occorre fidarsi
della promessa di Dio.
Commento al Vangelo nella
XXXIII domenica del Tempo ordinario - Anno C
di Padre Gianpiero Tavolaro, Comunità Monastica di Ruviano
Mal 3,3-19-20a; Sal 97; 2Ts 3,7-12; Lc 21,5-19
Quando l’evangelista Luca
compone la sua opera si mostra molto attento a cogliere la vita della comunità
dei credenti in Cristo all’interno del ben più vasto orizzonte della storia.
Diversi sono gli eventi ai quali, in modo più o meno esplicito, egli fa riferimento:
il Tempio di Gerusalemme è stato distrutto (e questo è un segno
potente della novità che è Cristo e del “salto” che egli realizza rispetto alla
prima economia della salvezza); la vita della Chiesa è fiorente, ma esposta a
delle minacce; il sangue dei primi testimoni è stato versato (come, in Atti,
attestano le morti violente di Stefano e di Giacomo). È dentro questo quadro di
riferimento che si inserisce il discorso che Gesù fa, al capitolo 21,
sollecitato dall’ammirazione di alcuni per la grandiosità del Tempio e per le
sue bellezze: alla cosiddetta piccola apocalisse del capitolo 17 (riguardante
il “destino” personale), segue ora la grande apocalisse (riguardante il corso
della storia tutta). Si tratta di una rivelazione che riguarda
le ultime cose: non tanto la fine della storia, quanto piuttosto il suo
fine.
Di fronte alle paure, alle derive e ai possibili inganni degli uomini sull’attraversamento della storia, Gesù afferma, in modo inequivocabile, che la storia ha un senso, cioè una direzione, per cogliere la quale, senza indulgere a facili e banali allarmismi, occorrono la fedeltà e la perseveranza, attraverso cui si manifesta la disponibilità ad attraversare la storia fidandosi della promessa stessa di Dio. Per quanto difficile e segnato da contraddizioni interne ed esterne, il camminare della Chiesa nella storia richiede che tutto vada assunto con verità, ma anche nella lucida consapevolezza che tutto è “relativo” a un più grande progetto di Dio, non perché “le cose di quaggiù” non abbiano valore, ma perché, al contrario, in Dio può acquisire senso anche ciò che può sembrare non averne: solo così è possibile sottrarsi al rischio di vivere in un’illusione che anestetizza i credenti, facendoli vivere “fuori” dalla storia, o in una delusione che, producendo smarrimento, li trasforma in uomini disperati, prigionieri dei non-sensi dell’oggi.
l cammino del credente, secondo Luca, è esposto al
rischio di trappole che il mondo tende e in cui si può cadere e Gesù ne
individua tre attraverso cui il male cerca di aggredire chi crede. La prima
trappola è costituita dalla menzogna e dall’inganno, che pretendono perfino di
indossare le maschere del volto di Dio. Gesù che, fin dal principio
dell’evangelo, ha chiamato alla sequela (cf. Lc 5,11.27; 9,59; 14,27), qui
mette in guardia dalle sequele sbagliate, che portano morte. Tremendo, a tale
proposito, è l’uso del suo nome: il credente può essere intrappolato perfino da
chi si serve del nome di Cristo, invece di farsene servo. Per questo, più
avanti, sempre in questa grande apocalisse, Gesù presenta la sua Chiesa come
fatta da coloro che saranno perseguitati «a causa del mio nome».
La seconda trappola che
il mondo tende nella storia alla comunità dei credenti è la persecuzione,
quella stessa cui è stato sottoposto il Maestro. Se la Chiesa pronunzierà
parole di mondano “buon senso”, essa avrà l’applauso dei sapienti secondo il
mondo e non patirà persecuzione; se, al contrario, annuncerà con forza e parresía la
parola scomoda del Vangelo («la parola della croce», 1Cor 1,18), allora patirà
persecuzione e accanimento. Nella persecuzione, però, in maniera paradossale,
sperimenterà la potenza della presenza del Signore, che è fedele compagno di
viaggio nel cammino della Chiesa nella storia. La terza trappola che il mondo
tende alla Chiesa è quella della divisione, che penetra nelle relazioni più
sacre che l’uomo può vivere: «Sarete traditi perfino dai genitori, dai
fratelli, dai parenti e dagli amici». L’odio del mondo per le vie che lo
contraddicono può arrivare fino a questo punto, dal momento che il mondo non
tollera chi gli si oppone, in qualunque modo.
Di fronte a tutto questo
occorre perseverare, essere pazienti: questa è stata la via percorsa da Gesù di
fronte al rifiuto del mondo e questa è la via che egli propone ai suoi. La
storia sarà salvata e custodita da un piccolo resto, capace di resistere agli
inganni, alle divisioni, alle persecuzioni: un piccolo resto capace di pagare
di persona. Questa è parola di speranza e di consolazione, che dà ai passi dei
credenti la forza e il coraggio di attraversare la storia senza fuggirla, ma
vivendola portando in essa la bellezza del Vangelo.
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