UN SOFFIO
di AMORE
e di SPERANZA
"Veni creator
Spiritus, vieni Spirito Creatore, visita le anime dei tuoi fedeli, riempi i
cuori dei tuoi fedeli con la grazia che proviene dall'alto".
-
Vincent Dollmann, Arcivescovo di Cambrai*
Questa preghiera di
invocazione allo Spirito Santo, conosciuta fin dal IX secolo, viene cantata in
occasione della festa di Pentecoste. Attesta che lo Spirito Santo è una Persona
divina in cui siamo chiamati a credere e che possiamo pregare. Ci dispone ad
accoglierlo e a vivere secondo i suoi doni.
Così, l'esperienza
degli apostoli nella Pentecoste è anche la nostra. Lo Spirito Santo ci è stato
dato al momento del Battesimo, come un fuoco, per introdurci alla vita eterna,
una vita d'amore che non può essere spenta. Ci viene donata in modo nuovo, come
un soffio, al momento della Cresima, per guidarci lungo il cammino della
testimonianza.
Per vivere con questo
respiro di amore e di speranza, possiamo contare sui doni che lo Spirito Santo
sviluppa in ciascuno di noi. Nella Prima Lettera ai Corinzi, San Paolo afferma:
"Vi sono varietà di doni spirituali, ma si tratta dello stesso Spirito;
vi sono varietà di ministeri, ma si tratta dello stesso Signore; vi sono
varietà di operazioni, ma si tratta dello stesso Dio che opera ogni cosa in
tutti gli uomini" (1 Cor 12,4-6).
Per San Paolo, Dio
riempie ogni membro della sua Chiesa dei doni più diversi attraverso l'azione
concreta dello Spirito Santo. Egli indica i criteri per questo:
- Egli parla
innanzitutto di una diversità di doni spirituali (carismata in greco). Una
parola che dovrebbe essere tradotta come dono gratuito di Dio, dono di Dio.
- L'apostolo prosegue
indicando una diversità di ministeri (diaconia in greco). Ma piuttosto che
parlare di "ministeri", sarebbe più corretto parlare di
"servizi". Paolo usa questo termine sia per indicare la raccolta di
denaro (Rm 15,25) sia una missione ecclesiale (Rm 11,13). San Paolo vuole
sottolineare che ogni dono di Dio è al servizio della comunità; noi oggi
diremmo al servizio del bene comune.
- Infine, l'apostolo
parla di una diversità di operazioni (energèmata in greco). Questo
termine evoca la forza che proviene da Dio e designa quindi gli atti in cui si
manifesta la potenza divina.
Attraverso questi tre
termini, dono, servizio e modalità di azione, si esprimono le caratteristiche
del dono di Dio nella Chiesa: è grazioso, una pura grazia senza meriti da parte
dell'uomo; è ordinato alla comunità, non può che arricchire e sviluppare la
vita ecclesiale e, più in generale, la vita sociale; infine, è fecondo, porta
frutti di carità.
Indicando i criteri
per discernere i doni dello Spirito, San Paolo vuole renderci più consapevoli
della nostra responsabilità nell'impiegare i doni ricevuti da Dio. Possiamo
chiederlo alla Vergine Maria. Mentre preghiamo il rosario, riprendiamo il
titolo con cui Dio l'ha salutata: "Piena di grazia". Può essere
tradotto come: "voi che eravate e siete oggetto dei doni di Dio".
Questo titolo è come un nome nuovo che Dio ha dato a Maria; noi lo abbiamo
ricevuto a nostra volta nel battesimo, che ci ha resi cristiani e partecipi dei
doni di Dio. La Vergine Maria ci conservi l'umiltà di chiederli e il coraggio
di viverli, affinché il Regno di Dio, il Regno della giustizia e della pace, si
stabilisca nel nostro mondo.
"Vieni,
Spirito Creatore [...] infiammaci con la tua luce, riempi i nostri cuori con il
tuo amore”.
*Assistente
Ecclesiastico UMEC-WUCT
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