Due facce
della stessa medaglia
- di Federica Berton*
Le
continue minacce all’equilibrio dell’ecosistema terrestre dovute a una brusca
accelerazione della crescita tecnologica e economica hanno portato a riflettere
sul fatto che l’uomo sembra aver perso uno stile di vita in stretta connessione
con la natura. Per questo motivo occorre un’educazione ambientale capace di far
assumere (non solo alle nuove generazioni) una diversa concezione dell’ambiente
e dell’interazione in e con esso, richiamando alla responsabilità, che deve
essere educata con il coinvolgimento di tutti.
L’educazione ambientale è un processo di riconoscimento dei valori, del rispetto nei confronti dell’alterità, siano essi piante, animali o persone, è un “sentimento della vita” capace di cogliere l’altro, di vederlo, di ascoltarlo, senza perdere di vista né l’io né il tu. Sentire la vita si specifica nella cooperazione e nella solidarietà tra i popoli, nell’impegno di affinare la sensibilità verso l’ambiente naturale. L’educazione ambientale non è “semplicemente” un curricolo da inserire nelle attività scolastiche, anche se sarebbe già un grande passo, ma è soprattutto una lezione di vita, sia fisica che spirituale, è un’occasione di cambiamento dei comportamenti verso la collettività.
La
consapevolezza che nel nostro passato esisteva qualcuno che ci ha lasciato in
eredità il suolo su cui poggiamo i piedi, su cui coltiviamo il nostro cibo,
muove sentimenti di riconoscenza e responsabilità verso il futuro. Il senso di
responsabilità non deve mai venire meno, per aver voglia di sentirsi parte di
un tutto uniti nella fratellanza di condividere un mondo.
Il
rispetto per l’ambiente dovrebbe essere stimato come un valore connesso con
l’idea di formazione: questa visione anticipa il pensiero di salvaguardia e
degrado e vuole suggerire di condurre a elaborare forme di fraternità “per essere nel
mondo” e modelli di crescita ben diversi da quelli oggi dominanti nei confronti
del pianeta. Considerare l’ambiente correlato con lo sviluppo umano e con i
principi etici dell’agire in maniera prudente rappresenta una condizione
imprescindibile per considerarci ospiti di questa Terra.
Attraverso
i temi dell’educazione ambientale, alla sostenibilità e alla cittadinanza
globale, è possibile stimolare nelle giovani generazioni la consapevolezza di
esser parte di una comunità locale e globale. Nel 1762, J.J. Rousseau scriveva
nel suo trattato, l’Emilio, l’importanza per il bambino di vivere secondo
natura, ovvero di ricevere un’educazione naturale. Il giovane Emilio viene
allontanato dalla città per trascorrere l’infanzia in campagna, a stretto
contatto con l’ambiente naturale, e con un’educazione improntata sui bisogni
più profondi ed essenziali del bambino e sul rispetto dei suoi ritmi di
crescita.
Il
bambino di Rousseau, quindi, vive con ritmi lenti apprendendo facendo
esperienza di ciò che vede, tocca e sente. Per il padre fondatore della
pedagogia contemporanea è imprescindibile il concetto secondo il quale
l’apprendimento passa attraverso il fare concreto ma, osando attualizzare il
pensiero ai giorni d’oggi, come peraltro faranno altri studiosi della
materia, il contatto con la natura muove sentimenti legati al
rispetto, sensibilità e giudizio. Ecco allora che, se è vero che l’uomo per sua
stessa natura è anche un essere sociale, sentimenti quali rispetto e
sensibilità appaiono indispensabili per vivere nella collettività.
La
cooperazione tra i popoli, il rispetto per l’altro, la collaborazione e uno
stile di vita rispettoso accompagnano l’essere umano a un approccio civile,
responsabile e di reciprocità nei confronti del pianeta. Vivere secondo natura,
considerando la complessità globale con un’attenzione ai principi della
sostenibilità ecologica, sociale ed economica diventano oggetto di
riflessione interdisciplinare in un’ottica di dialogo interculturale, alla
solidarietà, alla pace e alla legalità. In un mondo che corre sempre più veloce
dove l’uomo si spinge verso la conquista di nuovi spazi terrestri, dove la
tecnologia sostituisce sempre più la nostra mano, urge posizionare e mantenere
al centro del pensiero collettivo l’educazione ambientale e ristabilire con il
mondo quella naturale e fisiologica connessione che ci permette di essere umani
capaci di accoglienza, responsabilità e rispetto.
Occorre in poche parole “stare” perché, come diceva Rousseau, la regola di ogni buona educazione non è guadagnare tempo, ma perderne.
*Coordinatrice Casa Adriana
Foto tratta dalla mostra “Nei miei occhi“.
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