Fede,
speranza e carità non sono separate né in una rigida successione, ma si
incrociano e sostengono l’un l’altra nel corso di tutta la nostra vita.
-
di Enzo Bianchi
Abbiamo
cercato di comprendere almeno un poco come fede, speranza e carità, le tre
virtù o forze che vengono da Dio e sono dette “teologali”, siano essenziali nel
cammino di vita cristiana. Sarebbe però un errore dovuto a scarsa esperienza e
a superficialità nella lettura della propria esperienza spirituale fare una
rigida separazione tra di loro o vederle in successione come se ognuna
generasse la successiva. In realtà nella nostra vita umana che procede, come
diceva Gregorio di Nissa, “di inizio in inizio per inizi senza fine”, e anche
per regressioni e cadute, le tre virtù si incrociano sovente e l’una sostiene
l’altra. Non ha nessun senso scrivere che al prete è più necessaria la speranza
della fede... questa è un’idiozia. Santa Teresina sul letto di morte confessava
alla priora: “Madre, non credo più!”, e nello stesso tempo esclamava: “Mio
Gesù, come vi amo!”. In quella morte era l’amore che suppliva alla distanza
dalla fede!
Pensando
a noi e alla nostra esperienza posso dire che non è vero che diventando vecchi
la fede si rafforza: quasi sempre si fa più dubbiosa anche se si conserva fino
alla fine, ma l’amore per il Signore diventa ardente, desiderio di raggiungerlo
per essere con lui per sempre. La speranza spera al di là della morte e più si
avvicina alla morte più può crescere, ma questa crescita è il lavoro
dell’ostetrica che prepara e aiuta ciò che verrà! Per questo resta fondamentale
nella vita umana l’attesa della venuta del Signore: “Egli viene! Egli è alle
porte!”. Il cristiano non solo lo crede ma lo invoca e lo annuncia agli altri
perché questa è Buona notizia, Evangelo! È dare speranza, è un grande atto di
carità!
Famiglia Cristiana
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