dei bambini
che noi proteggiamo oggi
Il
Papa ricorda con un tweet la Giornata mondiale contro lo sfruttamento del
lavoro minorile. Sono decine di milioni i piccoli, molti dei quali in Africa,
costretti a lavorare spesso in condizioni miserevoli, senza tutela per la
salute e privati di istruzione. Una situazione aggravata dalla pandemia, spiega
suor Rumita Borja delle Figlie di Maria Ausiliatrice e che riguarda anche Paesi
ricchi come l'Italia
- Michele
Raviart - Città del Vaticano
"I
bambini sono il futuro della famiglia umana: a tutti noi spetta il compito di
favorirne la crescita, la salute e la serenità”. Con questo tweet sul suo
account @Pontifex, Papa Francesco ha ricordato la giornata internazionale
contro il lavoro minorile che si celebra oggi in tutto il mondo. In
quello che le Nazioni Unite hanno stabilito essere l’anno dedicato a combattere
questo fenomeno, il 2021, sono infatti 160 milioni i minori che passano le loro
giornate lavorando invece di andare a scuola e vivere la loro infanzia con
gioia.
Gli
appelli di Francesco
"Tanta
gente invece di farli giocare li fa schiavi: è una piaga questa. Una fanciullezza
serena permette ai bambini di guardare con fiducia verso la vita e
il domani. Guai a chi soffoca in loro lo slancio gioioso della
speranza", aveva detto il Papa già nel
2013, durante il suo primo anno di Pontificato. “Faccio appello alle
istituzioni affinché pongano in essere ogni sforzo per proteggere i minori,
colmando le lacune economiche e sociali che stanno alla base della dinamica
distorta nella quale essi sono purtroppo coinvolti”, aveva ribadito a ridosso
della giornata contro il lavoro minorile dello scorso anno.
Il
valore di una società si misura da come si trattano i bambini
“Noi
crediamo che i bambini non sono solo il futuro, ma sono il presente, perché il
modo con cui ci poniamo di fronte a queste persone ci manifesta già che tipo di
società siamo, che tipo di adulti siamo”, spiega a Vatican News suor
Rumita Borja, consigliera generale della pastorale giovanile dell’istituto
missionario delle figlie di Maria Ausiliatrice. Certamente Il lavoro, aggiunge,
“è espressione della persona e deve essere presente nella formazione, però
quando diventa sfruttamento, ed è il caso del lavoro minorile, va al di là
delle forze e delle capacità delle persone. E questo impedisce altri diritti
dei bambini, come quello all’istruzione, al gioco. Noi crediamo che è molto
importante favorire lo sviluppo armonico della persona quindi ci deve essere
anche posto per attività come il gioco, la danza, la musica e il teatro”.
“Quando c’è lo sfruttamento minorile”, spiega, “queste cose non hanno più
spazio perché tutto il tempo è impiegato a produrre, perché il lavoro minorile
è solo finalizzato al produrre. Non è la crescita del bambino o della bambina,
ma dell’economia”.
Peggioramento
in pandemia
Con
le conseguenze economiche e sociali della pandemia di coronavirus, il numero di
bambini costretto a lavorare è aumentato per la prima volta in vent’anni.
L’invito del Pontefice rivolto ai Paesi del mondo nel videomessaggio per la
75.ma Assemblea generale delle Nazioni Unite lo scorso 25 settembre è stato
quello di non “ignorare le conseguenze devastanti della crisi del Covid-19 sui bambini”,
che in milioni “non possono tornare a scuola. Una situazione, che “in molte
parti del mondo” minaccia un incremento del lavoro minorile, lo sfruttamento,
gli abusi e la malnutrizione”.
Aiutare
le famiglie per aiutare i bambini
Abbiamo
verificato questa tendenza nelle zone del mondo in cui operiamo, spiega ancora
suor Rumita, “soprattutto perché molti bambini hanno perso il lavoro e nelle
varie parti dove siamo presenti i bambini sentono anche il dovere di essere
aiuto alla loro famiglia” e “la nostra risposta è aiutare queste famiglie a far
fronte a questa realtà”. “Forse non riusciamo a togliere i bambini dai luoghi
di lavoro, ma noi offriamo altre possibilità per loro”, cercando di ascoltare i
loro bisogni o i loro disagi, dando supporto tecnico per frequentare le lezioni
online e dare continuità al diritto all’istruzione, ma anche aiutando le
famiglie con beni di prima necessità.
Dramma
delle zone povere ma non solo
Secondo
i dati forniti dall’Ispi, l’Istituto per gli studi di politica internazionale,
la maggior parte dei minori tra i 5 e 17 anni coinvolti nel lavoro minorile,
oltre 86 milioni, si trova in Africa subsahariana, che è anche il luogo in cui
sono sfruttati di più i bambini sotto gli undici anni. In Asia il lavoro
minorile riguarda oltre 50 milioni di bambini, in particolare nel sudest
asiatico. Colpisce che anche nelle zone più ricche del pianeta, Europa e Nord
America, i minori che lavorano sono quasi 4 milioni.
La
situazione in Italia
“Anche
in Italia il problema del lavoro minorile è molto sentito e manca una
rilevazione aggiornata”, spiega invece Antonella Inverno,
responsabile delle politiche dell’infanzia e dell’adolescenza per Save The
Children, che lega strettamente questo fenomeno a quello della dispersione
scolastica, che si è accentuato durante la pandemia. “Abbiamo un allarme dai
territori molto forte, le procure dei tribunali per i minori come anche gli
uffici scolastici regionali hanno denunciato la scomparsa di molti studenti e
studentesse dalle scuole”. “In un sondaggio di Save The Children e Ipsos del
dicembre 2020”, sottolinea ancora Inverno,”è emerso che quasi un ragazzo su
dieci ha risposto che o stava abbandonando la scuola per andare a lavorare a
causa delle difficoltà economiche che la famiglia stava affrontando o che non
avrebbe seguito gli studi verso l’università per andare a lavorare sempre a
causa delle difficoltà poste dalla crisi”. A riguardo è intervenuto anche
il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, che ha sottolineato come
anche il Paese “non sia esente dal fenomeno del lavoro infantile, incluso lo
sfruttamento da parte della malavita organizzata”, in una situazione “che
compromette il futuro di nostri giovani e dell’intera società”. Per questo, ha
ribadito, occorre uno sforzo corale di tutta la società e delle sue
istituzioni”.
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