-di-responsabilita-di-proteggere


lunedì 21 agosto 2017

IL FORESTIERO CHE BUSSA ALLA PORTA ...... Linee guida per l'accoglienza dei migranti e dei rifugiati

MESSAGGIO DEL SANTO PADRE FRANCESCO
PER LA GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2018

[14 gennaio 2018]
“Accogliere, proteggere, promuovere e integrare
i migranti e i rifugiati”

Cari fratelli e sorelle!
       «Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi; tu l’amerai come te stesso perché anche voi siete stati forestieri in terra d’Egitto. Io sono il Signore, vostro Dio» (Lv 19,34).
          Durante i miei primi anni di pontificato ho ripetutamente espresso speciale preoccupazione per la triste situazione di tanti migranti e rifugiati che fuggono dalle guerre, dalle persecuzioni, dai disastri naturali e dalla povertà. Si tratta indubbiamente di un “segno dei tempi” che ho cercato di leggere, invocando la luce dello Spirito Santo sin dalla mia visita a Lampedusa l’8 luglio 2013. Nell’istituire il nuovo Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, ho voluto che una sezione speciale, posta ad tempus sotto la mia diretta guida, esprimesse la sollecitudine della Chiesa verso i migranti, gli sfollati, i rifugiati e le vittime della tratta.
          Ogni forestiero che bussa alla nostra porta è un’occasione di incontro con Gesù Cristo, il quale si identifica con lo straniero accolto o rifiutato di ogni epoca (cfr Mt 25,35.43). Il Signore affida all’amore materno della Chiesa ogni essere umano costretto a lasciare la propria patria alla ricerca di un futuro migliore.[1] Tale sollecitudine deve esprimersi concretamente in ogni tappa dell’esperienza migratoria: dalla partenza al viaggio, dall’arrivo al ritorno. E’ una grande responsabilità che la Chiesa intende condividere con tutti i credenti e gli uomini e le donne di buona volontà, i quali sono chiamati a rispondere alle numerose sfide poste dalle migrazioni contemporanee con generosità, alacrità, saggezza e lungimiranza, ciascuno secondo le proprie possibilità.
      Al riguardo, desidero riaffermare che «la nostra comune risposta si potrebbe articolare attorno a quattro verbi fondati sui principi della dottrina della Chiesa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare».[2]
Considerando lo scenario attuale, accogliere significa innanzitutto ....


sabato 22 aprile 2017

GIORNATA MONDIALE PER LA TERRA. Papa Francesco: "Abbiamo bisogno di una solidarietà universale!"

L’Earth Day (Giornata della Terra) è la più grande manifestazione ambientale del pianeta, l’unico momento in cui tutti i cittadini del mondo si uniscono per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia. La Giornata della Terra, momento fortemente voluto dal senatore statunitense Gaylord Nelson e promosso ancor prima dal presidente John Fitzgerald Kennedy, coinvolge ogni anno fino a un miliardo di persone in ben 192 paesi del mondo. Le Nazioni Unite celebrano l’Earth Day ogni anno, un mese e due giorni dopo l'equinozio di primavera, il 22 aprile.......

       1. «Laudato si’, mi’ Signore», cantava san Francesco d’Assisi. In questo bel cantico ci ricordava che la nostra casa comune è anche come una sorella, con la quale condividiamo l’esistenza, e come una madre bella che ci accoglie tra le sue braccia: «Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti flori et herba».....
    13. La sfida urgente di proteggere la nostra casa comune comprende la preoccupazione di unire tutta la famiglia umana nella ricerca di uno sviluppo sostenibile e integrale, poiché sappiamo che le cose possono cambiare. Il Creatore non ci abbandona, non fa mai marcia indietro nel suo progetto di amore, non si pente di averci creato.      L’umanità ha ancora la capacità di collaborare per costruire la nostra casa comune. Desidero esprimere riconoscenza, incoraggiare e ringraziare tutti coloro che, nei più svariati settori dell’attività umana, stanno lavorando per garantire la protezione della casa che condividiamo. Meritano una gratitudine speciale quanti lottano con vigore per risolvere le drammatiche conseguenze del degrado ambientale nella vita dei più poveri del mondo. I giovani esigono da noi un cambiamento. Essi si domandano com’è possibile che si pretenda di costruire un futuro migliore senza pensare alla crisi ambientale e alle sofferenze degli esclusi.......
      14. Rivolgo un invito urgente a rinnovare il dialogo sul modo in cui stiamo costruendo il futuro del pianeta. Abbiamo bisogno di un confronto che ci unisca tutti, perché la sfida ambientale che viviamo, e le sue radici umane, ci riguardano e ci toccano tutti. Il movimento ecologico mondiale ha già percorso un lungo e ricco cammino, e ha dato vita a numerose aggregazioni di cittadini che hanno favorito una presa di coscienza. Purtroppo, molti sforzi per cercare soluzioni concrete alla crisi ambientale sono spesso frustrati non solo dal rifiuto dei potenti, ma anche dal disinteresse degli altri. Gli atteggiamenti che ostacolano le vie di soluzione, anche fra i credenti, vanno dalla negazione del problema all’indifferenza, alla rassegnazione comoda, o alla fiducia cieca nelle soluzioni tecniche.       Abbiamo bisogno di nuova solidarietà universale. Come hanno detto i Vescovi del Sudafrica, «i talenti e il coinvolgimento di tutti sono necessari per riparare il danno causato dagli umani sulla creazione di Dio».[22] 
     Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione, ognuno con la propria cultura ed esperienza, le proprie iniziative e capacità. ......
Papa Francesco